da Comunità palestinese di Parma
Subito dopo la combattiva manifestazione del 18 novembre per il cessate il fuoco a Gaza e per la Palestina sono arrivati i comunicati innervositi di un consigliere comunale di Fratelli d’Italia, noto a Parma per il suo iperattivismo su facebook (un “leone da tastiera” insomma) e per le sue mire carrieristiche, e di una associazione locale sionista. Evidentemente il fatto che molti parmigiani si siano accorti che il governo e i comandi militari israeliani stiano compiendo un massacro di proporzioni immani, innervosisce sia il politico in carriera che i filogovernativi sionisti. E dunque, anche nei loro testi, si continua a confondere la lotta contro una politica colonialista e razzista con un inesistente antisemitismo. E’ arrivata la risposta, che pubblichiamo di seguito, della Comunità palestinese di Parma. Intanto la mobilitazione per la Palestina continua: oggi a Reggio Emilia un nuovo corteo, con partenza alle 15 da Piazza Vittoria, attraverserà le strade della città. Ci sarà una grande partecipazione anche da Parma (con ritrovo alle 14 alla stazione ferroviaria) [ndr].
La Comunità Palestinese di Parma e i suoi amici e solidali apprendono con sgomento e indignazione la pubblicazione su alcune testate del comunicato dell’Associazione Parmense per Israele, che senza mezzi termini offende ed infanga la giusta lotta palestinese e chi la sostiene; per questo motivo ci sentiamo in dovere di mettere nero su bianco le nostre posizioni, e di chiederne agli organi di stampa una pronta pubblicazione.
Le immagini che abbiamo proiettato sabato su un palazzo del centro, e che tanto hanno scandalizzato i sionisti dell’Associazione già citata, esprimono le nostre idee e il nostro sostegno al popolo palestinese, ora più che mai in pericolo di fronte alla disumana rappresaglia israeliana che, nel momento in cui scriviamo, ha prodotto più di 13 mila morti, 35 mila feriti e 2 milioni di profughi.
Crediamo che il problema di base di fronte a questa terribile situazione sia la colonizzazione e l’occupazione militare israeliana della Palestina, iniziata ben prima del 7 ottobre ed arrivata fino ad oggi (nonostante l’evidente illegalità, testimoniata a più riprese dall’ONU) anche grazie al silenzio della comunità internazionale e alla complicità di alcune potenze mondiali.
Il boicottaggio dei prodotti israeliani è un’azione nonviolenta, democratica ed efficace: il regime di apartheid sudafricano fu colpito duramente da questa pratica, che oggi rimane per noi uno strumento utile e quotidiano per non finanziare Israele e la sua economia di guerra e di occupazione.
Rigettiamo totalmente l’equiparazione più o meno velata che spesso viene diffusa sui media mainstream tra ebraismo e sionismo: il primo è una religione, che come tale rispettiamo profondamente, mentre il secondo è un’ideologia politica razzista e suprematista, che ancora oggi costituisce la base per i progetti di pulizia etnica e genocidio promossi dai governi di Tel Aviv.
In conclusione, considerata l’accusa viscida e grave di “fomentare l’odio”, ci permettiamo di rispedire al mittente l’offesa: additare chi invita a non acquistare prodotti israeliani mentre ministri, ambasciatori, generali e varie personalità di spicco israeliane invocano quotidianamente il genocidio palestinese e la distruzione totale di Gaza non è solo ridicolo, ma offensivo e tragico e allo stesso tempo.
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