Della complessità, ovvero la supercazzola

Su carmillaonline.com, l’ennesimo pezzo virtuoso di Alessandra Daniele ci spiega come Salvini non sia la causa o il motore del nuovo fascismo, che chiamiamo così perché ancora non abbiamo una parola con cui definire questo spettacolo. Salvini è un fake: lui non è il virus dell’intolleranza ma solo un “emulatore che cerca di farsi attribuire tutte le vittime della dottrina Minniti-Macron”. In altre parole, il piccolo duce verde è una conseguenza, non l’origine della deriva, anche se cerca in tutti i modi di nasconderlo. Ma che un partito o leader cerchi di farsi bandiera di un sentire comune non è una novità, anzi, viene da dire che sia uno degli obiettivi primari della politica in generale.
La questione, piuttosto, è: come si è arrivati a incoronare l’arroganza e l’ignoranza? Non voglio spiegare, anche perché non ne sono in grado, il processo sociologico che porta alla vittoria del populismo, altro termine che sembra inadeguato ma tant’è.

Un esercizio che mi sembra utile, però, è provare a guardare il fenomeno dalla prospettiva di chi è perfettamente inserito in questo spaventoso mainstream. Chi incorona l’ignoranza mostra lo stesso rifiuto manzoniano di Renzo verso il latinorum di don Abbondio, perde la pazienza come il vigile di Amici miei con Tognazzi: si sente vittima di una supercazzola ogni volta che è costretto a fare un passo in più e l’argomento diventa complesso, come quando il discorso porta a indagare misteriosi fenomeni economici, dubbie interpretazioni giuridiche o come quando altezzosi luminari della medicina spiegano come certe paure non abbiano senso, per quanto diffuse. E la vittima della supercazzola ha una caratteristica specifica: ha ragione lui ed è questo che fa ridere. Se una cosa sembra evidente, allora chi sostiene il contrario lo sta semplicemente prendendo per il culo.

In realtà, è una reazione scomposta a una sensazione comune, quell’incertezza dovuta non tanto alla contingente mancanza di strumenti (non possiamo essere profondi conoscitori di qualsiasi materia) ma soprattutto al depistaggio costante. Nell’era della pubblicità eretta a struttura sociale, in ogni momento della giornata c’è qualcuno che cerca di rifilarti qualcosa, con l’unico scopo di avere i tuoi soldi anche se non lo dice. C’è sempre qualcuno che trama per venderti un nuovo prodotto e per farlo deve convincerti che sia in effetti la risposta ai tuoi bisogni, anche quando non è affatto così. Lo stesso capita, e a maggior ragione, con le idee e le posizioni politiche. Nell’oceano di informazioni, numeri e statistiche, prospettive opposte e fatti di cronaca raccapriccianti, vige la regola dell’incertezza per cui sei sempre sul chi va là, pronto a evitare l’ennesima presa in giro, di farti abbindolare da discorsi che non hai modo di verificare o sui quali non puoi ragionare senza competenze specifiche.

E allora è liberatorio quando incontri chi ti propone un pensiero che già conosci, perché ti dà finalmente la possibilità di avere un’opinione che capisci, a sto punto poco importa quale. Nel nostro caso, poi, in fondo è qualcosa che hai già pensato almeno una volta, che al tempo stesso è semplice e fa parte della tua storia. Come il fascismo, ovvero una delle più riuscite supercazzole di sempre.

Igor Micciola