Quando scappa il servizio

di Marco Severo

Se, come affermava Ennio Flaiano, in Italia «i fascisti sono una trascurabile maggioranza», allora non se ne viene a capo. È stato giusto o sbagliato mandare in onda il servizio Rai sulla commemorazione di Benito Mussolini? Domenica nell’edizione delle 19,30 della TgR Emilia-Romagna, per un minuto e cinquanta secondi si è visto sfilare «un corteo di 300 persone» venute a Predappio per visitare la tomba di Mussolini. Come ogni anno, del resto. Si vede e si sente un esponente degli “Arditi d’Italia” (che a dire il vero appare incredulo come chi abbia finalmente preso la linea e balbetti i complimenti per la trasmissione) sostenere d’essere venuto in rappresentanza di «quelle persone come noi che vedono nella figura di Mussolini il più grande uomo storico che abbiamo avuto in Italia».

Si vedono labari neri, tricolori, spillette imperiali. C’è il giovane con il fez dalla nappa vispa e impertinente, c’è il vegliardo con il simpatico accento romagnolo secondo cui è giusto ricordare «un personaggio che comunque ha fatto la storia nel bene e…», e? «e nel male». Ahia. C’è la valchiria dal biondissimo crine e nerissima divisa che puntualizza di non essere una nostalgica: «No, noi siamo fedeli!». C’è la novantenne che giura «funzionava tutto» e c’è la nipote del dittatore Edda Negri Mussolini che si bea dei tanti convenuti constatando un «affetto non politico per il nonno». Su tutto il servizio, un’atmosfera mesta e sospirante. Una carezzevole spalmata di indulgenza, quantomeno. Alla fine, lo spettatore confuso quasi tira su con il naso.

Il servizio è stato criticato da diversi fronti politici, da esponenti del Pd come della Lega. Oltre che da molti giornalisti. Secondo qualcuno sarebbe stato giusto inserire un contraddittorio nel montaggio. Magari qualcuno dell’Anpi, o un passante che azzarda una pernacchia. Invece nulla. Nel minuto e cinquanta secondi parlano solo i nostalgici, o insomma i «fedeli». L’amministratore delegato Rai, Fabrizio Salini, avrebbe intanto espresso forte irritazione, come pure il direttore della Tgr Alessandro Casarin e il presidente della commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini. La redazione bolognese della Tgr, da parte sua, si è dissociata dal contenuto del servizio. Tanto che lo spettatore, una volta asciugato il naso, comincia a chiedersi come sia stato possibile far uscire un pezzo giornalistico del genere contro parere e sensibilità di molti. Non si sa, almeno per ora. O forse, appunto, sì, lo sappiamo. E già da tempo. Dai tempi di Flaiano e della sua «trascurabile maggioranza». Vale di più l’aggettivo o il sostantivo, si deve essere chiesto qualche redattore di Bologna alle 19,30 di domenica 28 aprile? Che faccio, mando in onda il servizio in nome della «maggioranza» o glisso per rispetto della «trascurabile»? Trecento camerati con le bandiere per le strade di Predappio sono materia di interesse collettivo, o consueta paccottiglia folk? Il redattore dev’essersi procurato un bel mal di testa.

Su alcuni social network frequentati da giornalisti sembrano intanto prevalere i favorevoli alla messa in onda. I quali tuttavia criticano l’impostazione del servizio, risultata quantomeno equivoca e, aggiunge qualche temerario, contraria allo spirito della Costituzione. A questo punto, caro redattore misterioso di Bologna, va bene, pazienza. T’è scappato il servizio. Succede. Figurati. Ma adesso ci aspettiamo, come prova di santa coerenza, anche un pezzo sulle bottiglie di Sangiovese griffate con il profilo di Mussolini, sui calendari del PNF e sulla chincaglieria sorniona e paracula venduta alle feste di paese. Materiali in fondo paragonabili alla sfilata di Predappio. Perché tanto, caro anonimo redattore, è lo stesso Flaiano che, in Diario Notturno, al fine scioglie il dilemma del metto in onda-non metto in onda, profetizzando: «Un giorno il fascismo sarà curato con la psicanalisi».