da Centro studi movimenti
Le iniziative per ricordare il centenario delle Barricate di Parma nel corso del 2022 sono state numerose. Molte sono state promosse e sostenute dalle istituzioni, altre sono state organizzate da collettivi, associazioni, sindacati o istituti di ricerca come il nostro, altre ancora sono state animate “dal basso”, da circoli culturali, gruppi di amici o singoli artisti, insegnanti, giornalisti ecc. che in qualche modo si sono sentiti in dovere di promuovere qualcosa a ricordo di quelle giornate di 100 anni fa. E così, dedicato alle Barricate, nel corso dei mesi abbiamo visto snodarsi un attivismo straordinario: scritte e murales, fumetti e articoli su giornali, fanzine studentesche e blog, canzoni e feste popolari, conferenze e lezioni-spettacolo, mostre e visite guidate, giochi da tavola e performance teatrali e, per finire, anche la produzione di una birra artigianale.
Segnali che, ben oltre l’intensità di un anniversario, ci raccontano di come la memoria delle Barricate abbia superato gli ambienti tradizionali – e un po’ inamidati – dell’antifascismo istituzionale, e abbia trovato una nuova vitalità anche in settori significativi delle giovani generazioni. A fianco della memoria ufficiale, quindi, quella delle corone e dei discorsi celebrativi, sembra sia riemersa una nuova memoria, minoritaria ma vivace e dinamica, a tratti indocile. Le nuove generazioni, infatti, non sembrano affascinate dal racconto delle Barricate come “difesa democratica” ‒ reiterato negli anni dalle tradizionali forze politiche e dalle autorità ‒ quanto dal ribellismo, se non sovversivismo vero e proprio, che il popolo dei borghi seppe mettere in campo nell’agosto 1922. E tutto ciò per più ragioni.
Innanzi tutto perché è una storia di insubordinazione, e questa dimensione di disobbedienza sociale riaccende in molti il desiderio di un orizzonte di lotta insonnolito da decenni di conformismo. È una storia che ha a che fare con il mito dell’Oltretorrente ribelle, un mito che spicca in quest’epoca di rassegnazione e che affascina molti perché rievoca una passione di cui il nostro tempo non è più capace, rievoca un’epoca in cui combattere le ingiustizie non era utopica fantasia ma sembrava a molti un’opzione ancora possibile. È una storia collettiva che contrasta con la solitudine della nostra epoca e che, nella frammentazione sociale e politica che viviamo, nell’individualismo imperante che domina le nostre vite, a molti sembra una dimensione essenziale per ripensare nuovi orizzonti politici. È una storia di riscatto, dove vincono gli ultimi, i miserabili, quelli che non hanno mai contato nulla e adesso iniziano a contare. Miserabili che, sebbene solo per qualche giorno, sebbene solo in una piccola città di provincia, sono riusciti a scombinare il corso della storia. Infine, dire “qui a Parma i fascisti non son passati” è un po’ come dire che il sopruso e l’ingiustizia non hanno vinto, cosa non del tutto scontata in un presente dove il sopruso e l’ingiustizia sembrano invece farla franca sempre.
Insomma, sapere di quei lontani fatti, conoscere quei sovversivi, quelle strade e piazze affollate di conflitti e passioni e non di merci e alienazione, a molti dà sollievo, sembra in qualche modo una presa di distanza dalle brutture del neoliberalismo dominante.
Anche noi del Centro studi movimenti rivendichiamo con orgoglio di aver contributo a questa riscoperta delle Barricate e non solo in occasione di questo centenario. Sono anni che studiamo e raccontiamo l’agosto 1922, sono anni che guidiamo le persone a conoscere il quartiere e la sua storia, che, insieme ad altri, organizziamo e portiamo avanti ogni fine estate la Festa delle Barricate, che scriviamo saggi, libri, articoli… e allo stesso modo ci siamo spesi per il centenario. Per tutto l’anno abbiamo raccontato (in tanti e diversi modi), ma abbiamo anche offerto gratuitamente la nostra consulenza a molti progetti di altri, perché tutta la nostra attività si è rivolta principalmente a coloro che dell’agosto 1922 sapevano poco o non sapevano affatto.
Anche noi, infatti, crediamo nella forza di quella storia di ribellione sociale e in questo centenario abbiamo puntato a sfruttare al meglio l’eco che ogni anniversario porta con sé per divulgarla il più diffusamente possibile. Ciò che è accaduto quest’anno ci conferma che il lavoro non è stato inutile. Un lavoro che certo non si fermerà…
Parma, 21 gennaio 2023