di Latino Taddei
Ogni quartiere ha le sue specificità, date dalla sua storia, dal suo ambiente e dalla rete di relazioni che la sua comunità, giorno dopo giorno, realizza, vivendo insieme e modificando la fisionomia del territorio. La nostra città non fa eccezione: anche oggi, camminando tra le strade del centro, i palazzi del potere politico ed economico ci raccontano di un passato (e di un presente) legato alla storia più antica di Parma e alle sue classi dirigenti. Passando il torrente, così come superando il sottopasso di via Trento, immediatamente ci accorgiamo di una realtà differente, altra rispetto a quella che ci siamo lasciati alle spalle; ce la raccontano gli edifici e le strade, ma soprattutto le comunità che la abitano , e il tipo di socialità che queste realizzano quotidianamente.
Che sia un rivolo d’acqua o il procedere parallelo delle rotaie, questi elementi fisici rappresentano delle barriere urbane, dei punti di passaggio tra mondi che, seppur comunicanti ed inseriti nella stessa cornice cittadina, mantengono la loro autonomia, autenticità ed identità, spesso in esplicita opposizione rispetto al centro.
La storiografia ha da sempre dedicato attenzione alla storia antica del centro urbano, mentre i quartieri di più recente e variegata composizione urbanistica e sociale chiedono ancora di essere studiati: i pochi utili contributi risultano tuttavia parziali perché limitati ad eventi o situazioni specifiche, mentre manca una visione complessiva delle ragioni e della storia di zone così importanti della nostra città, la cui memoria merita di essere raccolta e raccontata.
È ben evidente che furono proprio le comunità di subalterni che, giorno dopo giorno, col loro sudore portarono alla nostra città quel livello di benessere che molti invece addebitano unicamente allo “spirito imprenditoriale” di alcuni personaggi cittadini (questi sì studiati e noti), ovvero i proprietari dei centri produttivi e commerciali.
La storia di San Leonardo, primo quartiere industriale di Parma, segue le linee tracciate in precedenza: poco si conosce di questo grande e popoloso quartiere, caratterizzato da una storia operaia e da un’imponente architettura industriale e civile. Nato all’inizio del Novecento grazie all’installazione delle prime industrie moderne, San Leonardo è stato il palcoscenico principale per lo svilupparsi di una classe operaia cittadina, che lavorava e risiedeva in questo quadrante della città, costruendovi anche un tipo di socialità unico, orizzontale ed includente.
Allo svilupparsi di un forte senso di appartenenza popolare (ancora oggi esistente) contribuì anche l’edificazione di numerosi capannoni e case popolari, dei circoli, delle sedi dei partiti politici, e dei luoghi di culto,che ancora oggi rappresentano importanti poli sociali per la comunità.
Questa storia, densa e profonda, è stata resa tale dai grandi protagonisti del quartiere: lavoratrici e lavoratori, donne ed uomini delle classi popolari, che a San Leonardo si sentivano a casa, tra le sirene delle fabbriche, le campane delle parrocchie e le urla che uscivano dalle osterie.
Una storia meritevole di attenzione e di studio, oltre che della giusta diffusione, non solo per guardare al passato e comprenderne il percorso, ma soprattutto per dotarci di quegli strumenti utili per capire San Leonardo oggi, con le sue criticità, contraddizioni e potenzialità.
Delle vicende di San Leonardo parleremo giovedì 17 settembre, presso il parco di via Micheli (ore 21); oltre alla storia ufficiale, tratta dalle poche fonti storiche canoniche, ascolteremo la voce di chi, seppure nell’ombra, ne è stato il protagonista reale, vivendo il quartiere giorno dopo giorno; grazie alle testimonianze di lavoratori e residenti si farà emergere il punto di vista di chi ha partecipato in prima persona a questi processi, per iniziare a costruire una storia integrale e subalterna del primo quartiere industriale ed operaio della nostra città.