Le paratie quando arrivano arrivano

di Marco Severo

Adesso tutti a dire che la “GazZitta di Parma” non ha valorizzato in prima pagina la manifestazione in difesa delle donne, il giorno dopo il 25 novembre mondiale. Adesso tutti a lamentare che la “GazZitta di Parma” concede più risalto alle paratie “sulla Parma” che a settemila persone andate in piazza con i colori, la rabbia e la vita. Ma che ne sanno, tutti? Comodo eh, andare in piazza a fare casino e il giorno dopo recarsi – trallallero trallalà – all’edicola (se non l’hanno spiantata nella notte) per rivedersi in prima pagina sul giornale più antico d’Italia! Continue reading “Le paratie quando arrivano arrivano”

L’ennesima narrazione tossica della violenza sulle donne

da Casa delle donne di Parma

Non è bastato il plauso unanime per le parole della giornalista Rula Jebreal di poco meno di un mese fa, sul palco di Sanremo, per la sua condanna nei confronti di chiunque, ancora, voglia fare il processo alla vita delle vittime più che alle azioni degli autori di violenza. Sempre più spesso leggiamo parole e frasi che danno valore e spazio a chi, ancora, nei tribunali, fa diventare la vittima corresponsabile della violenza subita, mettendola sul banco degli imputati e creando ogni possibile attenuante per lo stupratore. Si chiama “vittimizzazione secondaria”, ed è quella che sono costrette a subire moltissime donne che trovano la forza di denunciare. Continue reading “L’ennesima narrazione tossica della violenza sulle donne”

Mo’ me lo segno

di Marco Severo

Notizie sensazionali si sono susseguite, nell’ultimo mese, sui giornali locali. Venghino siore e siori, venghino. Notizie da condividere, di quelle che scaldano le tastiere degli smartphone e che fanno discutere a cena con la suocera. Si è deciso quindi di riproporre qui le più significative, a beneficio di quanti sciaguratamente le avessero trascurate o di quanti, pur essendone venuti a conoscenza, ne abbiano riscontrato un inadeguato apprezzamento nell’opinione pubblica locale. Continue reading “Mo’ me lo segno”

Il giornalismo mutante

di Marco Severo

Un giorno, gli insegnanti di una scuola di giornalismo dissero agli allievi che presto sarebbero diventati come Aldo Cazzullo. Ossia brillanti e famosi, molto pubblicati. Gli allievi ovviamente credettero alla promessa e ne furono compiaciuti. Erano là per quello. Per diventare come Aldo Cazzullo. Sarebbe servito solo un po’ di tempo, lo spazio della necessaria gavetta, poi, finalmente, avrebbero dato del “tu” al vecchio Aldo. Né gli insegnanti né gli allievi potevano però immaginare d’essere seduti su una di quelle faglie della storia che da un momento all’altro si attivano stravolgendo per sempre gli scenari sociali. Continue reading “Il giornalismo mutante”

Cani da guardia o cani da compagnia

di Marco Severo

Anni fa, una storica casa editrice cittadina ricorse a uno slogan piuttosto efficace per pubblicizzare il proprio marchio: «Battei legge Parma, Parma legge Battei». Elementare e funzionale. Compariva anche sui segnalibri dell’allora libreria di via Cavour. Era facile da ricordare, inconfutabile nella sua logica. Ma al di là di ciò, l’aforisma colpiva l’attenzione per la forma perfettamente circolare e per l’autosufficienza della sua sostanza semantica. Ben vestendo l’abito dell’autoreferenzialità parmigiana, infatti, lo slogan, oltre che affermare l’affidabilità della Battei in materia di lettura, denunziava, anche, l’autonomia se non proprio l’autarchia di un intero sistema culturale. Continue reading “Cani da guardia o cani da compagnia”

C’è vita oltre il giornalismo (precario)

di Marco Severo

Sosteneva un vecchio cronista, alla scuola di giornalismo, di saper scrivere in qualsiasi condizione, anche la più critica, persino sospeso «a quel lampadario lassù». Ogni volta, l’intera classe alzava gli occhi al lampadario provandosi a immaginare il vecchio penzolante cronista che batteva alla tastiera. «Oppure – proseguiva quello – scrivo mentre mangio un panino al prosciutto, o mentre avvito il manico della pentola di mia moglie, la quale puntualmente mi domanda: “Non dovevi scrivere un articolo?”, e io: “Certo, infatti lo sto scrivendo. A mente!”». Il tono era compiaciuto, ammiccante. La gag puntava allo stupore e chiedeva ammirazione. La morale era chiara, in qualsiasi situazione il vecchio cronista avrebbe portato a termine il suo lavoro, perché il suo lavoro era scrivere. Scrivere sempre, in ogni caso. Continue reading “C’è vita oltre il giornalismo (precario)”

Il mondo della precarietà nel nuovo libro di Marco Severo

a cura del Centro studi movimenti

È quasi il tramonto, sta per piovere e fa molto freddo. In giro per la città, smarrito e alla ricerca di una libertà che pensava più facile, il portalettere di un’oscura agenzia postale gestita da due individui che tutti chiamano La Pratica e il Teorico, ha ancora un mucchio di posta da consegnare. Mentre cadono le prime gocce e il suo satellitare parlante comincia a sproloquiare, al citofono la gente rifiuta di aprirgli il portone. «Ma è proprio sicuro di essere un postino?». Anche se non vorrebbe ammetterlo, Angelo – giornalista per formazione e postino per necessità (o «quasi-postino», come lo chiama Siokjna, la domestica di via Isonzo 22 amica sua) – deve riconoscere d’aver commesso un errore ad abbandonare il suo lavoro di cronista, collaboratore precario di un quotidiano online. In fondo, la capo della redazione che era solita ripetere «non vi ha mica ordinato il medico di fare i giornalisti», non poteva sapere che a lui, davvero, un medico aveva ordinato di fare il giornalista. Continue reading “Il mondo della precarietà nel nuovo libro di Marco Severo”