di Piermichele Pollutri [1]
«Da molti anni il popolo non ha fatto niente per sé stesso. Non è neanche esistito perché non ha potuto godere effettivamente la propria vita. La sua esistenza è servita ad altri, procurando loro tutti i piaceri della vita; esso è stato in rapporto a se stesso, come un non-essere… quale lavoratore può affermare di vivere veramente? A meno che non si voglia dire che egli vive quando deperisce a fuoco lento, producendo, con lo stomaco vuoto e le membra spossate, ciò che serve a far vivere altri uomini. L’esistenza dell’operaio è negativa. È vivo per la produzione, la miseria, la schiavitù, morto per la gioia e la felicità… Il popolo è lo zimbello della società»[2].
Chiare quanto provocatorie sono le riflessioni che William Benbow, membro irrequieto della National Union of the Working Classes and Others fondata nell’aprile 1831 dai discepoli di Owen, lascia su un opuscoletto di quindici pagine pubblicato a Londra nel 1832 intitolato Grand National Holiday and Congress of the Productive Classes[3]. Benbow non si preoccupa di trovare una spiegazione scientifica del fenomeno che denuncia ma si limita a constatare il fatto. Benbow non è un intellettuale di professione: calzolaio, cabarettista, poi libraio e infine direttore di un cafè chantant. Il suo nome appare nelle controversie dei riformatori di Manchester a partire dal 1816. Nell’opuscoletto si legge ancora:
«È l’ignoranza che ci fa lavorare non per noi, ma per gli altri; è l’ignoranza che ci fa combattere e prodigare il nostro sangue e la nostra vita per assicurare ad un piccolo numero di individui il potere di ridurci sempre a loro strumenti; è l’ignoranza che ci impedisce di conoscerci e senza una conoscenza chiara di noi stessi resteremo sempre lo strumento degli altri, schiavi della classe che consuma… Se i nostri signori e padroni hanno molte buone ragioni per mantenerci nell’ignoranza, noi ne abbiamo di più forti per acquisire la conoscenza… Il sapere di cui abbiamo bisogno è molto facile da acquistare; non è quello che si acquisisce nelle scuole o dai libri… La conoscenza di cui abbiamo bisogno è quella di noi stessi: la conoscenza del nostro poco potere, della nostra immensa potenza e del diritto che abbiamo di mettere in azione questa nostra immensa potenza»[4].
Egli rivela, nella sua apparente semplicità, una forza di persuasione che non mancherà di colpire una certa categoria di intellettuali. Non si complica la vita con difficili spiegazioni molte volte incomprensibili per la stessa classe a cui si riferisce: al nemico di classe, numericamente debole, bisognava opporre la forza del numero.
Benbow sembra aver seguito con attenzione le rivolte degli operai a Lione e a Grenoble dove le rivendicazioni degli operai andavano oltre i miglioramenti immediati e giungevano a mettere sotto accusa il sistema politico.
Continua lapidario ma parlando in modo semplice e diretto:
«Il rimedio che deve migliorare la vostra situazione e strapparvi dalla rovina finale ed eterna è in voi stessi. È semplicemente l’unità di pensiero e di azione. Pensate insieme, agite insieme e smuoverete montagne di ingiustizie, di oppressioni, di miserie e di bisogni»[5].
Padroni e signori, benché minoritari, sono riusciti ad imporre la loro politica grazie alla loro coesione, alla loro comunità di intenti e di prassi, con la loro stessa arma conviene vincerli.
A questo punto dell’opuscolo Benbow ci lascia con assoluta chiarezza il principio di azione che diverrà, quindici anni più tardi, la sostanza rivoluzionaria di quel socialismo che diverrà scientifico:
«Di tutte le follie di cui la natura umana può rendersi colpevole, non ce n’è una più grande di quella di credere che gli altri facciano per noi ciò che dovremmo fare da noi stessi. Se gli altri non sentono le stesse cose di noi, se gli altri non sono oppressi, derubati, degradati, come possono immedesimarsi nei nostri sentimenti?»[6].
