Lettera aperta degli educatori delle cooperative sociali alle scuole

da Educatori e operatori del sociale di Parma e provincia
 
 
La situazione attuale ha costretto, a ragion veduta, alla chiusura delle scuole, provocando una serie di disagi sia alle famiglie che agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Ma c’è una categoria di lavoratori, che pur lavorando nelle scuole, non viene presa in considerazione, o quasi, ed è la categoria degli educatori.
Lavoriamo al vostro fianco da sempre, e stiamo cercando, come categoria di capire come possiamo continuare questo rapporto, sia con voi che con i ragazzi e bambini che seguiamo, al meglio delle nostre possibilità.
Questa situazione ci vede in grossa difficoltà: pur svolgendo un lavoro di funzione pubblica, e quindi in tutto e per tutto assimilabile ad un lavoro pubblico vero e proprio, la maggior parte di noi è in regime di FIS, un ammortizzatore sociale che paghiamo (in parte) noi direttamente, tramite la nostra busta paga. Tale ammortizzatore è restituito ai lavoratori dall’INPS, ma siccome le tempistiche dell’INPS sono lunghe, le cooperative hanno deciso di anticiparlo. Purtroppo però alcune cooperative, pur avendo firmato un accordo regionale che prevede l’anticipo del FIS, hanno deciso di non tenere fede a quanto firmato con la regione. Una di queste è la cooperativa Aldia che opera nel servizio di integrazione scolastica del comune di Parma col risultato che alcuni colleghi si sono visti una busta paga NEGATIVA per il mese di marzo. I colleghi devono restituire dei soldi al datore di lavoro. Pur essendo queste cifre contenute, troviamo tutto ciò assolutamente assurdo e inaccettabile. La stessa ha deciso poi di procedere all’erogazione di un prestito pari al 50% della retribuzione ordinaria (sempre per il mese di marzo) che vedrà successive trattenute mensili come modalità di recupero alla ripresa dell’attività lavorativa. L’altra cooperativa che opera nello stesso servizio, la cooperativa Ancora, ha deliberato anch’essa un finanziamento per i suoi soci lavoratori di cui però non sono ancora chiare tutte le condizioni (sappiamo che si tratterà di 5,50 euro l’ora netti per i soci per ogni ora contrattuale di sospensione, 4 euro per i lavoratori dipendenti non soci). A queste notizie restiamo senza parole.

D’altra parte il comune di Parma ha stabilito che gli educatori possono lavorare massimo per il 50% del monte ore settimanale, metà dello stipendio, se va bene, (per rendere l’idea, con un contratto da 30 ore settimanali si percepisce uno stipendio di circa 1000 euro mensili, già di per sé molto basso, ammesso che si riesca a fare il 50% del monte ore perché non tutte le situazioni lo consentiranno, lo stipendio diventerebbe di 500 euro circa). In alcune scuole della città, i presidi, una volta appurata questa situazione, si sono dichiarati solidali con gli educatori e si sono rifiutati di sottostare a queste condizioni, talvolta interrompendo le riunioni di programmazione.

Alcuni comuni della Provincia, invece, riconoscono il monte ore totale agli educatori, ma vengono pagati solo per le ore effettivamente svolte, come un discount del sociale che abbiamo denunciato più volte, altri ancora riconoscono un’ora alla settimana per ogni bambino o ragazzo seguito, cosa quest’ultima davvero mortificante, come una specie di elemosina per il lavoratore.
E non mancano anche realtà in cui all’educatore non viene riconosciuto nulla. In ogni caso tutto ciò comporta una disparità di trattamenti per gli educatori che dipende dai territori, dalle cooperative, ed alle volte dalle singole scuole. Tutto questo nonostante nel decreto Cura Italia sia presente un articolo, il 48, che dá ai comuni la possibilità di pagare i servizi già a bilancio anche se non possono essere svolti a causa del virus. Ma che il Comune ha già rifiutato di recepire.

Nonostante tutto questo noi, come categoria, siamo consapevoli che le famiglie dei ragazzi e bambini che seguiamo sono in particolare difficoltà e per questo ci rendiamo disponibili a lavorare in telelavoro (in realtà molti di noi non hanno mai smesso di contattarli) ma dobbiamo avere le condizioni per farlo al meglio.
Chiediamo che ci venga pagato il pieno stipendio, come avviene per gli insegnanti, che oltre alle ore frontali vengano riconosciute quelle necessarie per la rimodulazione del nostro servizio, che non ci siano disparità fra colleghi che operano in scuole, territori e cooperative diverse, che ci sia data la possibilità, laddove possibile, di creare un progetto apposito di lavoro a distanza per i ragazzi che conosciamo e che seguiamo da tempo, per avere il pieno riconoscimento della nostra dignità di lavoratori e per le professionalità che da sempre mettiamo in campo! Per non dover elemosinare ore e stipendio a nessuno.

Vi chiediamo pertanto comprensione e supporto in queste nostre rivendicazioni per una maggior uguaglianza tra i nostri ragazzi, perché per ognuno di loro si possa costruire un pensiero condiviso e perché possano godere del diritto alla piena integrazione con l’attuazione da parte degli enti di tutti gli strumenti necessari che fino ad ora non gli sono stati riconosciuti (se non al 50%…quando va bene… ).
Nel concreto, potete aiutarci a denunciare pubblicamente la nostra situazione, parlandone con le famiglie, con la stampa, con la popolazione in generale. Voi presidi potete rifiutarvi di collaborare allo sfruttamento di lavoratori che sono già vessati in condizioni di normalità e che, con la crisi del virus, vedono aggravare la loro situazione. Potete chiedere al Comune che ci venga riconosciuto il monte ore totale, a prescindere dalle ore svolte.
Con un grande desiderio di esserci e di tornare presto a far parte dell’equipe delle nostre scuole vi salutiamo con affetto sicuri di avervi dalla nostra parte poiché sempre dalla parte dei nostri ragazzi.