da Educatori e operatori del sociale di Parma e La scuola siamo noi
Domani, sabato 6 giugno, alle 15:30, in piazza Garibaldi, il Coordinamento degli educatori e operatori del sociale di Parma e il coordinamento La scuola siamo noi hanno organizzato un flash mob per la difesa dei servizi sociali pubblici. Al presidio hanno aderito numerose sigle, da POST al Collettivo la Rage, da
Usb Confederazione di Parma a SGB per la conquista dello stato sociale e della democrazia, da Potere al Popolo Parma ad Art Lab Occupato. Di seguito l’appello alla mobilitazione (ndr).
L’emergenza sanitaria ha avuto delle conseguenze pesanti nel settore dei servizi sociali anche perché si è abbattuta su una realtà già disastrata: un sottofinanziamento progressivo e costante che si è tradotto in privatizzazioni, esternalizzazioni, appalti al ribasso negli ultimi 30 anni. A farne le spese operatori ed utenti. Operatori sottopagati e in condizioni di lavoro precarie sono il riflesso di servizi sempre meno di qualità e sempre meno universali.
Ci aspettavamo che la realtà messa a nudo con crudezza dall’emergenza sanitaria desse il la per un ripensamento dei servizi sociali e della loro riorganizzazione, invece si continua come prima, utilizzando il covid come un paravento per non affrontare i problemi. Ne è una dimostrazione la ripartenza dei servizi a minori e disabili, che stanno per essere riattivati con urgenza, senza risorse aggiuntive, esclusivamente a supporto della macchina economica del profitto che deve ripartire ad ogni costo.
Intendiamoci, ripartire è fondamentale, per alleviare la sofferenza di chi in questi ultimi mesi ha pagato in modo ancora più caro il distanziamento sociale. Constatiamo con amarezza che durante il periodo dei decreti da lockdown queste categorie sono state ignorate e se ne riparla solo adesso per permettere a chi se ne prende cura di tornare a “produrre”. E noi con loro, invisibili tra gli invisibili, esempio lampante che se non si è nel circuito di produzione di ricchezza si è ai margini.
Rivendichiamo sicurezza per noi e per le persone di cui ci prendiamo cura, rivendichiamo la nostra funzione come essenziale per una comunità e ci aspettiamo che ne venga riconosciuta la centralità anche in termini di priorità politica.
Per questo chiediamo più risorse per servizi sociali universali, pubblici e garantiti. Chiediamo di ripensare al sistema che ha prodotto colossi cooperativi che di sociale conservano solo una dicitura bugiarda sul logo, e che ha visto il risparmio come uno criterio accettabile per organizzare i servizi.
Vogliamo contribuire a costruire servizi nuovi e per farlo non possiamo più essere gli operai della cura nel discount delle prestazioni sociali. E il 6 giugno proveremo a uscire dall’invisibilità in cui ci hanno costretto, a rompere l’omertà su condizioni di lavoro sempre più insostenibili.
La nostra lotta non parla solo delle nostre condizioni ma di quelle di tutta la società, perché il grado di civiltà si misura sulle condizioni in cui vive chi è più fragile, non sulle “eccellenze”.
Tutti quanti dagli educatori agli OSS, dagli insegnati agli ausiliari, svolgiamo un lavoro importantissimo e potremmo cambiare le nostre condizioni di lavoro solo migliorando i servizi e viceversa. Perché il Welfare siamo noi!