“Non vogliamo un teatro che rimuove, nega, allontana le responsabilità”. Il documento di alcune associazioni che chiedono le dimissioni dei vertici del Teatro Due

Ieri sera, 18 dicembre, in occasione dell’incontro pubblico promosso dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione Teatro Due, in viale Basetti, alcune associazioni cittadine hanno letto un documento che chiede il ricambio dei vertici della fondazione, a partire dalla direzione. Il documento, che pubblichiamo, è firmato da “Casa delle donne, Centro antiviolenza, Europa Teatri, Festina Lente Aps, Gianluca Foglia Fogliazza, Giolli Cooperativa sociale, La Paz Antiracist F.C., Lenz Fondazione, LOFT Aps, Maschi che s’immischiano, Micro Macro Ets, Potere al Popolo, Progetti&Teatro Aps, Teatro del Cerchio, Teatro Necessario, Vagamonde Aps, ZonaFranca Aps, cittadine e cittadini di Parma” (ndr).

Come cittadine e cittadini di Parma, spettatori e spettatrici di questo teatro, artisti e artiste, prendiamo atto della versione che il Cda e la direzione di Teatro Due continuano a divulgare circa quanto accaduto tra queste mura durante il corso di Alta Formazione “Casa degli Artisti”, condannato dalla sentenza del Tribunale del Lavoro di Parma, che è molto chiara nell’indicare non solo l’entità delle molestie e degli abusi ma anche nell’individuare le responsabilità.

Questa sentenza chiude il terzo procedimento giudiziario a carico di Teatro Due e del regista (nel caso di specie) condannati sulla base di prove e riscontri effettivi e non di opinioni o “sentito dire”. Appellandoci ad essa, vorremmo pertanto sottolineare che la discussione che si è aperta nelle ultime settimane non è frutto di interpretazioni lacunose o di tentativi di strumentalizzazione della realtà. 

Non esistono punti di vista ma tre sentenze che dicono e ribadiscono la stessa cosa e che contrastano con la versione che il Cda del teatro continua a voler affermare, inasprendo ancor più la nostra indignazione.

Ci teniamo anche a dire che questa nostra battaglia è politica ma non certo partitica. E non condividiamo per nulla la strumentalizzazione politica che di questa faccenda sta portando avanti la destra più becera, che usa una questione di dolore unicamente per screditare i propri avversari politici. Un consigliere che qualche anno fa, il 25 novembre, ha mostrato un sedere durante una seduta del Consiglio comunale, un uomo che non ha rispetto per il 25 novembre non può dirsi per nulla interessato a eliminare molestie e violenze.

Ma andiamo per punti, riprendendo alcune affermazioni del Teatro.

1. “La Fondazione Teatro Due mai è stata resa edotta di alcuna criticità”

    Non è del tutto vero ciò che la Fondazione Teatro Due racconta alla città, e cioè di non aver avuto avvisaglia di “alcuna criticità”. Secondo la giudice Zampieri, infatti, sono «emersi plurimi indizi dei gravissimi episodi […] accertati che avrebbero dovuto indurre i vertici dell’Ente ad approfondire tale situazione». «Il solo sospetto di condotte inappropriate – continua la giudice – avrebbe imposto di adottare cautele virtuose e di attivare, per esempio, informali consultazioni che favorissero l’emersione di eventuali abusi». 

    2. “La prima denuncia in procura è stata quella della fondazione”

    La denuncia in procura depositata dalla Fondazione Teatro Due verso il regista in questione è del 16 luglio 2021. È quindi di due giorni successiva alla diffida ricevuta dalla Fondazione stessa da parte dell’avvocata Chiara Colasurdo, su mandato dell’associazione Amleta, che aveva come oggetto: «Richiesta di intervento urgentissimo per molestie e violenza avverso attrici/allieve in formazione professionale». 

    Diffida che Amleta ha parzialmente condiviso con noi e che poneva come necessità prioritaria l’evitare che altre giovani donne subissero violenza durante il corso di Alta Formazione e l’allontanamento immediato del regista responsabile degli abusi. Specificava anche che – citiamo – in caso di «eventuali future molestie e violenze non solo si procederà (come già si sta facendo) verso la Fondazione in sede civile ma, […] in caso di perdurante inerzia della Direzione della Fondazione Teatro Due, verranno chiamati a rispondere in sede penale a titolo di concorso e/o favoreggiamento tutti i responsabili della Fondazione». Ecco perché il regista è stato immediatamente allontanato: dopo una diffida di questo genere non c’era margine per altre azioni. 

