Lavoratori del sociale: “Vogliamo un nuovo contratto”

da Collettivo educatori e operatori del Sociale – Parma

I lavoratori del sociale in presidio sotto i palazzi della Regione a Bologna, lo scorso 8 Marzo

A maggio è stato firmato il nuovo Ccnl della cooperazione sociale, un contratto breve, almeno sulla carta, dato che è in scadenza a dicembre di quest’anno, sempre che Cgil-Cisl-Uil lo disdicano cinque mesi prima, altrimenti il contratto verrà tacitamente rinnovato di un altro anno.

Per questo chiediamo ai sindacati firmatari di disdirlo in tempi utili per la scadenza di dicembre e di aprire un confronto con tutti i lavoratori del settore. Le votazioni sul rinnovo che si sono tenute a maggio, hanno visto i NO prevalere in tantissime realtà territoriali, non ultima la nostra. Auspichiamo che per il prossimo rinnovo possa esserci un confronto vero, che renda almeno possibile per i lavoratori sapere cosa si discute durante le trattative, e non ritrovarsi con un accordo fatto dopo sette anni di silenzio. Le condizioni di lavoro nel nostro settore sono dure, ci ritroviamo con un contratto collettivo tra i meno tutelati dal punto di vista normativo e tra i peggiori sotto il profilo economico. Spesso i lavoratori sono distribuiti su servizi diversi, svolgono mansioni e vivono situazioni lavorative che sono le più disparate e questo non ha aiutato la sindacalizzazione.

Eppure, non è impossibile trovare il denominatore comune a queste mille sfaccettature del nostro lavoro e crediamo che sia arrivato il momento di iniziare un percorso che possa ricompattare i lavoratori del sociale attorno all’obiettivo di riconquistare la dignità del proprio lavoro. Il lavoro di cura ed educativo dei settori più fragili della nostra società non è un lavoro “minore” ma parla della qualità del godimento dei diritti di tutti, diritti che sulla carta dovrebbero essere acquisiti e non acquistati. Nemmeno noi siamo in vendita, siamo consapevoli che sulle nostre condizioni di lavoro si gioca una partita che va oltre i nostri stipendi e riguarda le decisioni politiche delle pubbliche amministrazioni, che devono scegliere se il welfare è una spesa sacrificabile o una priorità, che riguarda un intero comparto economico che si vuole cooperativo e solidale e che invece sta inesorabilmente scivolando verso soluzioni aziendaliste che ricordano più una multinazionale che una cooperativa. Vorremmo iniziare a discutere di tutto questo a partire dal nostro contratto, il sindacato cosa intende fare? Auspichiamo che tenga fede alle rassicurazioni dateci durante le assemblee di discussioni dell’ultimo rinnovo, di un percorso partecipato, di un dialogo, che anche in presenza di posizioni diverse, abbiamo il dovere di provare a costruire.