di Francesco Antuofermo
Una riflessione in occasione della giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro promossa dall’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per venerdì 28 aprile
Da un punto di vista formale, la cedola è un tagliando unito a un titolo di credito numerato secondo una progressione legata a scadenze future. Il titolo di credito può essere un’azione di società oppure un’obbligazione o anche un mandato che certifica una quota di debito pubblico dello Stato. Nel caso delle azioni, la cedola indica gli interessi o i dividendi maturati nel periodo di riferimento, di solito un anno. Lo stacco della singola cedola rappresenta quindi l’atto con il quale l’ente procede al pagamento dell’interesse o del dividendo guadagnato dall’investitore. La cedola di un titolo azionario è di solito aleatoria: dipende dall’andamento economico dell’impresa. Se l’anno è stato positivo e i consigli di amministrazione destinano l’utile a dividendo, allora coloro che hanno investito nel titolo ne potranno godere.
Da un punto di vista sostanziale invece, la cedola è un diritto di prelievo che l’azionista reclama sulla ricchezza futura che le imprese produrranno durante la loro esistenza. In altre parole è un diritto sul plusvalore che verrà prodotto dagli operai. Una scommessa sul rendimento del lavoro vivo impiegato nelle fabbriche, acquisito in virtù dell’accumulazione di lavoro morto, realizzato in passato dagli stessi operai che, unici in questa società, non posseggono il diritto alla proprietà privata del prodotto del loro lavoro.
Gli operai, quindi, non fanno parte della schiera di tagliatori di cedole che hanno riposto le loro risorse nelle mani delle imprese e dell’andamento dei loro bilanci: se ne avessero possedute non sarebbero stati costretti a vendersi ogni giorno al loro padrone. Il loro capitale è rappresentato dalle braccia, dalle gambe, dagli organi vitali. L’unico rapporto che hanno con le imprese che generano le cedole è un contratto che stabilisce che dovranno vendere la propria forza lavoro e consumarsi per un certo periodo di tempo, alle quote salariali stabilite dagli accordi sindacali. Ma dal loro sfruttamento dipende la possibilità di arricchimento degli strati superiori della società. Il buon rendimento della cedola è intriso cioè degli infiniti minuti passati a consumarsi sulle catene di montaggio. A correre su un carrello per ore. A saldare microchip nelle schede di memoria con una lente di ingrandimento o a versare sudore cucendo scarpe e abiti, spesso senza avere alcuna possibilità di acquistarli.
A maggio si depositano i bilanci e ciascuna azienda quotata nella Borsa di Milano, dovrà indicare la quota degli utili da destinare ai parassiti che pur non partecipando direttamente al processo produttivo, hanno ancorato i loro capitali al destino delle imprese acquistando le azioni. Per i possessori di cedole si apre la stagione delle feste. È questo il periodo che aspettano con ansia tutto l’anno. Sperano di poter raccogliere i frutti e riempire il portafoglio così da alzare i calici e brindare alla fortuna.
Una fortuna che non potrà baciare Marco Balzarini: non era nella lista dei tagliatori di cedole. È rimasto schiacciato da un macchinario in movimento rimanendo ucciso. La tragedia è avvenuta quest’anno all’acciaieria Arvedi di Pieve Terzagni, frazione di Pescarolo dove il giovane è stato travolto da un muletto dell’azienda incaricata della movimentazione. Una fatalità hanno detto i commentatori.
Anche Marco Bedani di 53 anni, morto schiacciato alla Fucine Film di Ossana, una azienda della filiera della gomma plastica che produce pellicole e lastre laminate in Pvc, non potrà assistere alla festa dei tagliatori di cedole. Era nel turno di notte e i primi a soccorrerlo sono stati gli altri operai, tutti intenti a dare sostanza ai dividendi degli azionisti.
Infatti, secondo il giornale dei milionari – Sole 24 ore – il monte dividendi, la somma cioè degli utili che verranno distribuiti e che quindi non verranno reinvestiti nell’attività produttiva, dovrebbe aggirarsi nel 2019 intorno ai 23 miliardi di euro. Un ottimo risultato. Una somma che significa un aumento del 7% rispetto ai 21.5 miliardi distribuiti nel 2018. Una cifra che fa di Piazza Affari la miglior Borsa europea da inizio dell’anno in barba a tutte le lamentele sulla presunta scarsa produttività degli operai italiani. A maggio saranno ben 23 le società che permetteranno lo stacco della cedola. E la regina dei dividendi sarà FCA, ex FIAT, che permetterà ai parassiti della multinazionale torinese di staccare una cedola di 1.92 euro ad azione, con un rendimento del titolo di oltre il 13%.
Sono queste le cifre che riflettono la sussunzione quotidiana della forza lavoro, giorno dopo giorno. Sono i profitti per i quali Marco Bedani e Marco Balzarini sono stati consumati, fino alla morte. Una condanna che rappresenta il lato oscuro della cedola, l’effetto collaterale latente, inevitabile. Altro che fatalità.