    Inoltre, il comunicato del CdA fa riferimento al fatto che la Fondazione si sia immediatamente rivolta alla Procura della Repubblica prima di altri. Ma anche dire questo non è corretto perché la prima denuncia, firmata dalla presidente di Amleta Cinzia Spanò e dall’avvocata Teresa Manente, è stata depositata alla procura di Parma nel marzo 2021, 4 mesi prima che Teatro Due fosse diffidato e indotto a presentare la sua.

    Il tema quindi non è cosa la Fondazione Teatro due abbia fatto dopo aver ricevuto la diffida, ma cosa abbia fatto (o non fatto) in tutti gli anni precedenti.

    3. “Teatro Due respinge integralmente le accuse di connivenza”

      Il comunicato del CdA dice di non aver avuto «avvisaglie di fatti idonei per costituire campanelli di allarme». Eppure le avvisaglie c’erano, eccome… Anzitutto, erano noti alla governance i ritardi sistematici da parte del regista, che costringevano alcune allieve a rimanere in teatro da sole e senza vigilanza alcuna fino a tarda notte. Nella sentenza si afferma «un comportamento negligente» da parte della direzione e «la non sufficiente attenzione» data a queste dinamiche, attestata anche dalla dichiarazione di una persona che, diversi anni prima, un giorno «arrivò in teatro e parlando a voce molto alta […] chiese dove fosse quel porco di … che se la fa con le ragazzine, voglio dirgliene quattro». Parole precise, alle quali non è mai seguito alcun fatto concreto. Queste cose le sappiamo noi e le sa la Fondazione Teatro Due, anche se nel suo comunicato scrive altro, e cioè che il «regista ha agito di nascosto e fuori dai luoghi del teatro». 

      Ma scrivere altro, in tutta questa faccenda, non è giusto. Perché è una storia di grande dolore, di inammissibili umiliazioni, di cose tremende che a Teatro Due sono accadute per anni. E chi sapeva o aveva anche solo il minimo dubbio avrebbe dovuto avere l’obbligo di opporsi, di denunciare, di allontanare. Spontaneamente e subito. Non dopo una mail di diffida. 

      4. “il CdA è solidale e conferma piena fiducia alle lavoratrici e ai lavoratori del Teatro e alla sua direzione”.

      Perché lavoratrici e lavoratori sono messi sullo stesso piano della direzione? Anche questo non è corretto perché confonde le idee e i piani di responsabilità. Lavoratrici e lavoratori della Fondazione Teatro Due non hanno alcuna responsabilità in tutta questa storia, non c’entrano nulla e noi non vogliamo che siano loro a rimetterci alcunché. Perché l’obbligo di vigilare, controllare e impedire quanto successo competeva alla direzione. Tant’è vero che la sentenza le riconosce una responsabilità pari a quella dell’ autore dell’illecito, perché «non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo».

      La prima sentenza del Tribunale del lavoro è stata pubblicata nel luglio 2024 e noi è da allora che aspettiamo da parte di Teatro Due una dichiarazione, o ancor meglio, delle SCUSE. Alla città e, soprattutto, a Federica e Veronica che all’epoca dei fatti erano poco più che ventenni e che, nonostante la giovane età, sono riuscite a trasformare la loro esperienza di dolore in rabbia e azione concreta. Ci aspettavamo delle scuse e, se non una dichiarazione di colpevolezza, quanto meno un’assunzione di responsabilità, perché, anche ammesso che fino al 2019 la direzione non abbia saputo nulla, la sentenza del 2024 ha reso tutto molto chiaro. Ciò nonostante le scuse non sono ancora arrivate e nemmeno un’assunzione di responsabilità.

