da Rifondazione Comunista Parma – Circolo cittadino “Sorelle Musci”
Il quartiere Pablo ha più di 15mila abitanti e non ha spazi di socialità soprattutto per bambini, non ha un parco e nemmeno un campetto dove poter giocare a calcio liberamente (gli unici campetti sono recintati e chiusi a chiave). I pochi spazi verdi che sono sopravvissuti alla rapida urbanizzazione degli anni ’60 sono stati cementificati recentemente o lo saranno a breve. Chiusi cinema, teatri e biblioteche, tagliata la ludoteca che offriva un servizio educativo di grandissima qualità.
Si dedicano titoloni alle malefatte di qualche ragazzino di Piazzale Pablo, parlando addirittura di baby gang, cercando di suscitare facile scalpore, mentre, in questi anni, non si è mai concesso spazio adeguato a interventi, lettere, comunicati di quei cittadini del quartiere che cercavano di mettere in luce le criticità di scelte urbanistiche più che discutibili e che erano contrari a processi di ulteriore cementificazione, come è stato l’intervento nell’area Efsa.
Spesso i quartieri popolari, tra cui il Pablo, vengono raccontati in modo esagerato e caricaturale, partendo da singoli episodi narrati in fretta per generalizzare, senza indagare in profondità criticità e punti di forza di quel contesto sociale.
Piazzale Pablo resta uno dei pochi luoghi di socialità del quartiere e uno dei pochi piazzali in città ancora vivo. Si incontrano bambini che provano a giocare nei pochi spazi disponibili, anziani seduti all’ombra dei pochi alberi, uomini, donne, bambini di tutte le età. Al di là di una diffusa narrazione, non è un luogo del terrore, ma un posto nel quale ancora le persone si incontrano per stare insieme. Una socialità che a volte è, certo, persino complicata e conflittuale, com’è normale che sia in un quartiere nel quale sono stati tagliati servizi e si lasciano famiglie sole nelle tante difficoltà quotidiane, lavorative, economiche, educative.
Quanto ai “terribili” ragazzi che disturbano la santa messa, hanno bisogno di più polizia o di un quartiere con più servizi e che risponda meglio alle loro esigenze educative e di socialità? Restiamo convinti che con un campetto da calcio in più non troverebbero nemmeno il tempo per fare giri in bici intorno all’altare.