Le scarpe rotte dei lavoratori della cultura

da Potere al popolo Parma

Premiare il volontariato nel settore culturale, senza preoccuparsi di risolvere e stabilizzare un settore fortemente a rischio, è una dichiarazione di irresponsabilità. Significa tradire quelli che si vogliono protagonisti di una capitale dei giovani, ma contemporaneamente vengono lasciati nel precariato o nell’unica chiamata certa da parte del Comune: il volontariato specializzato.

Molti di noi ricordano la campagna “io amo Parma” del 2023, che di certo non cercava solo ruoli di accoglienza e orientamento, anch’essi a nostro avviso da riconoscere economicamente.

Questa amministrazione sta rinunciando a tutte le occasioni che le si presentano per esprimere un punto di vista politico e pubblico sulla condizione del sistema culturale nazionale e, a caduta, cittadino. Sembra adotti, con furbizia comunicativa, un mandato che non accetteremo mai, che vuole risolvere mancanza di risorse, finanziamenti e strategie con il lavoro non retribuito, che non è né la nostra visione di volontariato, né di cultura, che oggi è costantemente e coerentemente legata al numero di eventi conquistati ogni anno.

Cosa significa la parola cultura per i nostri amministratori? Significa provare a riempire le casse comunali con il “turismo dell’evento”, che si sposta e consuma per appuntamenti? È questo il successo a cui mirano?

Noi pensiamo che la cultura in una città sia molto più legata a ciò che non si può vendere, ma che può spostare il pensiero, gli immaginari di una comunità.

Chi si fa carico di quel fragile ecosistema culturale schiacciato da fanfare luccicanti sostenute dai volontari e baretti alla moda? Nel 2023, come oggi, l’amministrazione dichiara che è un privilegio poter lavorare gratis per i beni artistici della città.

Noi, come allora, chiediamo che ad ogni lavoro, ad ogni persona, vengano riconosciuti dignità e valore. Chiediamo investimenti seri e consistenti in progetti culturali che rispecchino un’idea di Cultura frutto di studio e lungimiranza, che vada oltre l’evento appariscente che dura il tempo di uno scatto. Chiediamo che i professionisti e le professioniste del mondo della Cultura, vengano, loro sì, messi in prima fila e retribuiti. Solo allora, potrà essere un piacere avere anche dei volontari di supporto.

 

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