Bocciato l’emendamento anti delocalizzazioni GKN, da che parte stanno i migliori?

da Potere al Popolo Parma

Ieri è stato bocciato l’emendamento Mantero alla legge di bilancio, scritto assieme agli operai GKN, che avrebbe tutelato gli operai e il sistema industriale italiano dalla voracità distruttiva dei fondi speculativi e delle multinazionali. Da Leu a Fratelli d’Italia, tutti hanno votato contro un efficace dispositivo di legge contro le delocalizzazioni, che stanno mietendo centinaia di posti lavoro in tutta Italia. Hanno scelto, invece, di votare la bozza Todde-Orlando-Giorgetti, un provvedimento di facciata, assolutamente inefficace nel contrastare la deindustrializzazione del nostro paese, senza nemmeno le correzioni timidamente chieste dalla CGIL.

È sempre più evidente che la classe politica sia ridotta al rango di maggiordomo della finanza, incapace di provare a immaginare un futuro diverso dal presente. È qui che il tanto decantato scollamento tra società e politica si mostra nel modo più evidente e spiega il perché ormai strutturalmente metà della popolazione non va a votare: se la politica non serve a decidere del proprio futuro ma si limita a non disturbare il business dei “mercati”, diventa un teatrino disgustoso, in cui si accettano come tragiche fatalità licenziamenti, inquinamento e privilegi.

Crediamo ci sia spazio per una politica un po’ meno svilente di una solidarietà pelosa espressa via Twitter, quella che non ha dubbi su chi scegliere tra un fondo speculativo e gli operai che difendono il proprio diritto ad un’esistenza degna di questo nome. Di meno peggio in meno peggio, ci si è dimenticati del mondo del lavoro, troppo impegnati a soddisfare i desideri di Confindustria indorando la pillola con una vaga promessa di sviluppo di cui, dopo trent’anni, non si è visto ancora nulla. È ora che la politica si assuma la responsabilità di indicare un futuro in cui non saremo costretti a vivere sotto ricatto degli umori mutevoli del mercato finanziario, a scegliere tra lavoro e salute, tra dignità e benessere. A cominciare dal dare parola nelle aule del potere al grido di rabbia che proviene dagli operai e dai lavoratori.