Questo è il contenuto del postulato che Marx e Engels, nel Manifesto Comunista, definiscono come «historishe Selbstätigkeit» del proletariato. Per comprenderne meglio l’enorme significato, lo studioso Maximilien Rubel (1905-1996) propone un termine di etimologia greca che rende il senso della parola tedesca: autopraxis[7].
Autopraxis intesa come “funzione storica autonoma” del proletariato, ovvero la classe che si riconosce (in sé) come tale e come tale si muove autonomamente come-e-con movimento politico proprio.
L’autopraxis richiama alla volontà di liberazione dei proletari senza volgersi verso l’insieme della società indistintamente, o anzi magari, privilegiatamene, verso la classe dominante.
Il manifesto di Benbow, primo documento letterario che propugna l’autoliberazione e l’autodeterminazione delle classi produttrici, continua a spiegare l’azione liberatrice attraverso la proposta, come si evince dallo stesso titolo dell’opuscoletto, di un Grand National Holiday, ovvero una grande festa nazionale che prevedesse l’abbandono del lavoro come mezzo per guadagnarsi il pane, dimostrando che la classe dei produttori, quindi l’immensa maggioranza della società britannica, classe tanto utile quanto sprovveduta ‒ secondo l’espressione di Flora Tristan ‒, astenendosi dal produrre e dal creare ricchezza nazionale (The Wealth of Nations), durante un tempo stabilito preventivamente, poteva forzare la minoranza che possedeva e che dominava, a stabilire, nel suo proprio interesse[8], una regolamentazione societaria dell’umanità a lungo sognata e promessa, destinata a servire gli interessi di tutti[9].
Una grande festa dello spirito, insomma, e un passo verso la felicità e la libertà dell’umanità accompagnata dalla fine della servitù proletaria.
Di fatto Benbow anticipa la teoria-prassi dello sciopero generale come strumento di lotta politica e sociale. Per un mese la classi produttrici, momentaneamente in stato di diserzione dal lavoro, si sarebbero riunite in congresso per proclamare una Costituzione universale, un nuovo diritto che garantisse l’uguaglianza dei diritti e delle libertà, dei godimenti e dei sacrifici.
«Bisognerà d’ora in poi formare dei comitati di gestione delle classi lavoratrici in ogni città, quartiere, villaggio e comune attraverso il Regno Unito. I comitati dovranno familiarizzarsi con tutti i particolari del piano ed essere pronti ad impiegare tutta la loro energia e ostinazione nel metterlo in atto nel modo più rapido ed efficace possibile»[10].
Ai comitati era dato il compito di vigilare sugli eccessi di intemperanza, sulla corretta gestione delle assemblee, sulle richieste da inoltrare, sulla gestione delle provviste per sostentare i lavoratori e le loro famiglie durante l’agitazione sociale[11].
Insomma vi erano nell’opuscolo tutte le indicazioni per la massima riuscita dell’iniziativa generale. Lo stesso Rubel non esita senza esagerazione a definirlo «come il seme di un pensiero dei consigli operai in grado di aiutare la riflessione che si nutre oggi delle esperienze diverse disseminate lungo i 130 anni che sono passati dalla creazione della Società dei pionieri di Rochdale (1844)»[12].
Nel momento in cui la classe dei produttori si riconosce come tale acquisendo coscienza del proprio ruolo in seno alla società compie di fatto il primo passo verso l’autopraxis, ovvero prende coscienza della propria storia, del suo essere classe, del suo essere motore della società e della storia.
Ma lo sciopero e in genere la conflittualità ai tempi nostri come si articola? Benbow che direbbe? Da uno sguardo sui principali media alcuni indicatori segnano una ripresa della rivendicazione con situazioni a macchia di leopardo. Andando a schematizzare possiamo definirne alcune.
Novembre 2023. Dopo 11 ore di trattativa il potente sindacato tedesco, Ig Metall, che rappresenta 2,3 milioni di lavoratori, a partire dal settore auto, è giunto a un accordo con le aziende che garantirà un rialzo dei salari del settore metalmeccanico del 5,2% il prossimo anno e del 3,3% nel 2024. Quasi 8500 euro in più in tasca ai lavoratori[13].
