da Centro studi movimenti
Tra desideri di rivoluzione e grandi aspettative per la creazione di una nuova società, il movimento del ’68 è stato capace di una grande ed esplosiva creatività che seppe andare ben oltre i confini della mobilitazione politica e finì per condizionare l’arte, la cultura e l’immaginario di un’intera generazione. È questo il tema del convegno Il potere dell’Utopia: Arti, cultura e immaginario nel ’68, organizzato a Parma dal Centro studi movimenti in collaborazione con la Biblioteca Franco Serantini di Pisa e l’Archivio Marco Pezzi di Bologna, e con il
sostegno della Regione Emilia Romagna. I prossimi 26 e 27 ottobre 201, nell’auditorium di Casa Matteo (via Saragat 33/a), dunque, si confronteranno numerosi studiosi di diversi atenei e centri di documentazione italiani. Nella prima sessione di venerdì pomeriggio ‒ Un immaginario planetario ‒ lo sguardo sarà rivolto fuori Italia, a quei paesi in cui fin dai primi anni Sessanta si manifestarono le inquietudini giovanili che poi esplosero nella contestazione del 68. Ad aprire i lavori sarà Alberto Mario Banti, che ripercorrerà le prime forme di controcultura di massa, animata soprattutto dal successo della musica rock e del nuovo cinema di Hollywood. Valentina Agostinis, poi, racconterà la swinging London e i fermenti che da lì avrebbero conquistato il mondo occidentale. Andrea Mecacci rifletterà sul Pop come fenomeno culturale che, ben lungi dal limitarsi alla sua espressione più nota, la Pop Art, investì ogni aspetto della vita del secondo Novecento, dal gusto estetico individuale all’immaginario collettivo, dagli oggetti quotidiani agli ambienti urbani. Il Maggio francese e la sua esplosione di creatività saranno invece al centro della relazione di Antonio Benci. Sabato mattina, i relatori della seconda sessione, Tra arte e politica, mostreranno come la mobilitazione del ’68 abbia investito le arti nel loro complesso e portato molti artisti a farsi mezzo di espressione delle tensioni che pervadevano il mondo giovanile; dalla letteratura (Luigi Weber) alla musica (Diego Giachetti), dal cinema
(Christian Uva) al teatro (Margherita Becchetti), dall’arte figurativa (Cristina Casero) alla fotografia (Lucia Miodini). Nell’ultima sessione di sabato pomeriggio ‒ Nuovi spazi per la politica ‒ sarà raccontato il modo in cui, arricchita di tutte queste suggestioni, la comunicazione politica dei movimenti riuscì a immaginare forme e modi nuovi per raccontarsi, da filmine e cinevolantini (Milo Adami) ai dazebao (Franco Bertolucci) dai manifesti (William Gambetta) alla canzone (Antonio Fanelli). Chiuderà il convegno la riflessione di Alberto Molinari su come quella stagione di conflitti si sia riverberata anche nell’universo dello sport, facendo emergere le contraddizioni inscritte in uno dei più importanti fenomeni di massa e mettendo in discussione la sua presunta neutralità e separatezza.