di Petra Colombo
Aule chiuse, strade piene. Continuano i presidi davanti alle scuole a Parma: il marciapiede del liceo scientifico Marconi, in via Costituente, da questa mattina è occupato da una trentina di studentesse e studenti. Teli da pic nic, coperte sulle spalle, mascherine su naso e bocca, thermos con qualcosa di caldo, biscotti, computer libri e astucci. Tutto per terra, ma ordinatamente.
Dalle casse dei computer e degli smartphone si sentono provenire le voci degli insegnanti che fanno lezione. Ragazze e ragazzi seguono in silenzio e prendono appunti. Sui muri intorno, i cartelli con le loro rivendicazioni: “LA SCUOLA SI CURA, NON SI CHIUDE”, “DAD Distanza Anti Didattica”, “SALDI! 14,8% sulla dispersione scolastica. 100% sull’invisibilità”, “Noi siamo il futuro” e “Senza scuola non c’è futuro”.
Sono studenti e studentesse di diverse scuole parmigiane (Marconi, Ulivi, Toschi) e ormai sono al terzo giorno della loro protesta pacifica: fanno lezione in strada, ogni giorno davanti a una scuola diversa. Non hanno deciso fino a quando resteranno in strada a studiare. «Fino a quando non ci faranno tornare sui banchi − dice una di loro −. Genitori e insegnanti, in grande maggioranza, ci sostengono. Qualche prof è anche passato a salutarci e incoraggiarci… Ma purtroppo quasi sempre devono stare là dentro» e indica il computer. Nei loro sguardi c’è determinazione ma anche molta fatica e demoralizzazione. «Non possono dimenticarsi di noi solo perché siamo minorenni e non abbiamo potere».
Mentre parliamo una voce dal Pc li richiama. «Buongiorno ragazzi! Avete il libro di storia?». È finito il cambio dell’ora. Si torna in classe… sul marciapiede.