Aeroporto e Palestina, Parma scende in piazza: cronache di un’altra città (FOTO)

da Potere al Popolo Parma

Un momento del presidio di solidarietà al popolo palestinese, in piazzale della Pace (Parma, 5/6/2021)

Ieri abbiamo aderito e partecipato a due iniziative a Parma. Al mattino in piazza Garibaldi, sotto le finestre del comune a far sentire il NO al progetto dell’aeroporto cargo. Da sempre contro le grandi opere inutili, sono anni che ci schieriamo con i NOCargo e le altre associazioni ambientaliste unite nella lotta contro questa infrastruttura inutile.

Presidio No Cargo in piazza Garibaldi (Parma, 5/6/2021)

Non è un fronte politicamente affollato, c’è da dire. La politica “che conta” sui social e in tv, da tempo ha abbandonato questo terreno. Ecco la vera unità nazionale: tondino e cemento. In questa scelta, Pizzarotti non è osteggiato dalla Lega né dal Pd, che da Bologna finanzia l’operazione. Eppure centinaia di persone hanno manifestato il loro dissenso, una parte di città importante, quella che ancora crede possa valere la pena non considerare la democrazia come un televoto periodico, e che la partecipazione in prima persona possa fare la differenza. Perché tutti i cittadini “per bene” sono per l’ambiente e fanno la raccolta differenziata e comprano con attenzione, ma difendere l’ambiente ha un senso a maggiore ragione quando si devono contrastare gli stessi interessi che muovono la nostra vita, dal lavoro ai consumi: quando si deve dire no all’unica logica ammessa, cioè quella del profitto privato. Ed è importante scendere in strada per farlo, prima di cominciare a considerare normale che ci venga spacciato per interesse pubblico l’ennesimo favore a pochi soggetti, gli stessi che così si arricchiranno lasciandoci le macerie.

Con l’emergenza sanitaria purtroppo è sempre più precario ciò che già prima non era in ottima salute: la politica in quanto strumento con cui discutere, organizzare e pensare come intervenire sul mondo intorno a noi. Tutti noi siamo sempre più portati ad accontentarci del riassunto “social” della società. In questi mesi la socialità negata è stata descritta come l’aperitivo, il bar, il ristorante. In pochi pensavano ad una piazza, ad una di quelle stanze in cui ci si incontra per organizzare presidi e manifestazioni. Certo, la realtà che manca è fatta di leggerezza, risate, aperitivi e cene, ma anche di incontri, scontri, è fatta anche dall’essere partigiani. Così, dopo piazza Garibaldi, ci si è trovati di fronte al Verdi, una presenza non prevista nel surreale aeroporto di Parma, col parcheggio semideserto, a lasciare una traccia di vita sull’asfalto. Si sa mai si veda anche dall’alto.

La manifestazione No cargo si sposta davanti all’aeroporto Verdi (Parma, 5/6/2021)

Alle 16, il presidio in solidarietà con il popolo palestinese. Nel prato di piazzale della Pace si è vista una città che solitamente viene raccontata male e che non si ascolta mai, si è imposta una voce che non solo si è fatta sentire ma ha anche infranto tanti pregiudizi. In maggioranza spicca una presenza di ragazze giovani e giovanissime, che non si sono limitate a fare presenza. Al contrario, tra gli interventi al megafono che spiegavano la storia dell’occupazione israeliana, il ruolo del colonialismo europeo, l’islamofobia come passpartout per le guerre neocoloniali dall’Iraq all’Afghanistan, sono state le voci femminili quelle più determinate.

Le ragazze arabe e musulmane, spesso dipinte come donne remissive imprigionate dai “loro” veli, hanno dato un ritratto decisamente diverso da quello veicolato dai media mainstream e che alimenta il razzismo e le emergenze che contribuiscono a peggiorare la situazione. C’è stato anche il tempo per ballare, per manifestare la gioia di esserci, di essere protagonisti. Sono le figlie e i figli di chi lavora nei nostri prosciuttifici, nelle nostre fabbriche, che vive accanto a noi ma che sono ancora descritti come stranieri, mentre invece condividono con noi molto di più di quello che appare. Le lotte più dure ed efficaci nell’Italia negli ultimi decenni sono di lavoratori stranieri, come nei magazzini piacentini della logistica o come all’ItalPizza di Modena.

L’impressione delle piazze di ieri, così diverse eppure attraversate da molti fili comuni, ci raccontano di un grido che può risvegliarci e farci riscoprire la nostra città non solo come una scenografia dove poter consumare, ma anche un luogo da presidiare, difendere, cambiare. Da Gaza alla periferia di una piccola città di provincia dell’impero occidentale.