Due iniziative antifasciste per la giornata del 10 febbraio

Comunicati di Comitato antifascista e per la memoria storica, Per l’unità nell’antifascismo e Gruppo anarchico Antonio Cieri e Usi Parma

Per domani, 10 febbraio, sono in programma due iniziative antifasciste. La prima, al mattino, alle ore 10:30, al Cinema Astra di piazzale Volta, si svolgerà l’assemblea Foibe e fascismo, organizzata dal Comitato antifascista e per la memoria storica e da Anpi e Anppia di Parma. La seconda, al pomeriggio, alle 15:30, quando da piazzale Barbieri, prenderà avvio una manifestazione per le strade del quartiere Molinetto, intitolata La storia non si riscrive. No al fascismo, sì all’accoglienza!.Pubblichiamo i comunicati che convocano le due iniziative e l’adesione del Gruppo anarchico Cieri e Usi Parma.

Comunicato del Comitato antifascista e per la memoria storica

Il primo razzismo di Mussolini, prima ancora delle leggi razziali del 1938 contro gli ebrei, fu quello contro i popoli slavi. Disse Mussolini nel 1920 a Pola: «Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone». Nell’aprile del 1941 l’esercito italiano del re e di Mussolini aggredì e invase la Jugoslavia, che nulla aveva fatto contro l’Italia. L’Italia fascista si annesse direttamente alcuni territori (come Lubiana e parte della Slovenia), altri tenne sotto controllo, in condizioni di occupazione particolarmente dure e crudeli non meno di quelle naziste.

Distruzione di interi villaggi sloveni e croati dati alle fiamme, massacro di decine di migliaia di civili, prigionia e campi di concentramento in Jugoslavia e in Italia. E questo dopo aver attuato, il fascismo, nel corso del ventennio, nelle zone del confine nordorientale del Regno d’Italia abitate anche da sloveni e croati, la chiusura delle scuole slovene e croate, il cambiamento della lingua e dei nomi, l’italianizzazione forzata. Successivamente alle azioni delle squadracce fasciste contro centri culturali, sedi sindacali, cooperative agricole, giornali operai, politici e cittadini di “razza slava”.

Una violenza dunque, quella fascista, precedente, sistematica e pianificata, di proporzioni assolutamente più grandi – 700 e oltre sono stati i criminali di guerra italiani in Jugoslavia, a cominciare dai generali Roatta e Robotti, secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, nessuno dei quali è stato mai condannato né estradato e consegnato alle autorità jugoslave – rispetto a quella jugoslava per i morti delle foibe nel settembre/ottobre ’43 e nel maggio ’45.

Le foibe, alle quali aveva già pensato il fascismo col ministro Cobolli Gigli che aveva scritto: «La musa istriana ha chiamato foiba il degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell’Istria», sono cavità naturali profonde presenti nelle zone carsiche del confine nordorientale, utilizzate da sempre dagli abitanti per disfarsi di oggetti e cose varie, per far sparire carcasse di animali e anche uomini stessi vittime di tragedie private.

In Italia nel 2004 la legge 92 «Istituzione del giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati» ha fatto del 10 febbraio di ogni anno un giorno di solennità civile nazionale, atto innanzitutto a celebrare i morti delle foibe del settembre/ottobre ’43 e del maggio ’45 per mano dei partigiani jugoslavi. Ma quanti sono e chi sono i morti delle foibe che in oltre dieci anni di applicazione della legge hanno ufficialmente ricevuto (loro famigliari) riconoscimenti e medaglie della Repubblica italiana? Ad oggi, gennaio 2019, risultano essere 354, in gran parte appartenenti a formazioni armate dell’Italia fascista e personale politico fascista, in minima parte scomparsi nelle foibe vere e proprie.

Numeri e identità ben diversi dalle migliaia, decine di migliaia, di infoibati innocenti di cui parlano i promotori della legge 92/2004! Infondata è la tesi che vi sia stato nei confronti dell’Italia e degli italiani un «disegno annessionistico slavo» che «assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica» come disse il Presidente Napolitano il 10 febbraio 2007. Semmai c’è stato con la legge 92/2004 il tentativo politico di criminalizzare la Resistenza, innanzitutto la jugoslava, e di riaffermare il fascismo. Il fascismo che intraprese la guerra, che è stato il vero aggressore e feroce occupante di Jugoslavia e Balcani, razzista e imperialista. Un tentativo politico di rovesciamento della realtà storica. Eclatante il caso del parmense Paride Mori fascista repubblichino volontario al confine nordorientale col grado di capitano del Battaglione bersaglieri “Mussolini”, ucciso nel ’44 con armi da fuoco dai partigiani jugoslavi al quale (suoi figli) il 10 febbraio 2015 le massime autorità della Repubblica hanno dato la medaglia da vittima delle foibe. Medaglia che è stata poi revocata in seguito alle forti proteste antifasciste.