Sei settimane di sciopero negli Usa del sindacato UAW: è stato il più grande dei lavoratori del settore automobilistico degli ultimi decenni ed è riuscito a realizzare quasi l’impossibile in tema di conquiste direttamente salariali e di salario indiretto. Come osserva Alessandro Scassellati su Transform Italia[14], quattro erano le richieste fondamentali dell’UAW che hanno portato allo sciopero: salari nettamente più alti (parliamo di cifre attorno al 30%)[15], compreso il ripristino degli aggiustamenti automatici del costo della vita; l’eliminazione del sistema retributivo a due livelli introdotto più di 15 anni fa; un percorso di sindacalizzazione dei nuovi stabilimenti di veicoli elettrici; e il ripristino del sistema pensionistico pagato dall’azienda e dell’assicurazione sanitaria per i pensionati iscritti al sindacato. Nei primi tre ambiti il sindacato sembra aver ottenuto ciò che voleva, continua Casellati, solo nel settore delle prestazioni pensionistiche le case automobilistiche sono riuscite a mantenere la posizione ma sulle prestazioni pensionistiche la partita si gioca in una complessità diversa dovuta al sistema privatistico delle pensioni dove grosse aziende hanno chiesto istanza di protezione dalla bancarotta per l’eccessivo costo delle pensioni.
La novità ed il punto di forza delle mobilitazioni risiede in una strategia concretizzatasi nello sciopero simultaneo. contro tutte e tre le società, le Big Three, raggruppamento formato da Chrysler, Ford e General Motors, una situazione mai verificatasi prima dal 1937. Il presidente della UAW, Shawn Fain, ha sottolineato l’importanza della compattezza degli iscritti all’UAW nel raggiungere tali risultati come in una nota ribadisce la Fiom-Cgil nazionale[16]. La UAW ha adottato una nuova tattica – lo Stand Up Strike (“sciopero in piedi”) ‒, un mix delle tattiche di sciopero “a singhiozzo”, a “scacchiera” e a “gatto selvaggio”, supportato dalla cassa di resistenza sindacale (possiamo definirla tale in Italia) di circa 500 dollari a settimana come indennità. Shawn Fain, 54 anni, nipote di sindacalisti, mediatore duro e convinto delle proprie idee, primo leader nella storia del sindacato ad essere scelto con elezione diretta dei membri Uaw (e questo potrebbe spiegare tante cose, come il suo essere ligio alle rivendicazioni della classe lavoratrice che rappresenta) dichiara: «Profitti record significano contratto record».
Si riferisce ai 250 miliardi di profitti, di cui 21 miliardi solo negli ultimi 6 mesi che negli ultimi 10 anni azionisti e amministratori delegati (CEO) hanno accumulato. C’è qualcosa di nuovo che aleggia e a spiegarlo è “Il Sole 24 Ore”[17] in una recente intervista a un professore di Harvard e uno di Georgetown che raccontano la nuova insoddisfazione dei lavoratori e il crescente sostegno dei sindacati.
Il professor Benjamin Sachs, professore di Harvard ed esperto di diritto del lavoro e rapporti di lavoro, afferma:
«Non ho mai visto niente di simile in vita mia. Questo è davvero un momento straordinario nella storia delle relazioni industriali degli Stati Uniti. Stiamo assistendo alla formazione di nuovi sindacati in aziende che gli americani pensavano non si sarebbero mai sindacalizzate: Amazon, Starbucks, Trader Joe’s e Apple. Il fenomeno si sta verificando anche tra i giovani: studenti, lavoratori universitari, giovani medici etc. stanno organizzando sindacati… Una parte importante di molti dei recenti scioperi è che non riguardavano solo le questioni dei lavoratori, ma spesso i lavoratori lottano per proteggere le istituzioni di cui fanno parte, come l’assistenza sanitaria, per migliorarle e per farle funzionare meglio».
Nella lunga intervista condivisa col collega continua: «… negli Stati Uniti, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un fenomeno di scioperi sul tema della cosiddetta “contrattazione per il bene comune”: i lavoratori si sono battuti per migliorare la propria situazione, ma anche per il miglioramento delle loro istituzioni….».
