da Potere del Popolo di Parma
Alle grandi aziende piace vestire i panni dell’impresa responsabile, rispettosa dell’ambiente, attenta alla comunità e via dicendo. Coop Alleanza 3.0 non fa eccezione, con slogan e grandi campagne pubblicitarie che puntano proprio sul valore etico di questo colosso. La facciata è colorata e rassicurante ma il retrobottega lo è decisamente meno: chi lavora per fare arrivare i prodotti sugli scaffali dei supermercati potrebbe raccontare una storia molto diversa rispetto a quella studiata con precisione statistica dagli esperti di marketing.
Succede anche qui a Parma, dove la cooperativa Md Service, che ha in appalto la movimentazione delle merci nel magazzino Kamila, ha licenziato 31 lavoratori perché da mesi sono in lotta per chiedere semplicemente il rispetto del contratto. E magari per non conoscere il proprio turno il giorno prima, con un messaggio sul telefono. Anche se non parliamo di dipendenti di Coop Alleanza 3.0, si tratta di personale a lavoro per conto di questi, alle dipendenze di una fra le tantissime cooperative che prosperano negli appalti e nei subappalti dei magazzini logistici. Una giungla in cui si perde il filo, anche della responsabilità. La stessa responsabilità che sarebbe doverosa da parte di chi si presenta come eticamente corretto.
Che etica c’è se i propri prodotti arrivano sullo scaffale grazie allo sfruttamento di chi lavora nei magazzini? È un atteggiamento responsabile quello di Coop, che alza le mani perché “legalmente” non è parte in causa? Viene voglia davvero di fare “la spesa che cambia il mondo”, ma da un’altra parte.
Il licenziamento dei lavoratori che hanno partecipato alle lotte organizzate da Adl Cobas solo per ottenere il rispetto delle condizioni contrattuali, è un fatto gravissimo che non deve cadere nel silenzio. Non lasciamo solo chi ha deciso di non chinare la testa: la loro lotta riguarda tutti noi.
Siamo solidali con ADL Cobas e con i lavoratori in lotta.