di Marco Severo
Sono entrati nel seggio elettorale guardandosi le spalle, un’espressione di dispetto preventivo sul volto. Misuravano i passi e scrutavano le pareti piene di fiorellini e cartine, molto equivoche, dell’Emilia Romagna. Un disegno sfacciato di Garibaldi già suffragava i peggiori sospetti. Attenti, qui ci scappa l’agguato. Giorno 26 gennaio 2020, elezioni regionali: a Lesignano de’ Bagni, Parma, la scuola primaria Armando Diaz ospita i seggi numeri 1, 2 e 4.
I rappresentanti di lista di Lega e Fratelli d’Italia, non si sa se in tuta mimetica, ispezionano il campo fiutando il marcio nell’aria che sa di detersivo, inchiostro e merenda. Le ultime settimane del resto sono state pesanti. Tutti quei sondaggi, le foto del Capitano e il culatello, Bonaccini con la barba e gli occhiali a goccia, il citofono. Le notti erano state agitate, piene di incubi e strane parole pronunciate nel sonno: “Arine”, “dine”, “salvine”. Chi ci capiva.
Ora, mentre scivolano lungo il corridoio, gli arditi di Lega e Fratelli d’Italia sentono il nemico vicino. Il terreno è minato. Mai fidarsi della scuola italiana: losche figure dietro alla cattedra qui osano insegnare persino la storia del Novecento, che non depone proprio a favore di alcune forze politiche. “Prima gli italiani”, peraltro, è un motto che non funziona a dovere, l’elenco dei nomi degli alunni essendo ormai promiscuamente molto poco romano.
La ricognizione naturalmente dà esito positivo. Per alcuni lunghissimi secondi gli arditi restano paralizzati davanti all’affronto sommo, sottile ma pur sempre un affronto: due strisce di carta velina azzurra stese sulla porta di un’aula e, sopra, tanti pesciolini colorati che nuotano nel blu. Un ardito non si tiene e snocciola quella parola: “Sar – di – ne!”. Sardine, ripetono subito gli altri. Sardine, sardine annuiscono.
Le perfide maestre della scuola ci hanno provato, ma sono state smascherate. L’idea di camuffare uno spot per il movimento avversario delle Sardine con un patchwork di carta e pesci rossi bolscevichi e traditor non ha funzionato. Ora, è vero, qualcuno fra quei disfattisti della sinistra già propone di ripristinare il vecchio test della visita militare, da somministrare opportunamente ai rappresentanti di lista: “Vedi cose che altri non vedono?”. Ma chi se ne frega.
Il resto della vicenda è storia nota, l’hanno raccontata giornali e socialnetwork. Fratelli d’Italia e leghisti danno l’allarme ittico poi passano a stilare regolare rapporto per le autorità competenti. Il testo della denuncia resterà nei patrii annali:
“I sottoscritti rappresentanti di lista denunciano di avere riscontrato oggi domenica 26 gennaio alle ore 19.30 presso la scuola elementale A. Diaz di Lesignano, sede dei seggi elettorali n. 1, 2 e 4, diverse porte ricoperte da un telo di colore azzurro con appese numerose figure con pesci non meglio identificati. Il fatto assume connotati di propaganda elettorale indiretta o subliminale, in quanto chiaro riferimento al movimento delle cosiddette sardine soprattutto”.
Subito il presidente del seggio elettorale protocolla la nota che, con futuristica velocità, sarà recapitata alla stazione dei locali carabinieri. A nulla varranno le parole del dirigente scolastico della Diaz, Enrico Calzolari il quale, interpellato, tenterà di giustificarsi spiegando che il cartellone con i pesciolini era stato realizzato in tempi non sospetti per un’attività svolta con i bambini della prima elementare. Sì certo, come no!
Al contrario, Lega e Fratelli d’Italia possono andare fieri dell’operazione lisergica. Alla lotta di classe è preferibile la lotta in aula. La destra, infatti, ha contrastato alcuni fra i più temuti avversari della gente che vuole stare tranquilla a casa sua: i bambini, le maestre, la scuola. I lavoretti di gruppo. La colla e le forbicine. L’odiosa porporina. Il linguaggio ingenuo di chi ignora il para-vocabolario dei talkshow – e pare ugualmente vivere in pace, fingendo che esista una vita oltre la politica – non avrà scampo. Sappiate che gli arditi anti-pesciolini sono di ronda, serenamente ignorando il posto in cui veniva mandato chi alla visita militare rispondeva “sì” alla domanda “vedi cose che altri non vedono?”.