da Potere al popolo Parma

Un corteo così non si vedeva da tempo perché è raro vedere italiani e stranieri in gran numero insieme in corteo, perché è sempre più raro vedere ragazzi e ragazze così numerosi. Un pezzo di città spesso invisibile alla cronaca della stampa locale, che li considera soltanto negli articoli sulle baby gang o la criminalità, mentre fa finta di non sapere che molti marchi dell’industria locale, la tiritera sulla food valley e le “eccellenze alimentari” non potrebbero esistere senza il lavoro, spesso sfruttato, di queste persone. Un pezzo di città che ieri ha provato a richiamare l’attenzione facendo irruzione nel sonnacchioso salotto del centro di Parma. “Ci siamo anche noi!”
Una questione, quella palestinese, che coinvolge, anche emotivamente, molte persone, di origine araba, ma non solo: la lotta del popolo palestinese polarizza e divide non soltanto per l’efferatezza dello scontro in atto, per un popolo martoriato da oltre settant’anni, ma anche perché è una questione che tocca da vicino non soltanto il medio oriente, ma riguarda la nostra storia.
Una situazione resa ancora più odiosa dalla cortina di indifferenza che ha circondato questa situazione per oltre 15 anni, in cui la questione palestinese è scomparsa completamente dal nostro dibattito pubblico. Una frustrazione, un senso di marginalizzazione palpabile ieri in corteo: tanta rabbia, tanta voglia di partecipare, di gridare, di far sapere. Un momento importante che speriamo possa essere l’inizio della fine di quella separazione che viviamo anche qui e che rischia di diventare molto pericolosa se a prevalere saranno i pifferai della destra (ma anche di certa “sinistra”) che invocano lo scontro di civiltà, come ieri Salvini a Milano, che in un momento dal sapore lisergico ha definito i partecipanti al corteo per la Palestina gli ultimi fascisti…
Per parte nostra possiamo dire con fierezza che la vicinanza alla causa palestinese non è una moda del momento, a gennaio di quest’anno abbiamo sollevato il problema della collaborazione di Iren con Mekorot, società statale israeliana di gestione idrica, che, come documentato da Amnesty International partecipa alle politiche di segregazione e discriminazione tramite la gestione di un bene primario come l’acqua. Essendo Iren partecipata dal comune di Parma crediamo sia necessario a maggior ragione in un momento come questo che questa collaborazione venga interrotta immediatamente.