Fine prima parte
Link alla seconda parte dell’articolo
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[1] Parte di queste riflessioni sono tratte da P. Pollutri La «marxologia» di Maximilien Rubel, etica, critica ed utopia nel pensiero di Marx, relazione al corso di perfezionamento in filosofia, “L’utopia e la pace”, Unipr, 2006-2007, Dipartimento di filosofia, direttore del corso prof. F. Andolfi.
[2] E. Dolléans in La naissance du chartisme (1830-1837), “Revue d’histoire des doctrines économiques et sociales”, 1909, 4, pp. 384 e segg, in M. Rubel, L’autopraxis storica del proletariato, in “Vis-à-Vis. Quaderni per l’Autonomia di classe”, n. 6, 1998, p. 245.
[3] Per una ricostruzione completa su W. Benbow e la sua idea di “grande festa nazionale” vedi Id., The Great National Holiday, 1832, nella traduzione italiana parziale La grande vacanza nazionale e il congresso delle classi produttrici, in La tradizione socialista in Inghilterra. Antologia di testi politici, 1820-1852, a cura di Gino Bianco e Edoardo Grendi, Torino, 1970.
[4] M. Rubel, L’autopraxis storica del proletariato, cit., p. 245-246.
[5] Ivi, p. 246.
[6] Ivi, p. 247.
[7] Esempi di autopraxis Rubel le individua storicamente in Inghilterra nel movimento cartista (col quale lo stesso Marx era in contatto) e in Germania nelle esperienze della Lega dei proscritti, poi dei Giusti e dei Comunisti sottolineando il ruolo di Wilhelm Wetling (1808-1871), il cui progetto di società comunista rappresentava, nella sua ricchezza e semplicità, una sintesi magistrale delle dottrine utopiste dell’epoca.
[8] Ibidem, p.248.
[9] Prima di Benbow in effetti la cultura ebraica prevede il Sabbat, l’anni della liberazione, ogni sette anni, è il Giubileo degli Ebrei.
[10] Cfr. E. Dolléans in La naissance du chartisme (1830-1837), cit., p. 251. Da notare che se Benbow si appassiona all’idea dello sciopero generale è perché esisteva già in Gran Bretagna una lunga tradizione di lotte operaie e una certa esperienza di scioperi parziali. (Associazione Nazionale per la Protezione del Lavoratore, fondata nel 1829 da J. Doherty, Grande Sindacato Nazionale Consolidato, fondato da Owen nel 1833, entrambe britanniche. Stupisce che le prime associazioni operaie ed artigiane tedesche vengono costituite non in Germania ma in Svizzera e Francia allorché la Charte del 1830 favorì la libertà di associazione e di coalizione.
[11] Benbow si ritira dalla scena pubblica negli anni successivi non potendo più propagandare le sue idee per mezzo di un giornale Ricomparve negli anni successivi quando l’agitazione per la riforma politica riprese con più foga di prima e culminò con la redazione della Carta e il lancio della Petizione nazionale. Alcuni anni dopo la pubblicazione dell’opuscolo di Benbow, il movimento cartista adottò l’arma dello sciopero generale nella sua lotta per la riforma politica Però, alcuni giorni prima del 12 agosto 1839, data fissata per l’inizio dello sciopero generale, questo fu disdetto; i responsabili pensarono che il popolo non era pronto a realizzare la propria emancipazione. Fu la vittoria degli elementi moderati, desiderosi di aspettare la reazione del Parlamento rispetto alla Petizione.
[12] M. Rubel, L’autopraxis storica del proletariato, cit. p. 251.
[13] https://www.milanofinanza.it/news/inflazione-ig-metall-il-potente-sindacato-tedesco-delle-auto-ottiene-un-aumento-salariale-dell-8-5-202211181243198102?refresh_cens;
[14] https://transform-italia.it/se-limpossibile-e-possibile-vittoria-storica-del-sindacato-uaw-dopo-46-giorni-di-sciopero/;
[15] https://www.fiom-cgil.it/net/comunicazione/zoom/10739-uaw-le-lavoratrici-e-i-lavoratori-delle-big-three-approvano-i-contratti;
[16] Idem;
[17] https://www.ilsole24ore.com/art/inflazione-salari-nuovi-sindacati-ecco-perche-usa-e-momento-grandi-scioperi-AFS9ce7;