      Ed è per questo che noi cittadine e cittadini, prima ancora che spettatori e spettatrici, siamo qui stasera, perché:

      • pretendiamo che vengano fatte delle scuse alle tante attrici molestate e violentate, perché sappiamo che non sono solo due; 
      • perché sosteniamo lo stato di sciopero dichiarato dalla maggioranza degli allievi e delle allieve del corso di Formazione Casa degli Artisti, che dal 9 dicembre non sta più frequentando le lezioni, rinunciando alla loro formazione perché profondamente a disagio rispetto alle posizioni che la Fondazione sta tenendo;
      • perché intendiamo vigilare sul fatto che la disposizione del Tribunale di non pubblicazione il nome del regista condannato non porti a dimenticare la gravità del suo comportamento e dunque del suo riproporsi in altri contesti
      • perché chiediamo che il teatro promuova con convinzione al proprio interno un percorso riflessivo di condivisione e formazione finalizzato al riconoscimento e alla prevenzione delle diverse forme di molestie e violenze, anche nello specifico dei contesti formativi, artistici e performativi, affinché la stessa comunità teatrale possa trarre da questa dolorosa esperienza un’occasione di maturazione umana e professionale;
      • perché pretendiamo che il CdA del teatro si assuma la responsabilità di quanto accaduto al suo interno, senza cercare di modificare una realtà cristallizzata dalle sentenze, senza autoassolversi e agisca di conseguenza a partire dalle dimissioni della direzione; 

      Siamo qui stasera perché noi non vogliamo un teatro che rimuove, nega, allontana le responsabilità. Non possiamo permettere che le sofferenze e le ingiustizie che lì sono state commesse vengano rimosse. Vogliamo un teatro che sia capace di guardare l’abisso in cui anche i luoghi di cultura e bellezza possono cadere, che impari a comprendere le dinamiche che possono generare e hanno generato violenza. Vogliamo che le sue sale prove non siano più luoghi di umiliazione, che i sogni di chi lì studia non si traducano in incubi, che chi ci lavora non viva nel terrore di perdere il posto se esprime un pensiero critico. Vogliamo che le parole che il teatro porta sulla scena corrispondano a ciò che sta dietro le quinte. Vogliamo che Teatro Due diventi un luogo che combatte la violenza non solo con i regolamenti, i protocolli o i prontuari ma con la creazione di ciò che la impedisce: uno spazio sicuro, paritario, orizzontale. Un luogo che questa governance non potrà mai garantire, perché ha dimostrato non solo di non averne gli strumenti ma, con le risposte date alla città negli ultimi giorni, nemmeno di porsi questo orizzonte.

      È questo il senso del nostro essere qui oggi: salvare Teatro Due e permettere a tutti e tutte noi di abitarlo con serenità.

      Sciopero degli allievi della scuola del corso di Alta formazione per il teatro della Fondazione Teatro Due: “La narrazione pubblica proposta dal Consiglio di Amministrazione non ci rappresenta e non la condividiamo”

      La maggioranza di allieve e allievi del corso Casa degli Artisti 2025/2026

      Noi, allievi e allieve del corso di Alta Formazione per il Teatro “Casa degli Artisti” 2025/2026, comunichiamo il nostro stato di sciopero in essere dal giorno 9/12/2025. Pertanto, presa visione della sentenza n 474/2025 del 20/9/2025 emessa dal tribunale ordinario di Parma e dopo aver appreso il comunicato emanato da Fondazione Teatro Due il giorno 6/12/2025, sentiamo la necessità di esprimere pubblicamente la nostra posizione a riguardo.

      Per prima cosa vogliamo manifestare la nostra piena solidarietà a Veronica e Federica e a tutte le persone coinvolte, vittime in questa vicenda, così come esprimere la nostra piena condanna, umana e sociale, a chi si è reso direttamente ed indirettamente responsabile di queste abominevoli condotte.

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      “Abbiamo chiesto le dimissioni della direttrice Paola Donati. E continuiamo a chiederle. Perché la polvere non può tornare sotto il tappeto”.

      di Casa delle donne Parma

      L’intervista a Paola Donati comparsa ieri sulla “Gazzetta di Parma” suona come una pietra tombale sulla questione violenze a Teatro Due e sulla disponibilità ad una riflessione responsabile. Non ci sono stati segnali. Noi non sapevamo nulla. Non cedo ai ricatti. La responsabilità è solo e soltanto del regista.

      Un modo di affrontare la questione che ci riporta indietro di anni, che non tiene conto di tutto lo sforzo fatto da molte e molti di noi per superare questo tipo di narrazioni da mostro in prima pagina, non solo distorte ma anche deresponsabilizzanti e incapaci di distinguere cosa genera e permette la violenza maschile sulle donne.

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      Relazioni di potere e appropriazione dei corpi

      di Cristina Quintavalla

      Disegno di Franco Matticchio (particolare).

