di Marco Severo
Nell’atrio ombroso di una scuola silente una donna reca un foglio tra le dita. Il pomeriggio di mezza estate declina con il batticuore dei candidati, fermi immobili e in attesa. La donna fa cenno di pazientare, sorride. In quell’istante una figura svelta sfila nel corridoio, spinge la porta d’uscita quindi si dilegua. Il riso delle cicale e la luce esterna ne ingoiano la figura e il frettoloso in bocca al lupo.
“I commissari preferiscono uscire prima che io affigga i voti” confida la donna, ancora sorridente.
Sono quasi le 18 d’un giorno di fine luglio. Al pian terreno di un grosso istituto scolastico – in una città che lasciare anonima è bello – si è appena concluso un turno d’esame dei candidati che aspirano a diventare insegnanti di ruolo nella scuola italiana, come da procedura indetta dal Dl 73/2021 art. 59 comma 9 bis: lo “straordinario bis”, il concorsone per docenti che già sono docenti (magari da dieci, quindici anni) ma ancora sono precari, assunti fin qui di settembre in settembre.
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