NoCargo, un appello ai cittadini di Parma

di Andrea Torreggiani

Lettera aperta alla cittadinanza del comitato contrario all’ampliamento dell’aeroporto di Parma e la sua potenziale trasformazione in scalo merci per aerei cargo (ndr).

Sono Andrea Torreggiani dell’Associazione No Cargo Parma, mi rivolgo a tutti i cittadini di Parma per segnalare una questione che riguarda la nostra salute, una questione in cui sono racchiusi tutti i peggiori meccanismi politici e di potere che, purtroppo, in Italia conosciamo bene. Parliamo del progetto di sviluppo dell’aeroporto di Parma, un’infrastruttura nata alle porte della città, nel primo dopoguerra, come semplice campo volo, e ora pienamente inserito nel tessuto urbano di Parma. Un’infrastruttura a capitale misto, privato e pubblico, con una netta quota di maggioranza detenuta dell’Unione Parmense degli Industriali tramite una controllata. Nonostante i ripetuti tentativi di rilancio questo aeroporto non ha mai funzionato per via della posizione e del bacino di utenza limitato, già coperto da quattro grandi aeroporti nel raggio di 100 Km (Linate, Bergamo, Verona e Bologna).

Solo negli ultimi 12/13 anni le perdite della So.Ge.A.P. S.p.A., la società di gestione, ammontano a oltre 47 milioni di euro (perdite annuali tra i 3.5 e i 4.5 milioni di euro, fatta eccezione per un anno, che fu in attivo di 25.000 euro per via di un rimborso ENAC, quindi non dovuto all’operatività), ammanchi che hanno pesato anche sulle tasche di noi contribuenti in quanto parte delle quote societarie sono detenute da istituzioni pubbliche come il Comune di Parma, la Provincia di Parma e la CCIAA. Da un paio di anni sono quote basse, ma fino ad un recente passato le partecipazioni pubbliche erano consistenti.

L’inspiegabile volontà di volerlo rilanciare a tutti costi ha portato la proprietà a pensare di trasformare un piccolo aeroporto di provincia in un aeroporto internazionale con annesso un terminal cargo per le merci. Allo scopo, nell’agosto 2018, è stato presentato alla Commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente un progetto di sviluppo. Nel frattempo, la regione Emilia Romagna, per opera del Presidente Bonaccini, ha deliberato un sostegno a fondo perduto di 12 milioni di euro, ora diventati 20 secondo le ultime dichiarazioni, per sostenere questa società privata nel suo piano di sviluppo. E il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha promesso 2,5 milioni di euro per favorire la viabilità in accesso e uscita all’infrastruttura.

Il progetto presentato alla commissione era talmente approssimativo e tendenzioso che per due anni è stato bloccato da decine e decine di osservazioni di aziende, associazioni, comitati e semplici cittadini, che hanno portato il ministero stesso alla richiesta di chiarimenti. Chiarimenti in gran parte mai dati dalla proponente del progetto. E già queste mancanze, incongruenze ed errori sarebbero state sufficienti per un rigetto del progetto, quando, inspiegabilmente e in piena pandemia, il 17 aprile 2020 la Commissione VIA destituita (la commissione in questione ha causato una procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia) emette un parere positivo al progetto di sviluppo dell’aeroporto. Parere positivo vincolato a 7 prescrizioni, alcune delle quali illegittime, secondo i nostri tecnici e i nostri legali, perché riguardano la produzione di documenti che avrebbero dovuti essere consultati in fase di valutazione.

Un esempio? Dalla proponente del progetto non è stato fornito il piano di rischio aeroportuale che, come si può ben capire, è uno strumento normativo fondamentale per autorizzare o meno lo sviluppo di un aeroporto. Ricordiamo che il piano di rischio di cui ha parlato finora il Comune e la Gazzetta, è quello della pista attuale: quello della pista allungata chissà quando arriverà.

In collaborazione con i tecnici e i legali abbiamo prodotto una relazione contenente tutte le motivazioni per cui il parere della vecchia commissione VIA era da ritenersi illegittimo, con la richiesta di rimandare la valutazione alla nuova commissione VIA, insediatasi a giugno 2020. Tale documentazione è stata inviata a luglio 2020 al Ministro Costa e a tutti i principali funzionari competenti del ministero dell’Ambiente e, appena insediato, al nuovo ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, oltre a tutti i suoi principali funzionari. Proprio di qualche giorno fa, il ministro Cingolani ha dato il suo benestare al progetto di sviluppo.

Ora, ci chiediamo, ma che transizione ecologica è quella che permette lo sviluppo di un aeroporto cargo internazionale, infrastruttura estremamente inquinante, inglobato nella città di Parma, già al centro della zona più inquinata d’Europa (siamo al 38° posto in classifica), circondato da zone completamente urbanizzate, da scuole, da ospedali, da centri commerciali? Solo in merito a quest’ultimo punto ci sarebbe da scrivere un libro perché alla fine della pista è in corso di costruzione un gigantesco centro commerciale, il Parma Urban District, ora sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica proprio per l’incompatibilità con l’aeroporto, e che vede indagati un assessore e due tecnici del Comune di Parma.

Come dicevo all’inizio, in questa vicenda ci sono tutti gli elementi della peggiore Italia che conosciamo: privati che vogliono costruire infrastrutture dannose per le persone e il territorio, con il solo scopo di aumentare i propri profitti, istituzioni pubbliche disposte a regalare milioni di euro di denaro pubblico per chi sa quale tornaconto, uno stato miope, se non completamente cieco, comunque negligente, che autorizza un’opera altamente inquinante mentre si proclama paladino della difesa dell’ambiente.

E in tutto questo, i cittadini non hanno voce, non vengono considerati, devono solo pagare le tasse e stare zitti, che al loro “bene” ci pensa chi ha una “visione complessiva” green, sostenibile e ambientalista.