      Le violenze e le molestie subite da giovani attrici impegnate in un importante Teatro cittadino, alla luce della spessa e ampia rete di complicità, connivenze, coperture, di cui ha goduto l’abusante, appaiono ancora più odiose. Non è certo una prassi inconsueta, avendo costituito negli anni il brodo di coltura in cui spesso si sono incistati la solitudine e il senso di disorientamento della vittima di abusi.

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      Il silenzio è complice, continuiamo a fare rumore. Sull’incontro alla Casa delle donne con Amleta, Differenza donna, Veronica Stecchetto e Federica Ombrato

      di Erika Trombi*

      Sabato 6 dicembre abbiamo partecipato all’incontro sulla vicenda che ha coinvolto il Teatro Due e un famoso regista, condannati a risarcire due attrici per molestie e violenze sessuali, avvenute durante un corso di alta formazione. L’incontro è stato un momento pubblico e necessario per interrogarsi su cosa è successo, come è potuto succedere, perché nessuno ha fatto nulla, cosa fare ora e ci ha portato ad alcune riflessioni che intendiamo condividere con l’obiettivo di continuare a riflettere collettivamente su quanto successo e quanto succederà.

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      Rompiamo il silenzio! Sabato 6 dicembre un incontro alla Casa delle donne di via Melloni

      di Casa delle donne Parma

      Sabato 6 dicembre alle ore 12.00 alla Casa delle donne, in via Melloni 1, parleremo dei teatri della violenza e della storica sentenza del tribunale del lavoro di Parma, che ha condannato il più importante teatro di prosa della città e uno dei suoi registi di punta per molestie e violenze sessuali.

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      Violenze in una Fondazione teatrale di Parma: la Casa delle donne chiede il cambio della direzione

      di Casa delle donne Parma

      24 novembre 2025, Amleta e Differenza Donna rendono pubblica la sentenza del tribunale del lavoro di Parma che ha condannato un noto regista parmigiano e il più importante teatro di prosa della città per molestie di contenuto sessuale e violenze sessuali e al risarcimento psicologico del danno non patrimoniale. 

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      Rompiamo il silenzio! Sabato 22 novembre un corteo contro la violenza di genere a Parma!

      A cura di Casa delle donne Parma, Centro antiviolenza, Donne in nero, Oltre la 194, Centro studi movimenti, Ciac, Il Post, L’Ottavo colore, Giolli coop, Maschi che si immischiano, ANPI sezione Lina e Laura Polizzi, Udu, Tuttimondi, CSI, SSU, La Paz, Coro dei Malfattori, Rete diritti in casa, Vagamonde, W4W, P4W e OltreCoro

      Sabato 22 Novembre 2025, ore 10, con ritrovo in piazzale Santa Croce, a Parma, è stato organizzato da numerose associazioni e studenti e studentesse delle scuole superiori un “corteo per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere”. Qui di seguito il testo del volantino diffuso sui social, intitolato “Rompiamo il silenzio!” [ndr].

      Gridiamo insieme perché vogliamo eliminare ogni forma di violenza dalle nostre vite. Gridiamo perché ci fa orrore uno Stato che non riconosce l’autodeterminazione femminile, che attacca i centri antiviolenza femministi, che svuota la sanità pubblica, che delegittima ogni forma di dissenso e che sa solo punire e controllare in nome di una sicurezza che nulla ha a che fare con la nostra libertà e con i nostri diritti.

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      Inaugurata la Piccola Biblioteca Partigiana di via Nullo a Parma

      di Rifondazione comunista Parma

      È andata molto bene l’iniziativa di presentazione della neonata Piccola Biblioteca Partigiana, l’associazione di promozione sociale che ha sede presso la sede di Rifondazione Comunista ma è autonoma dal Partito e aperta a tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo.

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      Sabato 1° marzo: manifestazione antifascista a Parma

      Coordinamento Antifascista Parma

      Nella data del 1° marzo, qualche centinaio di nazifascisti, provenienti da tutta Italia, calerà sulla nostra città. L’occasione, o meglio, il pretesto, è rappresentato da un concerto organizzato dai soliti gruppi in quella ferita aperta che è la sede di via Toscana.

      Il popolo di Parma, fiero della propria identità antifascista, risponderà come sempre ha saputo fare, in nome della democrazia e della Costituzione, di fronte alla minaccia manifesta di questi gruppi ora direttamente sostenuti dal Governo che annovera tra le sue fila esponenti delle fazioni terroriste, come Nar e Terza Posizione. Continue reading “Sabato 1° marzo: manifestazione antifascista a Parma”