di Daniela Monteverdi
Non c’è più tempo, anzi è già tardi. Questa è la semplice verità. Quando nei primi anni ’70, in occasione delle prime domeniche ecologiche, pattinavamo sulla via Emilia completamente deserta ci eravamo illusi che il verbo verde fosse già accolto e che se ne fosse compresa la concretezza e l’urgenza. Sono passati quasi cinquant’anni e manco ci accorgiamo se è in corso una giornata senz’auto, date le innumerevoli deroghe e la mancanza di controlli.
Quando nel 1995, Alex Langer – il più lungimirante ed europeo degli ambientalisti, che aveva capito e spiegato tutto infaticabilmente per tre decenni – si tolse la vita e tutti lo celebrarono, credemmo che finalmente i suoi insegnamenti sarebbero diventati vangelo e messi in pratica. Siamo ancora qui a proporre il suo rovesciamento di paradigma: Lentius, profundius, suavius, perché saranno la pazienza e la serietà, la profondità e la delicatezza che riusciranno a salvare il Futuro e non il forsennato accaparramento e sfruttamento delle risorse naturali. Il viso dolce e la determinazione ferrea di Greta Thunberg mi ricordano la lucidità e lo sguardo ampio di Alex, indicano a noi tutti la strada della lotta non violenta, ma ferma nel reclamare il diritto a un Futuro di speranza. Non c’è neppure più bisogno di parole: tutti sanno già tutto, non si può più fingere.
Ma il pensiero del limite non riesce a penetrare i muri di sordità eretti, sempre più alti e spessi, dalla politica, dalla classe imprenditoriale e finanziaria, che gioca solo sul proprio interesse, tutto e subito, che siano voti, potere o denaro.
Globalmente e localmente, chi ha potere politico o economico, senza distinzione di posizionamento ideologico, rifiuta totalmente di impostare una visione strategica per un Futuro accettabile, per la sopravvivenza. A livello mondiale ci si rassegna a firmare elenchi di buoni propositi che si sa già in partenza che non verranno rispettati, scadenze che verranno continuamente rinviate, il tutto in assenza di sanzioni. A livello europeo va solo leggermente meglio, ma chi lo sa che l’Italia è più volte sanzionata per consumo di suolo, mancati controlli sulle acque reflue, sforamenti dei livelli di polveri sottili? Sono multe salate, ma meglio passare tutto sotto silenzio per non essere costretti a prendere provvedimenti impopolari.
Il 2019 per i parmigiani è iniziato esattamente come si è chiuso il 2018, così come per tanti compagni di sventura delle città padane: polveri sottili fuori controllo, aria avvelenata, pericolo di gravi malattie. Lo scorso anno i giorni nei quali la concentrazione di PM10 ha superato il limite di legge di 50 microgrammi/mc sono stati 45, di cui 10 nel solo mese di dicembre. Ma un timido tentativo di chiudere il centro al traffico più inquinante è stato stroncato sul nascere da un malinteso interesse di commercianti e automobilisti.
E il mese di febbraio 2019 è stato il più caldo in assoluto in Europa da quando si registrano le temperature, cioè da un migliaio di anni. Continuare su questa strada significa scegliere da oggi la miseria e la morte anziché la vita per le generazioni future e per la Natura. È duro da accettare ma è semplicemente e realisticamente così. I rimedi è persino inutile elencarli: si conoscono benissimo e sono urgenti. Speriamo che il 15 marzo i milioni di persone che hanno coscienza scendano in strada a pretenderli.