Cessate il fuoco! Venerdì, 11 aprile, un presidio a Parma per fermare il massacro di Gaza. La Comunità palestinese di Parma chiede di più.

“Cessate il fuoco! Fermare Israele! Fermare il massacro del popolo palestinese!”: è questo lo slogan con cui numerosi partiti e associazioni hanno convocato un presidio a Parma, per venerdì 11 aprile, alle ore 17.30, davanti alla Prefettura (strada Repubblica, 39). L’iniziativa parte in seguito a un appello lanciato dall’Anpi nazionale, alla quale però non ha aderito la Comunità palestinese della città che, in un comunicato, chiede conto ad alcune organizzazioni che hanno promosso la manifestazione delle ragioni della loro assenza nelle tante manifestazioni svolte a Parma nei mesi passati. Tuttavia, i palestinesi di Parma rilanciano anche una mobilitazione comune attraverso un’iniziativa concreta: una mozione del Consiglio comunale di condanna del genocidio del popolo palestinese da parte del governo di Israele. Di seguito i due comunicati (ndr).

Questo il comunicato dell’Anpi e di altre associazioni e partiti di Parma che hanno convocato il presidio dell’11 aprile:

Cessate il fuoco! Fermare Israele! Fermare il massacro del popolo palestinese!

Le sottoscritte organizzazioni vogliono rispondere positivamente all’appello lanciato dal Comitato nazionale dell’ANPI “a tutte le forze democratiche, alle istituzioni, ad ogni persona di buon senso e di buona volontà: si operi per contrastare la violentissima ripresa dello sterminio di palestinesi di Gaza da parte delle forze armate israeliane”. Pensiamo che Parma, che ha una lunga tradizione antifascista e di solidarietà, non possa restare inerte di fronte a questo appello. Per questo organizziamo un presidio di fronte alla Prefettura per richiedere al Governo e al Parlamento italiano di mettere in campo tutte le iniziative possibili al fine di giungere ad un immediato e definitivo cessate-il-fuoco a Gaza. Contemporaneamente di mettere in atto tutto quanto è possibile perché cessino le aggressioni violente contro i cittadini palestinesi della Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano occupante e dei coloni insediati illegalmente sul territorio, internazionalmente riconosciuto quale parte dello Stato palestinese.

Oltre a questa richiesta d’azione, proponiamo che:

• si proceda al riconoscimento immediato dello Stato di Palestina, come fatto da altri Stati europei;

• si interrompa qualsiasi collaborazione di ordine militare, diretta e indiretta, con lo Stato israeliano;

• si operi in sede di Unione Europea e di Nazioni Unite al fine di pervenire ad una soluzione politica del conflitto che impedisca qualsiasi forma di pulizia etnica, comunque mascherata, nei confronti del popolo palestinese;

• si condanni come immorale e illegittimo il tentativo di trasferire gli e le abitanti di Gaza al di fuori della loro terra.

Auspichiamo che attorno a questa nostra proposta si possa realizzare la più ampia partecipazione di cittadini e cittadine.


Questo, invece, quello della Comunità palestinese di Parma:

Palestina: l’impossibile equilibrismo

Dal 7 ottobre 2023 Israele in poco più di 15 mesi ha ammazzato all’incirca 70000 palestinesi, di cui 40000 tra donne e bambini; distrutto ospedali, scuole, strade, acquedotti, raso al suolo o seriamente danneggiato il 70% delle abitazioni nel silenzio complice dei governi occidentali compreso quello italiano.

Da quando poi la notte del 17 marzo Israele ha rotto unilateralmente la tregua, è ricominciata ancora più feroce la mattanza. C’è da dire che nei 2 mesi di ”tregua” ha ucciso più di 100 persone a Gaza stessa,oltre a invadere la Cisgiordania (più di 80 morti e la distruzione totale dei campi profughi di Jenin e Tulkarem) e bombardare Siria e Libano. Le dichiarazioni di Netanyahu e dei vertici militari israeliani lasciano pochi dubbi: ”attuare il piano Trump”!! Spostare i gazawi in un lembo di terra sempre più piccolo per poi costringerli a decidere tra la morte e l’esilio; una nuova nakba questa volta in diretta TV. Siamo dunque alla soluzione finale.

Di fronte a un anno e mezzo di massacri indiscriminati, pulizia etnica e di una dichiarata volontà di eliminazione dei palestinesi dalla loro terra diventa chiaro a tutti che non ci troviamo di fronte al diritto di difesa dell’unica democrazia del Medio Oriente, come abbiamo avuto modo di sentire da gran parte della politica italiana, ma alla pianificazione di uno sterminio secondo la peggior tradizione coloniale europea.

A Parma è stato chiamato per venerdì 11 aprile un presidio per chiedere un ”cessate il fuoco” partendo da un appello dell’Anpi del 23 marzo a cui aderiscono forze politiche e sociali.

Noi, che fin dall’8 ottobre 2023 siamo scesi in piazza decine di volte denunciando e condannando Israele, prendiamo atto della convergenza su una piattaforma più netta di alcune forze politiche che in passato si sono mostrate spesso riluttanti (per usare un eufemismo) nel sostenere la causa palestinese, se non addirittura complici di Israele. Tuttavia non abbiamo aderito all’appello, perché prima di scendere in piazza a Parma insieme a chi ha considerato diritto alla difesa lo sterminio di decine di migliaia di persone, aspettiamo almeno un gesto concreto.

Siamo pronti ad essere smentiti qualora le forze aderenti e presenti in maggioranza al consiglio comunale per esempio, presentassero una mozione di condanna del genocidio, di Israele o di appoggio al movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele). Prima di allora per noi diventa difficile condividere la piazza con chi considera democrazia un regime di Apartheid che sta perseguendo un genocidio sotto i nostri occhi e con la complicità anche del governo italiano. Non c’è più spazio per ambiguità ed equilibrismi.