Usi Parma
Dopo lunga riflessione, abbiamo pensato che, in qualche forma, quest’anno celebreremo il primo maggio libertario. Noi rispettiamo le opinioni di tutti/e, e per questo come sezione non abbiamo ancora preso posizione pubblica nel merito, anche perché pensiamo che un sindacato debba occuparsi dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, di lotta di classe, e non di epidemiologia e virologia, anche se in tanti/e ci hanno tirato per la giacchetta: la tirassero ai padroni.
La gran parte di noi iscritti/e al sindacato, da ciò che emerge dalle nostre assemblee, condivide la preoccupazione per la gravità della pandemia in atto e ha ben compreso la necessità di misure di sicurezza e prevenzione, non minimizzando la situazione.
La sicurezza sul posto di lavoro, nonché la tutela dei lavoratori/trici colpiti, è stata la nostra assoluta priorità. Noi ci siamo sempre stati, anche quando era difficilissimo farlo. Allo stesso tempo, abbiamo notato l’esasperazione che si amplifica attraverso i social, agevolando la tendenza ai complottismi e al fanatismo da tastiera. Questa tendenza è andata di pari passo con la strumentalizzazione che di questo malessere hanno fatto le forze fasciste e reazionarie, come Lega, CasaPound, Forza Nuova o sovranisti maldestramente camuffati spesso nascosti dietro sigle di comodo.
Questa premessa era necessaria per spiegare le motivazioni che ci portano ugualmente, e coerentemente, a riproporre il nostro primo maggio. L’anno scorso, in forma simbolica e in sicurezza, abbiamo fatto un brindisi al primo maggio che fu e a quello che verrà, quest’anno invece riteniamo ci sia la necessità di pensare a qualcosa di diverso.
Ciò che vediamo continuare a mancare clamorosamente in questo periodo è una riflessione sulla gestione “politica” della pandemia; politica, non nel senso di partitica ma nel senso più vero: una gestione responsabile della comunità, che tenga conto che non siamo ancora nelle condizioni di tornare alla vita precedente ma che non possiamo uscire di casa solamente per produrre ciò che il sistema economico e politico ci raccomanda.
Un anno e più di pandemia ha palesato ancora di più quali sono i nodi prioritari da sciogliere: ripensare al nostro sistema economico basato sul liberismo sfrenato e lo sfruttamento lavorativo; porre all’attenzione il legame sempre più stretto tra inquinamento e pandemia; ripensare la destinazione del denaro pubblico con la sanità che dovrebbe essere gratuita, accessibile e non assoggettata al profitto; tagliare le spese militari per indirizzarle all’istruzione e alla sanità; svincolare i brevetti sui farmaci fondamentali dalle logiche dei profitti; pretendere la ridistribuzione della ricchezza.
Tutto questo è possibile solo partendo da una riflessione sul senso autentico di libertà, individuale e collettiva. La libertà non dei sistemi politici autoritari camuffati da finti antimperialismi o la libertà di fare ciò che si vuole in spregio degli altri egoisticamente o la libertà dello sfruttamento ambientale ed economico, ma la libertà di soggetti responsabili e consapevoli, liberi e solidali. Sappiamo che prima o poi toglieranno il blocco dei licenziamenti e che le imprese ne approfitteranno in nome della loro “crisi”, per scaricare tutto il peso sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Infatti, tutti i governi succedutisi negli ultimi decenni non hanno mai migliorato i contratti, non hanno permesso una vera libertà sindacale, circoscrivendola solamente a chi firma ciò che il potere pretende, negando a tantissimi lavoratori/trici vera rappresentanza. Questa è una primaria battaglia di espressione di libertà!
Noi riteniamo che le comprensibili misure di sicurezza non debbano diventare la cifra del nostro vivere e temiamo che possano continuare, in forme diverse, anche dopo. Per cui noi stiamo valutando di tornare, nel rispetto delle norme sanitarie, nelle strade della nostra città il primo maggio, ovviamente se la situazione non sarà drammatica, perché ci sembra giusto e umano oltre che necessario.