Il ritorno al futuro delle grandi opere

Metti un’afosa domenica d’agosto in città, metti un occhio distratto al giornale locale e l’attenzione è attirata da un articolo. Anzi, l’editoriale del giorno, quello del direttore Michele Brambilla. E il direttore sceglie domenica 12 agosto per spiegarci a cosa servono le grandi opere e in particolare il mall, il mega centro commerciale in costruzione a Baganzola. Scelta singolare, sono curioso. Mi metto all’ombra e dedico un po’ di questa domenica da caldo record all’articolo. E ne vale decisamente la pena. Il sior Brambilla mette insieme uno spericolato ed emozionante viaggio avanti e indietro nel tempo, manco fosse Doc di Ritorno al Futuro, e con la sua Delorean ci riporta in un’epoca dove le grandi opere non avevano oppositori. Benvenuti nell’Impero Romano, sezione infrastrutture: acquedotti, strade e fogne. Bei tempi, quelli! Se dipendesse dai No Tav, invece, staremmo ancora nelle caverne.

Nemmeno il tempo di compiacersi in nostalgie imperiali che Doc Brambilla ci riporta sulla A1, questa volta negli anni sessanta del secolo scorso, ai tempi del Boom. Dal finestrino ci fa spiare i “gufi” di allora, che pronosticavano un’autostrada deserta. In pratica, i nonni dei No Tav, tristi, che di certo non si immaginavano gli ingorghi, le file in tangenziale e tutti gli altri magnifici progressi della nostra Civiltà, quella con la C maiuscola. Ma il viaggio continua velocissimo, non c’è tempo per riflettere su questo fine ragionamento che lega gli acquedotti romani con le autostrade. Doc preme sull’acceleratore e ci ritroviamo di fronte al Mall. Non quello in costruzione, però: siamo nel futuro ora e il Parma Urban District è bell’e pronto. Ma quale cemento? Ma quale inquinamento? Un gold leed (!), una specie di baita in legno immersa nel bosco. Questa è la verità, il resto sono slogan, quelli dei cavernicoli nemici del progresso. E in più, ben duemila giovani occupati in mezzo alla “foresta” di alberi che sorgerà accanto alla tangenziale.
Che viaggio! Smonto dalla Delorean ancora frastornato.

Siamo di nuovo a Parma, agosto 2018. Il Ponte Nord svetta sul torrente in secca, una bella e grande opera, un sogno di civiltà della (ex) capitale ducale. Aspetta, chi l’ha costruito? Pizzarotti. Sì, ma non il sindaco: il costruttore. Quello che doveva fare la metropolitana, con cui avrebbe collegato il campus a un aeroporto inutile. Quello che sta costruendo il mall nel bosco. Insomma, lo stesso Pizzarotti che è tra i proprietari del giornale per cui scrive Brambilla, anzi, di cui Doc Brambilla è direttore. E adesso lo vedo: il nome Pizzarotti fa bella mostra di sé sulla fiancata della Delorean, mentre sfreccia verso un futuro per fortuna non ancora scritto.

Andrea Bui