Potere al Popolo Fidenza

Venerdì 6 giugno, all’ex Macello di Fidenza, si è tenuta una serata intensa ed emozionante organizzata da Potere al Popolo Fidenza: “Sotto lo stesso cielo – Orizzonti di donne”, un nome che è diventato realtà grazie alla forza delle parole, in cui voci spesso tenute ai margini si espresse con coraggio.
La serata si è aperta con sapori dall’Africa: piatti preparati con arte e passione da Taama African Food Experience. Aicha ha condiviso una parte di sé, della sua storia, delle sue radici. Un gesto semplice ma potente: condividere il cibo come atto di resilienza e di memoria, come modo per dire “questa sono io, questa è la mia storia”.
Poi è arrivato il momento del talk, cuore pulsante dell’iniziativa. Cinque donne hanno raccontato le loro storie, diverse ma intrecciate dallo stesso fil rouge: discriminazione, ricerca identitaria, resilienza. Per tutte loro raccontare le proprie storie è stato un atto di resistenza, ma anche un “mettersi a nudo”. E per chi ascoltava, un’occasione rara per guardare la nostra società con lenti diverse.
Aicha ha aperto il cerchio. Arrivata in Italia a 14 anni, ha dovuto imparare in fretta a adattarsi, a crescere in un contesto non sempre accogliente. Oggi è madre e imprenditrice. Ha parlato dei suoi successi ma anche degli ostacoli: delle discriminazioni vissute da ragazza, della difficoltà di proteggere la figlia da un razzismo a volte sottile, ma sempre profondo.

Tracy ci ha portato dentro le ferite dell’infanzia e la forza della resilienza. Arrivata in Italia a soli 4 anni, ha raccontato quanto difficile sia stato crescere sentendosi “diversa”, isolata, spesso respinta. I traumi dell’infanzia e dell’adolescenza hanno lasciato solchi profondi nella sua autostima e nelle sue relazioni. Ma oggi, con grande coraggio, ho trovato la sua strada e porta avanti la sua ricerca di una identità che tiene insieme le sue radici e il suo presente. Collabora con il centro di supporto antirazzista di Reggio (sportello.antirazzista@comune.re.it).
Kekeba ci ha mostrato cosa vuol dire costruire un “capolavoro” tra due lingue: djoula e italiano. Nata in Costa d’Avorio e poi cresciuta a Piacenza. La sua è una storia di incontro e a volte scontro: tra culture, tra tradizioni familiari e desiderio di “costruirsi” come donna indipendente e fiera del proprio bagaglio culturale. Le sfide non sono mancate, ma anche i successi: la sua identità non è un limite, ma una ricchezza, da valorizzare e ascoltare.

Assia ha toccato un altro punto centrale: il prezzo dell’integrazione sociale. Da bambina ha vissuto un profondo senso di isolamento, espresso anche attraverso un lungo periodo di mutismo. All’università ha cercato di assimilarsi con il contesto dominante, rinunciando alla propria cultura per sentirsi accettata. Ma proprio attraverso l’attivismo politico ha riscoperto con orgoglio le sue radici e la ricchezza della cultura araba. Oggi è una voce forte ed eloquente, che unisce pensiero critico ed esperienza vissuta.
Dopo il talk, la serata è proseguita in un clima di festa: un dj set. DJ Shantek ha fatto danzare bambini e adulti, spezzando la tensione emotiva e trasformandola in energia collettiva. I sorrisi, le mani intrecciate, i passi condivisi sono stati la dimostrazione che un’altra società è possibile. Una società dove ci si ascolta davvero, dove le differenze non dividono ma arricchiscono, dove l’inclusione non è uno slogan ma una pratica viva.

Barbara ha portato una testimonianza importante: quella di chi vive le discriminazioni da vicino, anche se non sulla propria pelle. Zia di due bambini etiopi e moglie di un immigrato africano, ha raccontato il dolore e la frustrazione di vedere le persone che ama subire ingiustizie, e il senso di impotenza che spesso ne deriva. Ma anche il suo ruolo attivo come alleata: prendere posizione, farsi carico, rompere il silenzio.

Come Potere al Popolo, crediamo che questo sia il senso profondo del fare politica dal basso: creare spazi reali di parola, relazione, trasformazione. Ringraziamo tutte le donne che hanno avuto il coraggio di raccontarsi. E chi ha avuto il coraggio – e il rispetto – di ascoltare.
Perché sotto lo stesso cielo possiamo incontrarci, dialogare, riconoscerci. E da lì, finalmente, cominciare.