da Potere al popolo Parma
Da diverso tempo, ormai, l’Aeroporto Verdi di Parma giace esangue accanto a via Cremonese. Dissanguato di liquidità: negli anni, infatti, ha perso decine di milioni di euro. Nel periodo della “febbre privatistica” si diceva che i capitali privati avrebbero deciso il futuro di quell’opera strategica, di cui la politica locale si riempie ancora la bocca. E il Mercato (con la maiuscola) sembra aver dato un responso chiaro: 3 milioni di passivo di bilancio solo nell’ultimo anno, tanto che la SoGeAP fatica a trovare “capitani coraggiosi” che la vengano a salvare con denaro fresco.
Eppure c’è chi è pronto a rianimare la società dell’Aeroporto con soldi pubblici, a costo anche di vendere azioni di una società pubblica in salute come le Fiere di Parma: è il caso del sindaco Federico Pizzarotti, che ha trovato una sponda nella Regione, pronta a dare in pasto al Verdi ben 12 milioni di euro. E proprio grazie alla Regione è arrivata anche la promessa di collaborazione con lo scalo bolognese. Un annuncio che vorrebbe incoraggiare la ricerca di altri capitali privati: “Signori, investite sul Verdi! Fate come Comune e Regione, che hanno già scommesso su di lui!”.
A sentir loro, il territorio non può perdere l’Aeroporto, casomai lo può reinventare come scalo merci, pardon “cargo”, in barba a qualsiasi valutazione ambientale (si veda la sciatteria con cui sono stati redatti i documenti per la procedura di Valutazione Impatto Ambientale). Ignorando persino un blocco del cantiere, da parte della magistratura, del vicino Parma Urban District. Di tutto questo non una parola durante lo spot della conferenza stampa del 16 gennaio scorso, quando si annunciava il preaccordo matrimoniale tra Verdi e Marconi.
Insomma si fa l’impossibile per salvare l’Aeroporto di Parma, perché è una infrastruttura centrale per chi detiene le redini del potere locale, economico e politico. Ed è chiaro che chi concepisce uno sviluppo fatto di scali cargo accanto a centri commerciali vede la sicurezza e l’ambiente come un dettaglio, utile giusto in campagna elettorale per far sognare, per poi sacrificarlo a un più pragmatico realismo amministrativo. D’altronde da Parma non si cambia il mondo. E allora… abbuffiamoci finché ce n’è, continuando sulla strada delle amministrazioni Ubaldi e Vignali, quelle della cementificazione del territorio!
E dunque se il mercato chiede, il comune deve rispondere! Pena il declassamento. Ingenui noi che pensavamo che il progetto devastante di “Parma Cantiere”, con le sue faraoniche e incompiute opere, fosse un incubo finito nel 2011, con la caduta del centrodestra in salsa ducale. Invece eccoci qui, nemmeno dieci anni dopo, a dover contrastare ancora quel modello, segno che gli interessi che lo animavano allora, sono ancora vivi e vegeti, e ben più forti dei sindaci e delle forze politiche che utilizzano.
E ci si sente quasi stupidi a chiedersi per quale motivo anche un ospedale deve sottostare alle inflessibili regole del Mercato, fino a chiudere servizi importanti come il punto nascite di Borgotaro, mentre il moribondo aeroporto di Parma diventa un irrinunciabile volano di sviluppo. L’ospedale chiude, l’aeroporto no! È questo il progresso di cui ha parlato il sindaco Pizzarotti nel suo discorso di Sant’Ilario?! Se è questo, è evidente a tutti che si tratta di un progresso solo per pochi e a breve termine. Senza futuro. È un’idea di società che non tiene conto né del rapporto tra il territorio e le sue infrastrutture né della salute dei suoi cittadini. Riflettere su questo, infatti, vorrebbe dire mettere in discussione quel progresso che ancora una volta, un altro “nuovo” sindaco, dietro il quale si celano noti e potenti interessi, ci prospetta come un Eldorado di ricchezza e prosperità, mentre il suo aspetto è tetro come gli scatoloni che popolano la nostra pianura.
E se invece di scommettere su un Aeroporto decotto si provasse a scommettere su un altro tipo di sviluppo?