Turbo Parma. Quello che i numeri non dicono

di Milo Adami

Parma da qualche mese sembra aver messo il turbo con numeri e performance da New Deal, ognuno spinge al massimo per contendersi il primato, la città brilla come un pesciolino d’oro, la classifica del Sole 24 ore lo certifica: Top Ten! Ma cosa nascondono i numeri? Quali rimossi conflitti? Quali irrisolti? Intanto gli eventi incalzano, i numeri della filiera produttiva decollano vertiginosi, ovunque è un turbinio di record celebrato da titoli roboanti:  “oltre 200 eventi in un mese”, “+ di 150 relatori e 40 eventi”, “23 eventi in 69 luoghi diversi”, “+ 26,7% per l’export alimentare”, “+ 45% nella filiera del Parmigiano”, + visitatori e numeri da record per Cibus, salone del Camper, Mercante in Fiera…

A suon di + verrebbe voglia di fare meno, a dilagare sembrerebbe essere la logica estrattiva del numero, del performare, il primeggiare come obiettivo, è il turbocapitalismo dove la quantità vale più del cosa e del come, è il definitivo primato del consumo sulla vita di ognuno di noi, “un ethos che investe tutti i campi dell’attività umana, dal mercato alla politica, dalla comunicazione all’arte, dal lavoro al divertimento”, depositando tutto questo “in una mentalità diffusa, una sorta di cultura di massa che si è fatta mondo” (scriveva il sociologo Massimo Ilardi nel 2019 in Sinistra la crisi di una cultura).

Se invertire la marcia è complesso, porsi domande almeno è un freno. Quali rischi comporta questa corsa al + ? Quale il suo costo energetico, ambientale? Come impatta sugli esseri umani? Per chi opera nel settore industriale probabilmente è l’ansia di chiudere in + ogni bilancio, aumentando il profitto e riducendo i costi. Per chi lavora nella cultura (sempre + precari, senza spazi e appesi all’incognita di finanziamenti a progetto) è l’ansia del fallimento, la lotta per accaparrarsi l’attenzione di un pubblico sempre + stressato e consumato, convinto a suon di eventi Fb e comunicati stampa roboanti a seguire questo o quello, a spostarsi incessantemente (con noncurante impatto ambientale) sprecando tempo/cultura oppure a restare a casa, annichilito dal troppo.

Nella logica dei + i numeri contano e si vendono bene, il successo deve essere immediato e l’immagine della città rinforzata, quel che accade dopo o accadrà in futuro poco importa. Così Cultura (assimilata e confusa con Turismo), stretta in una morsa di produttività e performance, progressivamente perde senso e obiettivi, vacilla in un vuoto dimenticando quanto la sua efficacia si misura in continuità e lentezza. Cultura è capace di determinare dei processi di rimediazione e risignificazione urbana; Cultura internazionalizza il tessuto cittadino (come dimostrano vari esempi a livello nazionale e internazionale), apre la mente, lascia emergere i conflitti sociali dando loro una forma, un’immagine, una voce; Cultura forma un cittadino complesso, sensibile e consapevole del suo ruolo attivo nei processi democratici. Lo abbiamo forse dimenticato? Sicuramente al momento non se ne discute, ma non è su questi ragionamenti che si misura lo stato di salute di una comunità?

Quel che occorre non è quantità ma investire tempo e risorse per costruire spazi sociali, spazi di empatia, palestre sociali e culturali dove lentamente e fedelmente ricostruire un pubblico oggi disperso e confuso nell’iperofferta, spazi guida dove “disimparare per riapprendere”, si diceva alla bellissima presentazione del nuovo libro di Marco Deriu, Rigenerazione. Per una democrazia capace di futuro (Castelvecchi 2022), andata in scena a Parma nello spazio Borgo Santa Brigida 5A lo scorso martedì 6 dicembre, un piccolo e raro spazio di confronto-incontro tra persone di varie generazioni, una comunità dispersa che si è ritrovata per un paio d’ore intorno ad un libro convinta e unita. Basta poco ed è già tanto.

Per ora sembriamo come sopraffatti, ci aggiriamo intontiti tra gli scaffali degli eventi, incapaci di distinguere quel che vale da quel che passa. Finirà? Se proviamo ad allargare il nostro punto di vista ci accorgiamo che esistono dei + che non brillano della stessa luce. Come mai? A Novembre 2022 (Dati Arpae Emilia Romagna) Parma è la seconda Provincia dell’Emilia Romagna con i dati mediamente + alti per concentrazione da PM10 e la sua media annuale è ai livelli di Roma (che ha 2.676.000 abitanti in più, fonte Euromobilty). Forse Parma è tra i Comuni dell’Emilia Romagna (non si hanno dati ufficiali) con il + alto numero di locali commerciali e abitativi sfitti. Non si conosce poi quanto la città sia veramente attrattiva per i + giovani, quanti di loro la scelgono per studiare e avviare nuove imprenditorialità? Sappiamo invece dall’Istat (dati 2021) che a Parma, dopo Piacenza, c’è la + alta concentrazione in Regione di Neet (ragazze e ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano). Seppure il reddito pro-capite lordo risulti mediamente elevato, Parma in Emilia Romagna è inoltre la città dove il reddito è distribuito meno simmetricamente tra i diversi quartieri (Dati 2019 Ministero dell’Economia). Poco infine sappiamo sulla reale condizione dei più poveri, come ha ricordato ad ottobre 2022 su Parma Today, la presidentessa di Caritas Parma, Cecilia Scaffardi:

«La povertà cresce nella famiglia man mano che cresce il numero dei componenti. Siamo preoccupati per lo scenario che si può presentare e per le famiglie. Il tema del lavoro deve essere centrale nelle prossime settimane. Siamo preoccupati anche per la tenuta dei nostri stessi servizi perché anche noi possiamo risentire dei costi energetici. Aumentano le richieste, aumenta lo sforzo e aumentano i costi anche per le nostre strutture».

Forse il Turbo non ci aiuta a ragionare per priorità, non ci aiuta a ridefinire un principio di logicità, non ci aiuta a perseguire dei principi di metodo per recuperare le diseguaglianze e colmare le mancanze. Si preferisce accontentare un poco tutti e nascondere le ombre, è la politica dell’universale che governa da decenni molte città italiane, quella della pacificazione teologica di ogni aporia (M. Ilardi, Le due perfierie. Il territorio e l’immaginario, Derive Approdi 2022), importante è non turbare le illusioni, la città deve risplendere dei suoi + e vendere bene i suoi record. Quando la benzina finirà, forse, torneremo a progettare insieme e ad ascoltarci, perché ora c’è troppo rumore per capirci qualcosa.