di Maria Elena Antinori
A due settimane dall’ultimo, partecipatissimo corteo, Parma scende di nuovo in piazza per la Palestina. A renderlo necessario è la rabbia di fronte al genocidio in atto, che ora coinvolge anche gli ospedali della Striscia, già privati di acqua ed elettricità. Rabbia acuita dalla falsa propaganda dei giornali e dei media, anche nel nostro Paese, dove si confondono volontariamente antisemitismo e resistenza contro un’oppressione che dura da più di settant’anni.
Il corteo, lanciato dalla Comunità palestinese di Parma e partecipato da varie sigle quali Potere al Popolo, Unione degli Universitari, Ecologia Politica, Sinistra Classe Rivoluzione, Partito comunista italiano, Fronte della Gioventù Comunista, ha sfilato da piazzale santa Croce a piazza Garibaldi. Davanti al Carrefour di via D’Azeglio, gli interventi hanno sottolineato l’importanza delle azioni di boicottaggio (promosse in particolare dall’associazione BDS), che possono colpire aziende come Carrefour, Puma, HP e altre che lucrano proprio sullo sfruttamento delle risorse e della forza lavoro palestinese, in accordo col regime israeliano.
Oltre alla richiesta di fermare il genocidio e condannare responsabili e complici, in piazza ci si appella anche al comune di Parma, perché come socio azionario di Iren imponga alla società multiservizi di recedere dall’accordo con la società idrica israeliana Mekorot. Come già denunciato da Potere al Popolo Parma all’inizio dell’anno, quest’accordo formalmente basato su uno scambio di “know-how”, di fatto recepisce dall’azienda israeliana tecnologie utilizzate per favorire l’apartheid, che sottrae ai palestinesi una risorsa che dovrebbe essere pubblica e ad accesso universale come l’acqua, per rivenderla ai coloni israeliani.
È inaccettabile che il comune di Parma sottoscriva, in quanto socio azionario di Iren, un accordo di questo tipo, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti, così come è inaccettabile che patrocini le attività del gruppo Associazione Parma per Israele, che tramite corsi di aggiornamento per insegnanti ed educatori, provvede a diffondere false ideologie e concetti confondendo tra antisemitismo ed antisionismo.
“Free Palestine”, è stato proiettato sui muri circostanti Piazza Garibaldi, insieme al lunghissimo elenco di circa 12000 vittime palestinesi (di cui più che 6000 bambini) che hanno perso la vita finora dal 7 ottobre.
L’auspicio è che queste manifestazioni non siano più necessarie e che i palestinesi possano vivere in pace nel loro territorio, come avrebbero diritto da oltre più di 70 anni.