di Redazione
Manifestazioni e presidi in oltre 60 città in tutta Italia: è sciopero nazionale di studenti e docenti con astensione dalla DAD, per chiedere la riapertura della scuola in presenza e in sicurezza. L’iniziativa, promossa da Priorità alla Scuola in concomitanza con lo sciopero proclamato dai COBAS, ha avuto seguito anche a Parma, oggi pomeriggio dalle 17:00 in piazza Garibaldi. Circa duecento persone, tra studenti, insegnanti e genitori, si sono ritrovate sotto il Comune per ribadire il “danno enorme” che la chiusura degli istituti sta portando all’intera comunità.
Ma tra le rivendicazioni espresse al megafono nei diversi interventi, c’è spazio non solo per la denuncia del problema pedagogico, per la bocciatura senz’appello della didattica a distanza e per i contraccolpi di una socialità amputata. A più riprese si esige il rilancio della scuola pubblica con i fondi in arrivo dall’Europa: «Il Recovery Fund è l’occasione per risolvere una volta per tutte i problemi strutturali dell’istruzione italiana» dice uno degli studenti al megafono. Se davvero il diritto allo studio è una priorità del Paese, quindi, il Governo è chiamato a dimostrarlo finanziando il settore e non tagliando questa voce di spesa come, al contrario, si è sempre fatto da decenni a questa a parte.
Nello specifico, Priorità alla Scuola chiede «che i finanziamenti del Recovery Fund siano utilizzati per il potenziamento di tutto il personale scolastico, con un piano di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari, adeguamento degli spazi e degli edifici scolastici, con ripristino di vecchi edifici e realizzazione di nuovi.si chiede di garantire un incremento della spesa pubblica annua portandola almeno ai livelli della media europea, pari al 5% del PIL. Il primo urgente provvedimento di riforma riguarda l’immediata riduzione del numero di alunni/e per classe, fissando un tetto massimo di venti, abolendo ogni possibilità di accorpamento per le classi successive».
Ma l’unica strada per ottenere un cambio di passo di queste dimensioni è la protesta, che guarda con disincanto alle recenti promesse dell’esecutivo: «Non ci regaleranno niente – interviene uno dei genitori presenti −, l’unico modo è tornare in piazza, dobbiamo riprenderci lo spazio pubblico: la socialità è anche e soprattutto questa, non solo l’aperitivo al bar».