18 novembre 1910: il vero Black Friday

di Elisabetta Salvini

In occasione del consumistico Black Friday riproponiamo un articolo sul “vero” Black Friday (ndr).

Da poco meno di un’ora le suffragette avevano scoperto che il Parlamento inglese non avrebbe più preso in alcuna considerazione la proposta di legge a favore del suffragio femminile. Le donne non potevano votare e non lo avrebbero  potuto fare nemmeno nel prossimo futuro. Nessun diritto, nessuna possibile apertura verso il riconoscimento della cittadinanza femminile. Le donne non possono essere cittadine. Le donne non devono avere diritti, questo affermava, ancora una volta, il Parlamento inglese.

Ma a Londra, a combattere per il suffragio femminile sono in tante e da tanti anni ormai e la decisione del Parlamento non scoraggia le suffragette che, al contrario, decidono di organizzare immediatamente un’imponente manifestazione di protesta partendo da Caxton Hall in Westminster.

Sono 300 le militanti della Women’s Social and Political Union che sfilano per le strade di Londra. In testa una delle leader del movimento: Emmeline Punkhurst (Meryl Streep, per chi avesse visto il film “Suffragette”) e con lei le amiche, le sorelle, le figlie: le donne. Divise in piccoli gruppi le manifestanti si muovono compatte verso il Parlamento: l’obiettivo è quello di presentare una petizione per cercare di cambiare quell’assurda decisione.

Davanti al Parlamento però, le suffragette non riescono ad arrivare, vengono fermate prima, dai cordoni della polizia che, per sei lunghissime ore, vessano le donne in tutti i modi possibili. Manganellate, percosse, pugnalate, spinte, aggressioni, palpeggiamenti, umiliazioni. Le donne vengono gettate a terra, oppure spinte brutalmente contro le inferriate che dividono la strada dall’ingresso alla Camera dei Comuni. Nei rapporti e nei verbali raccolti si legge di abusi sessuali da parte di uomini della polizia che, ripetutamente, hanno pizzicato e contorto i seni delle manifestanti, sollevato le loro gonne palpeggiandole e insultandole oscenamente.

Nemmeno Rosa May Billinghurst, nonostante la sua severa disabilità, che da anni l’aveva costretta alla sedia a rotelle viene risparmiata. Vigliaccamente viene spinta in una strada laterale, aggredita, mentre alcuni poliziotti le rubano le valvole delle ruote per poi lasciarla così: sola. Poi, dopo averle negato ogni possibile forma di autonomia, la lasciano sola, immobile e umiliata.

In quel tragico venerdì vengono arrestati 4 uomini e 115 suffragette. Due di loro moriranno pochi mesi dopo, si pensa, in seguito alle percosse e alle violenze subite. Quel 18 novembre del 1910 è passato alla storia come il Black Friday: una delle giornate più eroiche e più tragiche delle lotte delle donne. Nel Black Friday ci sono la negazione dei diritti, il coraggio e la forte determinazione delle donne e quell’uso sessista del potere che si manifesta negli abusi, nella violenza, nell’umiliazione, negli arresti.

In quel Black Friday c’è tutta la storia delle donne. Una storia ancora poco conosciuta, ma da sempre “storpiata”, negata, cancellata oppure, ancor peggio, ridicolizzata. Associare il Black Friday alla giornata degli sconti e dello shopping pazzo, irrazionale, isterico è umiliare le donne e la loro storia. È la volontà di prendere un evento che ha segnato l’emancipazione femminile, svuotarlo di ogni significato politico e trasformarlo sempre in una giornata “da donne”, sempre in un contesto di partecipazione, ma vuoto, consumistico, futile e inutile.

Il Black Friday è stata una giornata di lotta per la cittadinanza, per i diritti, per la parità delle donne. Ricordiamolo e facciamo in modo che tale resti, perché tra cent’anni nessuno scriva che il Black Friday era la giornata delle lunghe e isteriche code per comprare, a metà prezzo, l’ultimo modello di smarthphone.

 

Elisabetta Salvini scrive per il blog Gender Gasp