da Rete Diritti in Casa
In questi giorni governo e parlamento hanno definitivamente bocciato le timide ipotesi di proroga di blocco degli sfratti avanzate da alcuni parlamentari. Il blocco delle esecuzioni era stato disposto dal mese di marzo 2020 per impedire che in piena pandemia da Covid19 le persone con difficoltà nel pagare l’affitto potessero essere cacciate di casa. Il provvedimento era poi stato procrastinato al 31/12/2020. Oggi ci troviamo con le stesse drammatiche condizioni sanitarie di quando il provvedimento fu inizialmente preso: consentire le esecuzioni immobiliari in questa situazione è un atto di grave irresponsabilità che può avere conseguenze drammatiche. Oltre ai rischi sanitari occorre considerare anche le gravi conseguenze sociali.
Gli sfratti vengono eseguiti in un contesto di pesante arretratezza degli interventi pubblici per contenere l’emergenza abitativa. Le poche strutture esistenti sono sature. Le case popolari o a canone contenuto sono troppo poche a fronte delle domande. Le persone che saranno sfrattate a partire da gennaio 2021 non potranno effettuare il passaggio da casa a casa e per tanti si presenta la drammatica prospettiva di dover rimanere per strada in piena epidemia. Chi ne risponde? Occorre poi considerare che agli sfratti già arrivati alla fase esecutiva occorre aggiungere quelli che derivano dalle morosità accumulate in fase di lockdown per mancanza di lavoro o reddito da parte delle famiglie in affitto. In tutti questi mesi le istituzioni non hanno preso in considerazione nessuno strumento per affrontare una emergenza che evidentemente stanno completamente ignorando.
Governo e parlamento sono stati ben più sensibili alle lamentele della lobby del partito del mattone rappresentato da Confedilizia sempre pronta a piangere miseria per i detentori della rendita immobiliare, che hanno fatto la fortuna con la liberalizzazione degli affitti e con la speculazione, lobby che trova il suo rappresentante istituzionale più importante nella figura di Matteo Renzi e di Italia Viva.
A Parma la situazione abitativa è grave: sono circa 2000 i nuclei che hanno fatto richiesta di un alloggio ERP, tantissimi quelli che hanno fatto domanda per il contributo affitti. Si tratta di cifre record che si innestano in una situazione completamente bloccata dal punto di vista della disponibilità di alloggi a canone contenuto. Siamo al corrente di decine di esecuzioni di sfratti fissati già da gennaio. Tante persone sono già fuori casa. Come se non bastasse a Parma viene chiuso il centro di accoglienza di Borgo del Naviglio e il Comune di Langhirano ha la brillante idea di chiudere 8 alloggi nella ex caserma di Via Micheli. Naturalmente senza predisporre strutture alternative.
Il quadro è drammatico. Mercoledì 23 dicembre dalle 11 saremo sotto la Prefettura per chiedere che il Prefetto intervenga direttamente o presso il governo per misure d’urgenza di sospensione degli sfratti. In alternativa si predispongano requisizioni di alloggi per accogliere i nuclei sotto sfratto in attesa della realizzazione di un piano straordinario di interventi di edilizia sociale che può trovare riscontro nell’enorme disponibilità di edifici e alloggi non utilizzati. I fondi per questo piano possono essere trovati tassando il patrimonio edilizio non utilizzato e con l’introduzione di una tassa che vada a gravare su chi detiene redditi e patrimoni più elevati.