di Francesco Antuofermo
La tenia, o verme solitario (classe Cestodi), è un parassita diffuso in tutto il mondo. Prospera più facilmente in alcuni Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America centromeridionale, specie nelle aree più povere e carenti sotto il profilo igienico. Il nazionalismo, invece, nasce e si diffonde nei paesi europei in epoca imperialista. L’Italia ne viene afflitta durante le incursioni coloniali in Africa e raggiunge il culmine con Benito Mussolini impegnato nella ricostruzione fascista del Sacro Romano Impero a scapito dei malcapitati etiopi.
La tenia aggredisce l’uomo che si infesta ingerendo carne di maiale cruda o poco cotta contenente le larve del parassita, i cosiddetti cisticerchi; mentre i maiali a loro volta si infestano ingerendo feci umane contenenti proglottidi della tenia. È un circolo, come dire, sfizioso. Il nazionalismo si impadronisce dell’uomo quando la situazione economica volge allo stato di crisi e si deve cercare un responsabile su cui scaricare le colpe di un sistema incapace di scongiurare i conflitti.
La tenia si insinua nel corpo umano nel modo più subdolo: nascondendosi nel cibo. Una volta all’interno dell’organismo comincia ad alimentarsi assorbendo i nutrienti presenti nell’intestino dell’ospite, direttamente attraverso l’epidermide. In questo modo comincia a crescere e a moltiplicarsi diventando lunghissima, piatta e disgustosa. Così come la tenia, anche il nazionalismo si insinua nel corpo umano in modo subdolo, direttamente all’interno del cervello. E una volta dentro inizia ad occupare ogni spazio tra gli emisferi. È estremamente contagioso, soprattutto quando la crisi non intende abbandonare il tessuto produttivo, circostanza che spinge a richiedere di produrre di più, per il bene dell’economia nazionale, e ad acquistare prodotti italiani. A chiedere, in ogni paese, di fare uno sforzo per battere la concorrenza straniera.
La tenia per farsi spazio si allunga in ogni cavità corporea ancorandosi al tessuto grazie a delle ventose e a due corone di uncini collocati su una piccolissima testa (scolice). Poi comincia a consumare il suo ospite. Senza fretta. Più la tenia cresce, più l’ospite deperisce. L’una e l’altro vivono in una sorta di simbiosi inversa. Il nazionalismo invece si fa spazio sfruttando l’ignoranza, il malcontento, la frustrazione quotidiana di dover uscire indenne dai meccanismi di sfruttamento per arrivare vivo alla fine del mese. Poi una volta ancoratosi si espande nella misura in cui il ceto sociale più ricco necessita di compattare i suoi sottoposti verso la difesa degli interessi nazionali. Vivono entrambi una simbiosi diretta.
La tenia non ha bisogno di nessuno per riprodursi. È ermafrodita. Dalla testa il corpo si sviluppa in 800-900 segmenti autofecondanti, le proglottidi, ciascuno in grado di produrre circa 6000 uova. E anche il nazionalismo è ermafrodita. Si riproduce con l’obiettivo non solo di scaricare sugli altri la responsabilità delle proprie incongruenze ma soprattutto per chiamare alle armi. Il nemico da combattere è sempre qualcun altro che non sia italiano. È lo straniero. Sia esso migrante che arriva con i barconi, o colui che gira con gli abiti firmati e le scarpe di vernice, i capitalisti delle altre nazioni. Quasi sempre coalizzati contro noi Italiani, innocenti e indifesi, e pronti a disossare il nostro territorio, delocalizzando ogni nostra ricchezza e benessere.
A volte coloro che sono affetti da nazionalismo perdono completamente il lume della ragione e si lanciano in sproloqui sconsiderati. È il caso ad esempio della signora Francesca Romana Fantetti, giornalista de “l’Opinione delle libertà”, un giornalino di area liberale che dal nome sembra strizzare l’occhio a Forza Italia. L’occasione è data dalla vicenda Parmalat-Lactalis che ci riguarda da vicino. Vediamo cosa dice: «Ancora una manciata di mesi e i francesi di Lactalis, fino a poco tempo fa Parmalat, manderanno a casa i pochi dipendenti italiani rimasti della società originaria. Si guardi bene lo smembramento operato e in corso contro la società italiana del latte, perché è ciò che i francesi dell’attuale Europa franco-tedesca faranno con ogni società imprenditoriale italiana. Chi non se ne accorge o fa finta di non vedere è in evidente malafede. Ogni impresa, società e banca arraffata o anche solo capitanata dalla Francia farà la stessa medesima fine della italiana Parmalat oggi francese Lactalis. Inutile rivolgersi o presentare rimostranze in Europa perché questa Europa è, finché non si cambia, contro l’Italia, o meglio per il depredamento dell’Italia. L’Europa voleva far fare all’Italia la fine della Grecia. Stiamo sfangandola. Riprendiamoci e portiamo a casa ciò che i francesi, con il pieno assenso della Germania, stanno immagazzinando in stile regime coloniale, come in Africa. Riprendiamo ciò che è nostro».
La tenia aggredisce soprattutto il popolo, quello più povero, quello costretto a consumare maiale a poco prezzo. Il nazionalismo invece contagia anche coloro che si professano rappresentanti del popolo. Ce lo ricorda un certo Antonio Labriola, vecchio socialista che Lenin negli anni precedenti alla rivoluzione d’ottobre, definiva opportunista. Così Labriola scriveva nel suo libello sulla guerra in Tripolitania (nel 1912): «È chiaro che noi combattiamo non soltanto contro i turchi… ma anche contro gli intrighi, le minacce, i soldi e gli eserciti dell’Europa plutocratica, che non può sopportare che le piccole nazioni ardiscano compiere foss’anche un solo gesto, pronunciare anche una sola parola, che comprometta la sua ferrea egemonia».
Anni diversi, certo, ma identico messaggio: affiliamo le spade e prepariamoci a caricare i fucili contro il nemico straniero, «contro l’Europea e il suo centro!». Ce lo chiede la ricca borghesia. Per i suoi affari, per i suoi profitti.