da Collettivo educatori e operatori del sociale di Parma
La decisione di chiudere per una settimana scuole e altri luoghi aggregativi come misura di contrasto della diffusione del cosiddetto Corona Virus oltre a lasciarci qualche domanda sulla razionalità dei provvedimenti (centri commerciali sì, scuole no, musei no, biblioteche sì), ha visto molti lavoratori del sociale costretti a casa, ma non si capisce se verranno o meno pagati. I messaggi tra il formale e l’informale, di chat in chat, fanno intravedere uno scenario molto caotico in cui alcune cooperative suggeriscono di segnare ferie sul foglio ore, oppure permesso o altro giustificativo. Il rischio che serpeggia è quello di non essere pagati o di vedersi mangiare una settimana di ferie. I lavoratori del sociale percepiscono già salari bassissimi, siamo il discount delle prestazioni sociali, prendiamo a parità di mansione stipendi molto più bassi dei dipendenti pubblici. E adesso rischiamo di essere dimenticati. È proprio in situazioni di emergenza come questa che vediamo con chiarezza emergere tutte le contraddizioni dei servizi per cui lavoriamo: la frammentazione delle condizioni di lavoro, la giungla di appalti e clausole, la precarietà di una professione svilita con condizioni e stipendi inadeguati. Per molti di noi perdere una settimana dei nostri già magri stipendi sarebbe un problema enorme, per questo chiediamo:
1) a tutti gli attori coinvolti nella gestione di questa particolare situazione di cercare di dare comunicazioni chiare ed univoche ed invitiamo tutti i lavoratori a seguire con attenzione l’evolversi della vicenda attingendo da fonti ufficiali e certe;
2) alle nostre Cooperative che le ore perse dalla chiusura forzosa delle scuole vengano retribuite come ai colleghi del pubblico e che non vengano conteggiate come ore di ferie o con l’istituto della Banca Ore;
3) ai Sindaci e alle Amministrazioni locali di impegnarsi a sostenerci con misure politiche ed economiche, anche da un punto di vista di sicurezza sanitaria, e di riconoscere lo stanziamento delle ore già previsto in bilancio;
4) a tutti i Sindacati di aiutarci ad organizzare anche con misure di lotta a costruire una solidarietà (e perché no anche con altre categorie di lavoratori) affinché questa emergenza non venga scaricata sulle spalle dei lavoratori come già sta accadendo e di unirsi in una rivendicazione comune;
5) a tutti gli utenti, alle loro famiglie e a Presidi ed insegnanti di sostenere la nostra lotta, in quanto migliori condizioni di lavoro significano un miglior servizio per tutti!
6) a tutti i colleghi di non rassegnarsi, ma anzi di organizzarsi e rendersi disponibili a discutere come far valere i nostri diritti e di stare attenti che sul foglio ore non venga segnato nessun giustificativo ordinario (ferie, permessi, permessi non retribuiti o altro).
L’eccezionalità della situazione non può essere gestita con i mezzi ordinari cui siamo abituati! Occorre che questi giorni di chiusura ci siano riconosciuti al pari degli altri lavoratori! Per parte nostra rimaniamo a disposizione tramite i nostri contatti per chiunque avesse da segnalare situazioni ambigue. Sarebbe davvero oltraggioso se qualche cooperativa o qualche amministrazione dovesse approfittare di questa circostanza per far pagare l’emergenza a chi ogni giorno lavora duramente e in condizioni precarie proprio in quei servizi sociali che in questa emergenza sono tanto invocati, ma che si sono umiliati negli ultimi trent’anni.