Oltretorrente, dove ancora abitano le storie ribelli. Una visita guidata “dalle barricate di Parma alle trincee di Spagna”

di Marco Severo

Guido Picelli, Achille Benecchi, Adelino Paini, Bruno Bucci e Antonio Cieri.

Se i muri potessero parlare, forse l’intera vita pubblica ne trarrebbe oggi vantaggio. Potremmo portare in visita il nostro presente, ad ascoltare quelle pareti. Spegneremmo le cuffie dello smartphone per accostarci alle pietre della storia. All’inizio sarebbero scricchiolii fra le fessure, minimi smottamenti di sabbia di mattoni che si fanno bisbigli. Poi attraverso gli intonaci passerebbe l’eco di vecchi palpiti, di accenti di furore e d’amore.

Pezzi di vite sono rimaste attaccate alle case che le accolsero e, come per un’archeologia delle voci, il Centro Studi Movimenti propone l’ascolto di alcune biografie con una speciale visita guidata nel quartiere Oltretorrente. Mercoledì prossimo, 10 dicembre, alle 17:30, le abitazioni nelle quali vissero alcuni antifascisti del primo Novecento saranno le tappe di un racconto di strada, “Dalle barricate di Parma alle trincee della Spagna”, una camminata pubblica fra le storie dei parmigiani che a partire dal 1936 parteciparono alla difesa della República dai golpisti capeggiati da Francisco Franco.

Di casa in casa, stazionando davanti ai numeri civici che furono testimoni di un Novecento ribelle, William Gambetta e Marco Severo ricercatori del Centro studi movimenti, accompagnati da Francesco Pelosi alla chitarra, restituiranno voce e musica a quelle facciate che, ad ascoltare bene, vogliono raccontare biografie che ci riguardano e persino ci soccorrono.

Cinque tappe, cinque sovversivi che furono spine nel fianco del regime mussoliniano prima e dei reazionari di Spagna poi. Cinque profili diversissimi, scelti in rappresentanza dei circa cinquanta parmigiani e parmensi che tra il 1936 e il 1939 andarono a combattere, e in alcuni casi a morire, in Spagna per la libertà e la democrazia. Guido Picelli, il capo carismatico. Adelino Paini, l’irregolare per eccellenza. Bruno Bucci, l’idealista intrepido. Achille Benecchi, il militante comunista. Antonio Cieri “al forestér”. Partenza da piazzale Picelli e arrivo a piazzale Rondani, in un tragitto a ritroso tra i borghi che infusero la carica ideale, esistenziale e politica ai cinque combattenti: dalla guerra di passione e disperazione di Spagna, rievocata a Parma dal cippo dedicato a Guido Picelli che morì in battaglia nei pressi di Madrid nel 1937, su su, indietro, fino all’inizio della storia, la vittoria del popolo d’Oltretorrente sulle squadre fasciste nell’agosto 1922, narrata dal monumento ai barricadieri.

Di casa in casa, la storia e le storie ritrovano dimora.

La visita guidata di mercoledì – parte integrante di una due-giorni intitolata “Un fragore che risuona ancora. Gli antifascisti parmensi nella Guerra di Spagna (1936-1939)” e che proseguirà giovedì 11 dicembre dalle 9,30 al Palazzo del Governatore con un sostanzioso seminario di studi – sarà un esercizio di ascolto e un allenamento alla memoria diffusa. Oltre le facciate delle loro case, le vite sconnesse, drammatiche e vincenti dei sovversivi d’Oltretorrente ancora abitano il nostro tempo. 

Se quei muri potessero parlare, forse oggi il presente sarebbe più saldo. Se quei muri potessero testimoniare forse oggi saremmo meno soli. Picelli, Paini, Bucci, Benecchi, Cieri (e le altre decine di parmensi di Spagna) sono un pezzo di noi e della nostra ricerca di senso, in un secolo ventunesimo iniziato come una sublimazione sfuggente del Novecento infido nel quale, scansando la paura, si fecero strada loro. Lo sfarinarsi dei mattoni delle loro case, i cigolii delle vecchie ante e i muschi nelle fessure sono il nostro punto d’incontro con spiriti affini e forse insospettabili, il cui incedere nel tempo con quelle loro belle facce malinconiche e beffarde apre un tracciato, schiude prospettive per chi abbia voglia di spegnere le cuffie e porsi in ascolto.