da Potere al popolo Parma
Lo sapevate che ieri hanno scioperato gli educatori ed i lavoratori del sociale? Nel silenzio del dibattito pubblico è passato il decreto Lorenzin (ex-legge Iori) che prevede, per ottenere un titolo che serve per continuare a fare il lavoro che molti svolgono da oltre 15 anni, di fare un corso universitario di 60 crediti formativi completamente a loro spese. Parliamo di costi che vanno dai 650 ai 1500 euro, per una categoria di lavoratori che non percepiscono certo stipendi d’oro. Il contratto collettivo nazionale, infatti, è fermo dal 2012, e le condizioni di lavoro sono spesso pessime, schiacciati tra cooperative gigantesche, che di sociale hanno solo il nome, e i tagli selvaggi ai servizi sociali del settore pubblico.
Dal 2008 a oggi i fondi pubblici per i servizi sociali sono stati quasi dimezzati mentre austerità e crisi economica hanno fatto esplodere i bisogni sociali mandando in affanno anche le popolazioni di quelle regioni italiane che avevano servizi di welfare una volta considerati all’avanguardia come l’Emilia-Romagna. Lo sciopero di Usb giunge in questa contingenza drammatica e che necessita di una risposta che ponga al centro del dibattito i servizi sociali: conquiste di cittadinanza che si vogliono trasformare in benefit aziendali o generosa beneficenza di Fondazioni caritatevoli. Il tutto agghindato con qualche termine inglese e un po’ di marketing per nascondere un arretramento che ci riporta indietro di oltre un secolo, quando i poveri erano lasciati alla “generosità” delle opere religiose.
Un appuntamento, quello di ieri, che speriamo possa rappresentare l’inizio di un’inversione di tendenza rispetto al conformismo degli ultimi anni. Un risveglio civile e politico che sia in grado di rimettere al centro del dibattito la questione sociale.
Un segnale importante che trova conferma anche nella nostra città con la nascita di un collettivo di educatori e lavoratori del sociale, che ieri era presente in piazza Garibaldi con un volantinaggio per denunciare le condizioni di sfruttamento che sono ormai prassi nel mondo della cooperazione e del sociale. Il collettivo parmigiano è uno dei nodi di un movimento che sta prendendo piede in tutta Italia, segno che il limite della sopportabilità di questa situazione è davvero stato passato.
La lotta per le condizioni di lavoro dei lavoratori del sociale non è una battaglia settoriale, le condizioni di lavoro in questo settore vanno di pari passo con il livello qualitativo dei servizi di cui tutti noi fruiamo e quindi ha a che fare con la qualità della vita non solo degli elementi più fragili e marginali, ma di tutti noi. Seguiremo con attenzione lo sviluppo di questo movimento e invitiamo tutti a informarsi e a sostenerlo perché la riteniamo una importante battaglia di dignità e civiltà.