Per questo avanziamo alcune concrete proposte: 1. Nessun riconoscimento e medaglia della Repubblica italiana nata dalla Resistenza a fascisti “vittime delle foibe”; 2. Revoca dei riconoscimenti e medaglie di questo tipo dati dal 2005 ad oggi; 3. Onore ai soldati italiani partigiani morti a migliaia combattendo in Jugoslavia dopo l’8 settembre ’43 contro il nazifascismo a fianco della Resistenza Jugoslava; 4. Cancellazione dalla toponomastica stradale di Parma di “via martiri delle foibe”, nome fuorilegge stante che “martiri delle foibe” non si trova mai scritto nemmeno nella legge 92/2004; 5. Ricordo degli 800 e oltre antifascisti slavi sloveni e croati deportati e detenuti negli anni ’42,’43 nel carcere di S. Francesco di Parma; 6. Riattivazione del gemellaggio esistente dai primi anni ’60 di Parma con Lubiana, che dal fascismo fu ferocemente occupata, e sostituzione del “Giorno del ricordo delle vittime delle foibe” col “Giorno della pace e dell’amicizia fra il popolo italiano e i popoli della ex Jugoslavia”.

Comunicato di comitato Per l’unità nell’antifascismo

Un clima che il ministro degli Interni Matteo Salvini ha reso rovente, nostro malgrado. Le sue farneticanti dichiarazioni hanno reso Parma nuovamente protagonista della scena antifascista nazionale, questa volta sul tema delle foibe.

“Per l’unità nell’antifascismo” è il nome sotto il quale si coordinano numerose realtà antifasciste di Parma, riunitesi in assemblea nelle scorse settimane per dare una risposta alla campagna mediatica orchestrata dall’estrema destra volta a piegare, riscrivere e strumentalizzare per fini politici la storia.

La nostra volontà, ve lo preannunciamo, è quella di ridare una connotazione storica a quell’epoca politica tanto insanguinata e violenta, essenzialmente per mano della canaglia fascista. È ora di finirla con una mistificazione aberrante, operata da chi ha, per motivi elettorali e di consenso, bisogno di mentire e criminalizzare.

Non possiamo guardare al passato e restare silenti di fronte a ciò che accade oggi: ancora in lager sorti appena fuori dal confine italiano. Ancora una volta torture, uccisioni, dominio dell’uomo sull’uomo: la dura sorte di migliaia di donne e di uomini nei campi di concentramento in Libia.

Doppio appuntamento, dunque, per domenica 10 febbraio: al mattino, alle ore 10.30, al Cinema Astra, si svolgerà la 14ª edizione del convegno Foibe e fascismo; al pomeriggio, alle 15:30, ritrovo in piazzale Barbieri, per una manifestazione antifascista della città.

Comunicato del Gruppo anarchico Antonio Cieri e Usi Parma

Il Gruppo anarchico A. Cieri e USI Parma aderiscono alla manifestazione di domenica 10 febbraio, che partirà da p.le Barbieri, contro la “giornata dell’orgoglio fascista” (altro che il pretesto “foibe”…), che ormai da anni, a causa del compromesso anni ’90 tra centrosinistra e destra, fa del revisionismo storico un’arma di distrazione di massa.

Noi che, come dimostrano le nostre continue attività, da sempre denunciamo a testa alta i crimini di qualunque dittatura e quindi nessuno ci può accusare di nulla, non possiamo che dirci preoccupati per lo spazio che i gruppi fascisti stanno prendendo, con le loro menzogne, che confondono vittime e carnefici, strumentalizzando e decontestualizzando la storia e seminando odio.

La ricerca storica seria ha già ampiamente smontato numeri e cause di quanto avvenne nelle terre giuliane e istriane dopo il 1943, così come ha drammaticamente evidenziato le violenze, le stragi e i genocidi dei nazifascisti: questa è l’unica verità.

Repressione ed autoritarismo per noi sono sinonimi di fascismo, e il fascismo lo combatteremo sempre.