A Langhirano l’emergenza abitativa si affronta chiudendo gli alloggi a canone sociale?

da Rete Diritti in Casa Parma
La ex Caserma di Langhirano, in Via Micheli 5, è un edificio di proprietà della Provincia di Parma che da oltre 25 anni ospita famiglie di lavoratori e singoli in difficoltà economica grazie a un contratto di comodato tra Provincia di Parma e Comune di Langhirano. Nell’edificio sono attualmente ospitate 5 famiglie e un gruppo di singoli mentre un altro locale ospitava l’Associazione Tadamon, recentemente trasferitasi in altri spazi, ed è attualmente non utilizzato anche se sarebbe più che idoneo ad ospitare una famiglia anche di grandi dimensioni.

Agli abitanti in questi giorni, dopo una convocazione da parte dei servizi sociali, è stato comunicato che dovranno uscire dagli alloggi, per i quali pagano regolarmente affitti e utenze, entro il 31 dicembre 2020 per essere trasferiti in altri alloggi tutti di molto sottodimensionati rispetto alle esigenze vitali minime delle famiglie e dei singoli che vivono in Via Micheli 5.

Alcune famiglie, spinte dal ricatto costituito dalla paura di finire cacciate per strada, hanno sottoscritto la proposta dei servizi sociali, altri hanno rifiutato, ma tutti sono uniti nel considerare la chiusura improvvisa della ex caserma una scorrettezza alla quale non si vogliono rassegnare.

La ex caserma ha sempre costituito una soluzione dignitosa per i suoi ospiti, anche se necessita di una ristrutturazione che la Cooperativa Parma80 gestore dell’immobile si dice pronta a mettere in atto se venisse riconosciuto un po’ di stabilità al progetto.
Il Comune di Langhirano e la Provincia di Parma si rimpallano la responsabilità .della scelta anche se agli atti pare che in ogni modo la Provincia abbia scelto di recedere dal progetto, e probabilmente abbia l’intenzione di procedere alla vendita dell’immobile per rimpinguare le casse dell’ente, dilaniato da una riforma nazionale disgraziata che ha tolto fondi e competenze senza attribuirli a nessun altro, nella logica di tagli alle spese che, come sempre, pesano sempre sugli ultimi della scala sociale.
La considerazione sociale e politica che è d’obbligo rilevare in questo contesto è che gli enti che procedono in questo modo, in particolare il Comune di Langhirano, dimostrano di non tenere minimamente in considerazione l’emergenza abitativa del territorio. Con la chiusura della Caserma infatti non si perderebbe solamente la disponibilità dei 7 alloggi di Via Micheli: le soluzioni alternative trovate dai servizi sociali per gli abitanti della caserma, che sono, come detto, inadeguate per le necessità degli stessi, sottraggono disponibilità di alloggi a canone sociale ad altri cittadini che ne avrebbero bisogno. In sostanza la disponibilità di alloggi a canone sociale calerebbe in un solo colpo di 13 unità, in un contesto come quello di Langhirano in cui i bisogni sono tanti e gli alloggi ERP o ERS per chi è in difficoltà sono pochissimi. La situazione era già grave prima delle chiusure per il covid. Con il lockdown la situazione si è aggravata e tantissimi locatari si sono sovraccaricati di morosità. Per ora il governo ha sospeso l’esecuzione degli sfratti con un blocco delle esecuzioni fino al 31/12/2020. Ma a partire dal 2021, salvo auspicabili proroghe, gli sfratti ripartiranno a spron battuto e ovunque si profila un disastro sociale. . A Langhirano la crisi sta colpendo il comparto alimentare dove è impiegata buona parte della popolazione. Per di più in tanti prosciuttifici ormai lavorano solo cooperative che sfruttano la mano d’opera con ritmi massacranti e salari da fame mettendo in grande difficoltà chi deve pagare affitti di mercato spesso esagerati. I servizi sociali che risposte daranno agli sfrattati? Dove sono le politiche per la casa che è logico e doveroso mettere in campo in queste situazioni? Il Comune di Langhirano va in direzione diametralmente opposta aggravando la situazione.
La caserma di Via Micheli si trova nel cuore di una grande area di riqualificazione urbana tra la ex Galbani e la ex Illa ed evidentemente dà fastidio a chi sull’area ha una grossa prospettiva di business. Sarebbe interessante tra l’altro sapere se all’interno di questa enorme area è prevista una quota di edilizia residenziale pubblica di cui il paese ha un gran bisogno. Nel frattempo non vediamo nessuna urgenza di chiudere l’edificio di Via Micheli.
Per gli attuali abitanti servono soluzioni dignitose e per lo meno il tempo necessario per cercare soluzioni autonomamente.
Per il paese servono politiche abitative che consentano di affrontare l’emergenza già in atto e che si prospetta ancora più drammatica.