Perché voterò Andrea Bui e le liste collegate

Cristina Quintavalla

La mia è una chiara scelta politica: voterò per quelle liste, tra loro collegate − Potere al popolo, Rifondazione comunista, Partito comunista italiano − con le quali da anni collaboro in difesa del diritto al lavoro, alla casa, alla salute, ad una scuola pubblica, gratuita per tutti, ad un ambiente sostenibile e a misura di vivente, in difesa della Costituzione, contro le privatizzazioni dei beni comuni, contro le guerre e l’aumento delle spese militari…

Sono persone con cui ho condiviso tante iniziative, lotte, presidi, occupazioni: senza di loro in questa città non ci sarebbero state opposizione, fermento critico, visione alternativa. Non sarebbero stati difesi i diritti acquisiti, le conquiste strappate, la maggiore integrità del territorio dalle aggressioni sempre ricorrenti della speculazione. Saremmo stati sopraffatti dalla “città vetrina”, da una idea di città escludente, securitaria, che multa i poveri e li lascia dormire sotto i ponti.

Ad essi sono unita in una connessione sentimentale, grazie alla quale sento di appartenere a una famiglia allargata, generosa, perché pronta a sacrificarsi e battersi per una prospettiva di giustizia, uguaglianza, solidarietà, che anche dopo sconfitte e fallimenti non si lascia ingannare dalle false rappresentazioni del potere dominante e continua a smascherarle.

E naturalmente voterò per Andrea Bui a sindaco di Parma.

Ho conosciuto Andrea quando da studente del Romagnosi aveva organizzato l’occupazione del liceo. Era la prima volta. Gli studenti protestavano contro il disegno di autonomia scolastica, che vedevano come anticamera della penetrazione dei privati nella scuola e della sua frammentazione in base al maggiore o minore finanziamento. I giovani riuniti nei gruppi di studio muovevano i loro primi passi verso l’acquisizione di una coscienza civile e politica.

L’ho ritrovato a lottare contro la costruzione di una grande, invasiva, costosa infrastruttura, la Metro a Parma; a impegnarsi dentro il Collettivo Insurgent city, gruppo di ricerca e di iniziativa politica contro le grandi opere e la distruzione della città, in difesa dell’Oltretorrente, contro il project financing dell’Ospedale vecchio che avrebbe consegnato questo edificio storico monumentale alle grandi lobby di costruttori; sotto i Portici del grano, dove ha animato la lotta di centinaia e centinaia di cittadini e cittadine contro il sistema di potere ubaldiano-vignaliano, travolto da inchieste giudiziarie e arresti.

Ora si ripresenta come candidato sindaco, con un programma a sostegno delle fasce più deboli, per una redistribuzione della ricchezza dai più ricchi ai più poveri, per una città sostenibile ed ecologica, per il sostegno ai diritti ineludibili di tutte e tutti ad una vita dignitosa.

Io lo conosco: non è mosso da ambizione o interesse personale. Non è animato da desiderio di potere, ma da spirito di servizio. Senza mezzi economici, senza gruppi di comunicatori esperti, senza scritte su autobus, né sui totem, vuole portare nel dibattito politico un’idea di città alternativa a quella del profitto, della licenza illimitata di pochi, della competizione.

Andrea non appartiene a quella sinistra cinica, ondivaga, opportunista, che zampetta da una posizione all’altra, per approdare in fondo in fondo lì dove il potere incalza, chiama a raccolta, detta regole e condizioni e lascia cadere dal tavolo qualche briciola.

Non è ondivago perché conosce il sistema, lo sa analizzare, ne comprende le mosse e gli obiettivi. Non si ferma ad un’analisi politica empirica, ma ne coglie le strutture di fondo.

Il potere non avrà mai potere su di lui. Sì, esistono persone così: libere, che irridono ai lacchè, che non sono in vendita, a nessun prezzo, ma soprattutto persone a cui questo sistema di cose proprio non piace.

Non sono gli esclusi dal potere, i vinti, ma coloro sui quali il potere non può nulla.