Mobilitazione il 20 Ottobre a Roma e a Parma

da Potere al Popolo Parma

Sabato prossimo, 20 ottobre, noi attivisti e attiviste di Potere al popolo di Parma saremo alla manifestazione nazionale di Roma contro il governo “giallo-verde” e per il reddito e il lavoro e un nuovo processo di nazionalizzazioni di aziende privatizzate negli ultimi decenni. Sabato prossimo, 20 ottobre, noi attivisti e attiviste di Potere al popolo di Parma saremo alla manifestazione nazionale di Roma contro il governo “giallo-verde” e per il reddito e il lavoro e un nuovo processo di nazionalizzazioni di aziende privatizzate negli ultimi decenni.

Purtroppo, quindi, non saremo presenti per organizzare o concordare iniziative con altri gruppi (come quella di Officina popolare e Usi Parma) al fine di contrastare la presenza neofascista a Parma e, tuttavia, riteniamo che anche la nostra presenza a Roma faccia parte della battaglia per fermare l’avanzare della barbarie. Da diversi anni ormai l’arcipelago dei gruppi dell’estrema destra italiana è in fermento. Le ragioni sono diverse: dalla crisi dei partiti di massa, protagonisti della storia dell’Italia repubblicana fino agli anni Novanta, alla scomparsa del Movimento sociale italiano (tradizionale riferimento dei reazionari nostrani), dall’aumento dei livelli di povertà in ampi settori sociali alle difficoltà di un paese che vive le contraddizioni dei processi migratori, dalla messa in discussione della cultura antifascista al nuovo clima internazionale segnato da attentati terroristici e guerre propagandate come “scontri di civiltà”. Elementi differenti e complessi che, però, hanno definito un quadro politico, sociale e culturale favorevole alla diffusione di estremismi nazionalisti. I gruppi di estrema destra, infatti, da CasaPound a Forza Nuova, si presentano sulla scena sia con parole d’ordine xenofobe – l’affermazione ed esaltazione della “comunità nazionale” o la preservazione di una inverosimile “razza da tutelare” – ma anche con inedite battaglie dal sapore “sociale”, come quelle contro le speculazioni bancarie o l’aumento dei prezzi per i beni di prima necessità… campagne ideologiche e propagandistiche certo, ma che, soprattutto nelle periferie urbane abbandonate dalla sinistra tradizionale, sembrano trovare simpatie nei ceti popolari. Queste mobilitazioni – e in particolare quella contro i migranti – s’intrecciano ad azioni violente, costringendo talvolta anche i quotidiani più benevoli (come la “nostra” Gazzetta) a registrare il moltiplicarsi di aggressioni e pestaggi ai danni di cittadini non italiani, omosessuali e giovani antifascisti. Si tenga presente che – solo per segnalare una cifra – tra il 2011 al 2016, secondo dati del ministero dell’Interno, ben 359 militanti di Casa Pound sono stati denunciati dagli uffici di polizia in numerose città italiane, compresa Parma. Rispetto al passato, inoltre, l’estrema destra mostra una maggiore capacità di catalizzare simpatie giovanili. Studenti e giovani lavoratori precari e disoccupati, spesso cresciuti nell’apatia delle periferie, incontrano l’estremismo di destra sul terreno della rabbia irrazionale contro una società che assaporano istintivamente come ingiusta e degradante. Proprio per affascinare il mondo giovanile, questi gruppi utilizzano linguaggi e modalità fuori dagli schemi della politica tradizionale, come atti provocatori, sfilate paramilitari, raduni e spedizioni con scontri fisici per cementare un senso d’appartenenza elitaria e militaresca. A loro, l’estrema destra propone un’identità semplice ed efficace alla quale afferrarsi, costruita sulla difesa della nazione e della “sua gente”, sulla contrapposizione a coloro che ne minerebbero i legami e valori (siano essi “extracomunitari”, “zingari”, “barboni”, “omosessuali”, “ebrei”, “musulmani”, “comunisti” o “mondialisti”). Un senso d’appartenenza “nazionalista” ampiamente incoraggiato anche dalla stampa moderata e da ampi settori della classe dirigente, a tutti i livelli, tanto che alcuni partiti – come la Lega Nord – vi hanno fondato il proprio successo elettorale. Nell’ultimo decennio, anche a Parma, grazie soprattutto al sostegno logistico e finanziario delle sue strutture nazionali, il neofascismo si è mostrato più vivace. Tuttavia il movimento antifascista cittadino ha risposto tenacemente alle sue iniziative e provocazioni, rispondendo anche con grandi e continue mobilitazioni. Tra le più importante si devono senz’altro segnalare quelle del Comitato antifascista Montanara che, dal 2008, per diversi anni, coinvolse migliaia di persone, isolando – socialmente e politicamente – Casa Pound dal quartiere dove tentava di insediarsi, e le tante iniziative di lotta in Oltretorrente, promosse da diversi