Avremo parlamentari migliori? Per chi? Le mie ragioni per il No al referendum

di Roberta Roberti

NO, di Mario Schifano (1960)

Il 20 e il 21 settembre andremo a votare per modificare il testo della nostra Costituzione, con lo scopo di ridurre il numero dei parlamentari di 345 unità. Purtroppo, come spesso accade in questo nostro povero Paese, abbiamo visto trasformarsi lo scarso dibattito che ha accompagnato la campagna elettorale in uno scontro fra chi spera di rafforzare e chi si augura invece di far cadere il governo in carica. Continue reading “Avremo parlamentari migliori? Per chi? Le mie ragioni per il No al referendum”

Per una storia dei quartieri popolari: una serata dedicata al San Leonardo

di Latino Taddei

Ogni quartiere ha le sue specificità, date dalla sua storia, dal suo ambiente e dalla rete di relazioni che la sua comunità, giorno dopo giorno, realizza, vivendo insieme e modificando la fisionomia del territorio. La nostra città non fa eccezione: anche oggi, camminando tra le strade del centro, i palazzi del potere politico ed economico ci raccontano di un passato (e di un presente) legato alla storia più antica di Parma e alle sue classi dirigenti. Passando il torrente, così come superando il sottopasso di via Trento, immediatamente ci accorgiamo di una realtà differente, altra rispetto a quella che ci siamo lasciati alle spalle; ce la raccontano gli edifici e le strade, ma soprattutto le comunità che la abitano , e il tipo di socialità che queste realizzano quotidianamente. Continue reading “Per una storia dei quartieri popolari: una serata dedicata al San Leonardo”

Parma e il giornalismo da casa

di Marco Severo

Come una scintilla balzata fuori da un esperimento d’un futuro ancora troppo lontano, nel 2010, a Parma, un oggetto non identificato solcò l’orizzonte del sistema mediatico. Ne fu testimone un gruppo di giovani e sgomenti giornalisti, per intenderci quel tipo di giornalisti che il giorno in cui dissero “da grande voglio lavorare in un giornale” pensavano a un giornale venduto in edicola e fatto dentro una redazione dove magari – per chi era cresciuto con i film americani – i cronisti tenevano le gambe lunghe sulla scrivania, una tazza di caffè in pugno e la cornetta del telefono tra spalla e orecchio. Solo che loro no. Per loro non erano previste gambe sulla scrivania, né tazze di caffè o cornette alla Robert Redford-Dustin Hoffman. Continue reading “Parma e il giornalismo da casa”

Israele e PD: le relazioni pericolose

di Sofia Bacchini

L’ambasciatore israeliano Dror Eydar e il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

Il 21 luglio i bulldozer dell’esercito israeliano hanno raso al suolo una clinica dedicata al trattamento del Covid-19, costruita grazie al supporto delle autorità locali e della solidarietà popolare ad al-Khalil (Hebron), una delle città palestinesi più colpite dal virus. Al-Khalil si trova all’interno dell’Area C, una delle varie suddivisioni amministrative in cui è stata smembrata la Cisgiordania a seguito degli accordi di Oslo del 1991. Si tratta di un’area posta sotto il controllo militare dell’esercito israeliano, che può imporre qualsiasi tipo di decisione. Come, ad esempio, distruggere un ospedale durante un’emergenza sanitaria mondiale. Continue reading “Israele e PD: le relazioni pericolose”

Dear white people

di Giovanni Luzzini

So che la scrittura di questo testo pone una contraddizione con la tesi espressa, ma spero che mettendola per iscritto possa essere d’aiuto per stimolare una riflessione tra quelle persone bianche che si pensano (pensiamo) buoni alleati nelle battaglie antirazziste ma attualmente continuano (continuiamo) a essere parte del problema. Il primo spunto di riflessione è attorno al nodo della rimozione delle statue. Quando a Bristol i manifestanti hanno abbattuto la statua dell’eroe schiavista locale Edward Colston si è generato un effetto domino che ha colpito il mondo anglosassone. Continue reading “Dear white people”

Due madri, due storie diverse. Ma un solo finale: la paura di perdere tutto

da Potere al Popolo Parma

«Trovati un marito, così risolvi tutto». Immaginate di essere una madre, da sola con vostra figlia in un paesino di provincia, senza macchina e senza entrate. Dopo sette anni, vorreste anche solo un’opportunità di lavoro, per ricostruire finalmente la vostra indipendenza. Invece, siete a carico di un programma di assistenza la cui unica risposta è questa: trovati un marito. Forse, però, qualcuno di voi potrebbe avere qualche difficoltà a immedesimarsi in una donna straniera, che sta ancora perfezionando il suo italiano e il colore della sua pelle è un po’ diverso dalla naturale bianchezza “ariana”. Va bene, proviamone un’altra, allora.

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L’indipendenza della stampa e la felicità degli Agnelli

di Francesco Antuofermo

John Elkann (Foto: Fabio Cimaglia / LaPresse)

Il conflitto tra genitori e figli? Una storia che parte da molto lontano. Nella famiglia per eccellenza, per esempio, quella che assunse dimora sul Monte Olimpo, il terribile padre Urano (il Cielo), timoroso di perdere la signoria del mondo, reintroduceva a forza nell’utero i figli concepiti da Gea (la Terra). La pratica durò finché uno dei figli, Crono (il Tempo), decise di evirarlo con un falcetto… A sua volta Crono padre si metterà poi a divorare i figli per paura di essere detronizzato suo malgrado. Continue reading “L’indipendenza della stampa e la felicità degli Agnelli”

La storia di Marta: ecco cosa succede quando il welfare diventa un “peso”

da Potere a Popolo Parma

«Con quattro bambini in 50 metri quadri, per cui pagavamo 700 euro al mese». Questa è la storia di Marta (nome che usiamo per rispettare la sua privacy), una delle tante, troppe storie che raccontano del nostro tessuto sociale logoro e rattoppato mille volte, su cui ogni tanto la politica mette qualche pezza a favore di telecamera, ma che non ha nessuna intenzione di cambiare davvero. Continue reading “La storia di Marta: ecco cosa succede quando il welfare diventa un “peso””

C’è l’infodemia, signora mia!

di Marco Severo

Il vecchio prof di Teoria della comunicazione, alla scuola di giornalismo, era solito mettere in guardia gli allievi circa una serie di vizi e degenerazioni della professione giornalistica riscontrabili nella figura da lui definita del “riempitore di pagine”. Era un attimo e si finiva per diventare riempitori di pagine, sosteneva. Magari si partiva con le migliori intenzioni, ottime letture, idealismo e romanticismo e tutto quanto, poi niente: riempitori di pagine. Continue reading “C’è l’infodemia, signora mia!”