L’8 marzo torna in piazza: sciopero transfemminista

di Redazione

Un momento della manifestazione dell’8 marzo 2019 a Parma (foto di Lorenzo Melegari)

Lunedì 8 marzo, alle 17:00 in piazza Garibaldi, ci sarà lo Sciopero Transfemminista, a cui aderiscono la Casa delle donne Parma, Art Lab, il Post, collettivo Taboo, Donne di qua e di là, Officina Popolare Parma, Al-Amal, associazione Mani (la lista è in aggiornamento). Di seguito il comunicato che chiama alla manifestazione.

Mai come quest’anno vogliamo tornare a riempire la piazza dei nostri corpi e delle nostre vite, che la gestione della pandemia ha contribuito ancora di più a sfruttare e rendere vulnerabili.

Noi siamo le acrobate che da un anno si stanno occupando contemporaneamente del lavoro produttivo e riproduttivo, di cura di anzian* e bambin*, il cui carico è aumentato con la Dad e lo smart working.

Siamo le precarie, le non tutelate, costrette a turni interminabili perché impiegate in settori di cura, definiti “essenziali”, e che per questo rischiano il contagio 3 volte in più rispetto ai loro colleghi uomini. Siamo le migranti il cui contratto non è stato rinnovato, il cui lavoro è sottopagato e che subiscono il ricatto dei documenti nell’accesso al lavoro e ai servizi.

Siamo il 70% delle persone che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, e lo sblocco dei licenziamenti di marzo peggiorerà ulteriormente la situazione, aumentando il nostro livello di disoccupazione.

Siamo le vittime delle violenze domestiche che sono aumentate del 70% e che colpiscono prevalentemente donne e soggettività lgbtqipa+, confinate nel luogo in-sicuro della casa dalle regole imposte con il lockdown.

Siamo state definite “essenziali” per legittimare ancora una volta il nostro sfruttamento e giustificare le limitazioni alla nostra libertà di scelta e autodeterminazione sui nostri corpi: ci siamo viste negare i servizi alla maternità, l’accesso all’IVG, ai percorsi di transizione e alle cure ormonali. Tutto questo è amplificato maggiormente per quelle di noi che si trovano in carcere o nei Cpr/Cpt.

Ma noi non ci stiamo e siamo in piazza per urlare che un’altra cultura è possibile e che se ci fermiamo noi si ferma il mondo!