collettivi e associazioni, per costruire nel quartiere legami sociali improntati alla convivenza e all’attivismo antifascista. È questa la strada da percorrere per battere razzismo e neofascismo: una mobilitazione costante e ampia, aperta alla città democratica, unitaria nelle parole d’ordine e nelle forme di lotta.Purtroppo, quindi, non saremo presenti per organizzare o concordare iniziative con altri gruppi (come quella di Officina popolare e Usi Parma) al fine di contrastare la presenza neofascista a Parma e, tuttavia, riteniamo che anche la nostra presenza a Roma faccia parte della battaglia per fermare l’avanzare della barbarie.Da diversi anni ormai l’arcipelago dei gruppi dell’estrema destra italiana è in fermento. Le ragioni sono diverse: dalla crisi dei partiti di massa, protagonisti della storia dell’Italia repubblicana fino agli anni Novanta, alla scomparsa del Movimento sociale italiano (tradizionale riferimento dei reazionari nostrani), dall’aumento dei livelli di povertà in ampi settori sociali alle difficoltà di un paese che vive le contraddizioni dei processi migratori, dalla messa in discussione della cultura antifascista al nuovo clima internazionale segnato da attentati terroristici e guerre propagandate come “scontri di civiltà”. Elementi differenti e complessi che, però, hanno definito un quadro politico, sociale e culturale favorevole alla diffusione di estremismi nazionalisti. I gruppi di estrema destra, infatti, da CasaPound a Forza Nuova, si presentano sulla scena sia con parole d’ordine xenofobe – l’affermazione ed esaltazione della “comunità nazionale” o la preservazione di una inverosimile “razza da tutelare” – ma anche con inedite battaglie dal sapore “sociale”, come quelle contro le speculazioni bancarie o l’aumento dei prezzi per i beni di prima necessità… campagne ideologiche e propagandistiche certo, ma che, soprattutto nelle periferie urbane abbandonate dalla sinistra tradizionale, sembrano trovare simpatie nei ceti popolari. Queste mobilitazioni – e in particolare quella contro i migranti – s’intrecciano ad azioni violente, costringendo talvolta anche i quotidiani più benevoli (come la “nostra” Gazzetta) a registrare il moltiplicarsi di aggressioni e pestaggi ai danni di cittadini non italiani, omosessuali e giovani antifascisti. Si tenga presente che – solo per segnalare una cifra – tra il 2011 al 2016, secondo dati del ministero dell’Interno, ben 359 militanti di Casa Pound sono stati denunciati dagli uffici di polizia in numerose città italiane, compresa Parma. Rispetto al passato, inoltre, l’estrema destra mostra una maggiore capacità di catalizzare simpatie giovanili. Studenti e giovani lavoratori precari e disoccupati, spesso cresciuti nell’apatia delle periferie, incontrano l’estremismo di destra sul terreno della rabbia irrazionale contro una società che assaporano istintivamente come ingiusta e degradante. Proprio per affascinare il mondo giovanile, questi gruppi utilizzano linguaggi e modalità fuori dagli schemi della politica tradizionale, come atti provocatori, sfilate paramilitari, raduni e spedizioni con scontri fisici per cementare un senso d’appartenenza elitaria e militaresca. A loro, l’estrema destra propone un’identità semplice ed efficace alla quale afferrarsi, costruita sulla difesa della nazione e della “sua gente”, sulla contrapposizione a coloro che ne minerebbero i legami e valori (siano essi “extracomunitari”, “zingari”, “barboni”, “omosessuali”, “ebrei”, “musulmani”, “comunisti” o “mondialisti”). Un senso d’appartenenza “nazionalista” ampiamente incoraggiato anche dalla stampa moderata e da ampi settori della classe dirigente, a tutti i livelli, tanto che alcuni partiti – come la Lega Nord – vi hanno fondato il proprio successo elettorale. Nell’ultimo decennio, anche a Parma, grazie soprattutto al sostegno logistico e finanziario delle sue strutture nazionali, il neofascismo si è mostrato più vivace. Tuttavia il movimento antifascista cittadino ha risposto tenacemente alle sue iniziative e provocazioni, rispondendo anche con grandi e continue mobilitazioni. Tra le più importante si devono senz’altro segnalare quelle del Comitato antifascista Montanara che, dal 2008, per diversi anni, coinvolse migliaia di persone, isolando – socialmente e politicamente – Casa Pound dal quartiere dove tentava di insediarsi, e le tante iniziative di lotta in Oltretorrente, promosse da diversi collettivi e associazioni, per costruire nel quartiere legami sociali improntati alla convivenza e all’attivismo antifascista. È questa la strada da percorrere per battere razzismo e neofascismo: una mobilitazione costante e ampia, aperta alla città democratica, unitaria nelle parole d’ordine e nelle forme di lotta.