25 aprile, Pap: «La Liberazione ci insegna a non abituarci all’orrore»

da potere al Popolo Parma

Si inizia così, quasi senza rendersene conto: cosa vuoi che sia? Tanto ormai siamo vaccinati! Prima arrivarono le guerre, all’inizio umanitarie, e l’esportazione della democrazia. Poi, il terrorismo. Adesso non serve nemmeno più nascondere che si bombarda per tutelare pozzi di petrolio, gasdotti, insomma il “nostro stile di vita”. Tanto le bombe cadono lontane, qui non può succedere. Non ci preoccupiamo nemmeno quando la guerra è in Europa, come in Donbass. Abbiamo lasciato perdere, tanto il mondo va così e abbiamo smesso di stupirci, di arrabbiarci, di pensare che avremmo potuto fare qualcosa. Abbiamo pensato di essere inutili e lo siamo diventati.

Nel frattempo, abbiamo applaudito quando nel 2001 venivano massacrati i manifestanti del G8, che cercavano di mettere in guardia dal consegnare il mondo nelle mani del Wto della Banca mondiale delle multinazionali e della finanza. Non abbiamo ascoltato chi è rimasto senza lavoro, pensando che forse era un po’ anche colpa sua: si sarà impegnato poco. Non ci siamo accorti di nulla neanche di fronte a chi rischiava anni di galera per un picchetto davanti al magazzino dove lavora, per difenderlo il suo lavoro, mentre chi gestisce la cooperativa di facchini che lo lascia a piedi rischia al massimo qualche migliaio di euro di multa, a fronte di milioni di euro iva evasi. Per non parlare del cimitero che è diventato il Mediterraneo. L’ultima è di qualche giorno fa, una barca capovolta al largo della Tunisia, diretta in Italia, e almeno 41 morti: alla notizia è stato dedicato qualche trafiletto di giornale, ormai non fa più notizia. Siamo abituati, assuefatti anche a questo.

Abbiamo pensato per tanto tempo che il problema non era la povertà ma i poveri. Finché non è arrivata la pandemia e ora, all’improvviso, ognuno può ritrovarsi in una delle categorie sacrificabili per mandare avanti “lo sforzo produttivo del Paese”.

Succede così: un dominio odioso inizia piano piano, schiacciando prima i debolissimi e sabotando l’arma della solidarietà ed entrandoci dentro, bloccandoci. E come il movimento di Resistenza ci ha insegnato, non è affatto semplice combattere contro un potere che si è consolidato in decenni. Tra le tante cose che quella generazione ci ha consegnato con la Lotta di Liberazione, c’è sicuramente la capacità di andare oltre il proprio giardino, con lo sguardo e con le gambe.

Il 25 Aprile, quindi, ci saremo: non per ricordare un passato lontano, ma per dare carne e vita a un’idea oggi più che mai preziosa.