da Potere al Popolo Parma
L’ultimo numero del settimanale ecologista de Il Manifesto – l’ExtraTerrestre – ospita un’inchiesta molto istruttiva sugli allevamenti intensivi, a firma di Eleonora Dragotto. Il punto centrale è tanto semplice quanto dirompente: gli allevamenti intensivi sono luoghi pericolosi perché presentano condizioni ideali per il famigerato “salto di specie”. Non a caso il titolo, eloquente, è ‘Meno allevamenti, meno pandemie’.
Vale la pena di riportare le parole di Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità: «Noi conosciamo molto bene i patogeni degli animali allevati ed esistono rigorosi piani di biosicurezza per evitare la diffusione dei virus tra di loro. Detto questo, non c’è dubbio che negli allevamenti intensivi le condizioni sono perfettamente favorevoli perché un patogeno possa moltiplicarsi. È il caso dei focolai di salmonellosi negli allevamenti di specie avicole o di suini, così come la grave diffusione di Sars-Cov-2, descritta recentemente negli allevamenti di visoni da pelliccia. Questo, al di là delle questioni etiche, è un aspetto molto critico di questi luoghi».
Ora, in molti ricorderanno le migliaia di visoni contagiati e poi abbattuti in Danimarca. Molto probabilmente, però, saranno in pochi a sapere che la stessa cosa è accaduta in un allevamento del Cremonese, in Pianura Padana.
La filiera della lavorazione delle carni si caratterizza non solo per livelli di sfruttamento sempre crescente della manodopera impiegata, ma anche per un impatto ambientale non più sostenibile già nell’immediato. Occorre ripensare un intero modello di produzione e di consumo che dia benessere per tutti. Con quello attuale, invece, si garantisce un’enorme ricchezza per qualcuno, sfruttamento per il resto della società e inquinamento per tutti. In un momento in cui la transizione ecologica è uno slogan molto di moda, diventa chiaro che questa transizione se vuole essere reale deve essere guidata dall’interesse pubblico e non può essere lasciata all’iniziativa privata, quella che ci ha portato al disastro attuale.
Una volta di più è necessario ribadire un concetto di puro buon senso: la salute di tutti non può essere messa a repentaglio per garantire il profitto di pochi.