Oltre il muro del silenzio. Venerdì 21 novembre a Fidenza una serata sulle condizioni di vita in carcere

di Potere al popolo Fidenza

“Il carcere non è ancora la morte, benché non sia più vita”, (Adriano Sofri).

La serata organizzata da Potere al popolo Fidenza per venerdì 21 novembre, presso il circolo Ex Macello (via Mazzini 3) di Fidenza, cercherà di spalancare una finestra sulla condizione della popolazione carceraria in Italia. Oggi migliaia di persone detenute restano senza voce, in apnea. La crisi del sistema penitenziario è solo una delle criticità che le riforme dell’attuale Governo hanno aggravato. A fine agosto 2025 il sistema penitenziario è tornato a contare oltre 63 mila persone detenute per meno di 47 mila posti realmente disponibili – un tasso di sovraffollamento che ha superato il 135%. Il numero di decessi all’interno delle carceri è esorbitante: 246 nel 2024 e 199 al 21 ottobre del 2025. Tra questi i suicidi “certificati” come tali sono 68, cinque volte in più di quelli dei cittadini “liberi”.

Nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le condizioni inumane e degradanti delle nostre carceri. Nel 2024 i tribunali di sorveglianza hanno accolto 5.837 istanze da persone detenute riconoscendo loro condizioni contrarie all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani: “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Oggi si contano quasi 6 mila condanne l’anno.

Il decreto sicurezza del Governo Meloni ha segnato un cambio di paradigma: da uno Stato di Diritto si stanno creando le basi per l’affermazione di uno Stato di prevenzione fondato sul panpenalismo che pensa di risolvere tutti i problemi sociali attraverso la legge penale. Si tenta di capitalizzare il consenso, introducendo reati e aggravanti che avrebbero l’obiettivo di salvaguardare la “sicurezza” dei cittadini. Ma l’effetto concreto del decreto sicurezza è invece l’aver determinato un costante stato di insicurezza e di paura.

Una riforma che ha la chiara intenzione di colpire il dissenso. Tra le norme più pericolose presenti nel testo che mirano a cancellare le basi del nostro Stato di diritto, vi sono il nuovo delitto di rivolta penitenziaria e le norme riguardanti la detenzione per donna madre con prole inferiore ad un anno o in stato di gravidanza.

In sintesi, se le persone detenute che condividono la stessa cella sovraffollata in condizioni detentive inumane e degradanti, si rifiutano di obbedire all’ordine di un agente penitenziario, anche con modalità non violente, si configurerà il delitto di rivolta con una possibile condanna da due a otto anni di reclusione.

Tutti questi temi saranno affrontati nella serata grazie al dialogo con gli ospiti: Enrico Rizzo (Oltre il muro), Natalia Rinaldi (operatrice sanitaria) e Hisam Allawi (mediatore culturale).