Una società degli uomini e per gli uomini?

da Comitato No Pillon – L’otto anche domani

Sulla volta della sala del Consiglio comunale, nel 1885, Girolamo Magnani e Cecrope Barilli affrescarono otto medaglioni di personalità illustri, che avevano dato gloria e prestigio a Parma e che, dunque, sarebbero stati destinati ad imperitura memoria, impressi per sempre nella sala più importante della città.

Otto medaglioni che raffigurano otto uomini, perché nel 1885 essere donne valeva poco più di niente e ben poche, anche a Parma, avevano avuto l’opportunità di distinguersi in qualcosa, o forse anche solo di essere qualcosa che non fosse una buona madre e una altrettanto buona moglie. Il tempo era quello, un tempo degli uomini e per gli uomini.

Poi però molte cose sono cambiate, l’universo femminile ha scavalcato gli orizzonti che quel mondo gli riservava e si è conquistato uno spazio sempre più esteso nella società, privato e pubblico. Dalle prime lotte per il voto a quelle per lavoro e salario parificato, dalle battaglie per la parità in famiglia a quelle per l’autodeterminazione sul proprio corpo… Insomma le donne hanno liberato sé stesse, e così facendo, negli anni, si sono appropriate di saperi prima negati, di professionalità prima negate, di competenze e abilità prima negate.

Soprattutto negli ultimi decenni, molte donne si sono distinte per cose anche molto diverse le une dalle altre. Ci vengono in mente Anna Menoni, partigiana, prima donna eletta in Consiglio comunale nel 1946, oppure Bice Leoni, che ha speso una vita per creare servizi assistenziali che rendessero dignitosa la vita degli ultimi. Ada Mazzolini, anche lei partigiana, sindacalista e prima donna ad entrare a far parte della segreteria della Camera del Lavoro. O ancora Angela Gotelli, una delle ventuno donne, madri della nostra Costituzione.

Ci sono poi le sorelle Micol, Zoe e Giovanna Fontana che nel loro atelier di moda hanno contribuito a creare lo stile made in Italy; Claudia Chierici, una delle prime donne direttrici d’orchestra, capace di imporsi e dirigere un mondo quasi prevalentemente maschile. O ancora le scrittrici Bruna Avanzini Piatti o Angela Maria Aimi e l’avvocata Pierangela Venturini, fondatrice del Centro antiviolenza e dell’Associazione nazionale forum donne giuriste.

Oppure Kiara Fontanesi, sei volte campionessa mondiale di motocross e unica donna al mondo a vincere il Campionato mondiale per sei anni di seguito, oppure Giulia Ghiretti, campionessa paralimpica vincitrice di 14 medaglie internazionali.

Potremmo fare molti altri esempio ma… a chiunque dovrebbe esser chiaro che, oggi come oggi, è difficile pensare che nessuna donna abbia saputo dare lustro e prestigio a Parma.

Eppure alcuni uomini della nostra città ci sono riusciti. Sabato scorso la «Gazzetta di Parma» ha distribuito in edicola un calendario che ripercorre le personalità importanti della nostra storia e, ahinoi, come nel 1885, ancora oggi i protagonisti sono tutti maschi. Ma davvero è possibile? Davvero è accettabile? Davvero è ancora una società degli uomini per gli uomini?