da Potere al Popolo Parma
Da giorni risuona l’allarme siccità, in primo luogo da parte del mondo agricolo. Tra il caro carburanti e la penuria idrica la produzione ortofrutticola del Paese è in forte difficoltà. Le precipitazioni sono ai minimi storici e le portate dei principali fiumi del nord sono le più basse, in inverno, degli ultimi 50 anni. Politica ed industria cominciano ad elaborare le loro proposte, a partire dall’invito al risparmio individuale di acqua. Anche noi di Potere al Popolo stiamo riflettendo su queste difficoltà, ed ecco le nostre osservazioni.
Innanzitutto, sappiamo che questa siccità non è una calamità straordinaria ed inspiegabile, ma l’effetto dei cambiamenti climatici dovuti all’eccessiva emissione di gas serra imputabile a molte attività antropiche: il nostro invito e impegno è ancora una volta quello di ridurre alla causa questo problema.
Sicuramente riteniamo che sia essenziale da parte di tutti e tutte un uso responsabile delle risorse idriche a propria disposizione, ma sappiamo che il paradigma che rovescia sugli individui le responsabilità di problematiche collettive e globali non funziona, nemmeno nel breve termine. L’impegno deve venire innanzitutto dall’amministrazione pubblica. Per questo, riteniamo che la gestione dell’acqua debba tornare ad essere davvero pubblica (come del resto è stato sancito dal referendum del 2011) e non improntata alla produzione di profitto. Questo passaggio permetterebbe di ridurre le ingenti perdite idriche imputabili non all’uso individuale, ma allo stato delle infrastrutture, come del resto sottolineato dal Piano d’azione per Energia Sostenibile e Clima (PAESC) presentato dal Comune di Parma nel 2021. In questo documento si riporta che le perdite lungo la rete di distribuzione IRETI-Parma ammontano al 43%.
Per quanto riguarda il settore agricolo, va proseguito e portato a compimento il processo, appena iniziato, nel locale, con l’approvazione del protocollo d’intesa per la realizzazione di un biodistretto nella provincia di Parma, di passaggio ad un agricoltura sostenibile, che preveda dunque anche una riduzione del volume di acqua necessario per il sostentamento delle colture. Passare ad un nuovo modello di agricoltura significa anche limitare il consumo idrico necessario a foraggiare la filiera dell’allevamento intensivo, dall’enorme impatto ambientale.
Chiaramente saranno necessarie delle misure di emergenza per affrontare questo stato di siccità. Il nostro invito è evitare di investire in grandi opere (come la resuscitata diga di Armorano) che potrebbero portare ad un immediato beneficio, ma che sul lungo termine non risolverebbero, ma anzi acuirebbero le cause profonde della situazione attuale. Bisogna invece porre le basi per investimenti proficui per il breve e lungo termine, attenti all’ambiente e al benessere delle persone.