Fridays For Future al Rettore: “Non permettiamo che qualcun altro parli per noi”

da Fridays For Future

Un momento del corteo dei Fridays For Future a Parma, per il Terzo Sciopero Mondiale per il clima (27/09/2019)

Il 29 novembre a Parma, oltre al quarto sciopero globale per il clima, ci sarà anche la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presso l’inaugurazione dell’anno accademico. In virtù di questo, abbiamo tentato in ogni maniera di portare la nostra voce in Università, per riportare il messaggio di milioni di ragazze e ragazzi, di studenti e studentesse, perché crediamo che gli spazi del sapere debbano realmente interrogarsi e agire sulla questione climatica.

In primis abbiamo richiesto tramite il modulo ufficiale di partecipare all’inaugurazione con l’epilogo però di essere state rifiutate tutte e tutti. Abbiamo quindi chiesto un incontro con il Rettore, data l’importanza di includere i movimenti all’interno di un’inaugurazione che l’Università ha costruito in nome della sostenibilità.

L’incontro è stato celermente accettato, e la settimana scorsa ci siamo ritrovati con Rettore Paolo Andrei, il quale ha rifiutato però la nostra richiesta, giustificando il tutto dalla saturazione dei tempi della cerimonia. Abbiamo interpretato questo rifiuto come la volontà di non integrarsi organicamente alla lotta ambientalista, ma solo di compiere una cerimonia al limite dell’autoreferenziale, in cui si parlerà di sostenibilità senza tenere conto dei milioni di studenti e studentesse che lottano e scioperano per questi ed altri obbiettivi.

Questo rifiuto cela la paura che il movimento Fridays for Future, in quel breve intervento, avrebbe sottolineato che l’ecologia è molto di più del green washing, e che avrebbe posto in critica tutti i rapporti economici e di produzione dell’ateneo, a partire dalla collaborazione con imprese altamente inquinanti, come l’ENI, o il fatto che non ci siano attualmente reali progetti di cambiamento della didattica in senso ecologista in tutte le facoltà e corsi di studio. È evidente, quindi, che non ci sia totale coincidenza di pensiero riguardo alla questione ecologica e alle risposte necessarie per farne fronte.

Il Rettore ci ha però proposto di parlare lui a nome nostro o di far parlare il presidente del consiglio degli studenti della nostra giornata e del movimento. Dopo un’attenta riflessione abbiamo deciso di rifiutare l’ennesima richiesta di delegare la nostra voce ad altri. Pensiamo che siano i movimenti che debbano parlare di sè stessi e che non ci debba essere nessun oratore o nessun soggetto che, pur non avendo partecipato ai processi, si prende l’onere − ma anche l’onore − di parlare di milioni di ragazze e ragazzi.

Rifiutiamo quindi la proposta e chiediamo un ulteriore volta che siano i soggetti in mobilitazione a parlare di sé stesse e di sé stessi. Ringraziamo la disponibilità dell’Università a incontrarci, ma crediamo che essa possa e debba fare di più, nel compimento della sua terza missione, per abbracciare, conoscere e integrare questi movimenti all’interno anche delle sue cerimonie.

Chiediamo quindi al rettore Paolo Andrei e al Presidente del consiglio degli studenti Yuri Ferrari di non parlare a nome di milioni di ragazze e ragazzi senza conoscerle, senza aver conosciuto il loro processo di identificazione, di coscienza, di mobilitazione. Chiediamo che invece l’Università ripercorra i propri passi e permetta che una delegazione del corteo, che si terrà nelle stesse ore, di parlare di ecologia, di università e di sostenibilità, dalla nostra prospettiva, con le nostre parole. In caso contrario sarà un’ulteriore azione di sovradeterminazione, di chiusura e di incapacità di confronto. Il movimento di Fridays for Future non è solo i cartelli che portiamo in piazza, ma ha anche costruito nelle sue due assemblee nazionali un discorso complesso, completo e organico sulla questione ecologica, sulla giustizia sociale e sul rapporto con le imprese e i governi. In tutti questi processi è stato chiaro che non avremmo mai accettato che nessuno parlasse per noi, e speriamo che questo l’Università lo capisca e lo rispetti.